Secondo Boston Consulting Group nei primi nove mesi del 2024 il valore dell’M&A è aumentato del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Ma le regolamentazioni e le incertezze politiche rallentano i tempi di chiusura dei mega deal.
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L’M&A globale riparte, ma a ritmo irregolare. E le complessità normative rappresentano un ostacolo a una piena ripresa del settore. È quanto emerge dal 21° rapporto di Boston Consulting Group (BCG) sull’andamento di questo mercato nei primi nove mesi del 2024. Il valore aggregato globale dell’M&A è aumentato del 10% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, raggiungendo 1.600 miliardi di dollari. Tuttavia, il numero di mega deal (le operazioni con valore pari o superiore a 10 miliardi di dollari) ha continuato a diminuire: solo 17 rispetto alle 20 dello stesso periodo nel 2023. “Con un inizio incerto, seguito da un trimestre lento e un recente ritorno ai livelli medi di attività, il 2024 è stato un anno altalenante per l’attività M&A a livello globale. La ripresa sarà tutt'altro che lineare, nonostante i segnali positivi del mercato: molti operatori restano cauti di fronte alle normative e all'incertezza politica e macroeconomica”, spiega la società di consulenza.
Prospettive regionali
A livello di aree del mondo, Nord America ed Europa hanno iniziato a recuperare, mentre l’Asia-Pacifico appare in difficoltà, anche a causa dallo stagnamento del mercato cinese. Nello specifico, in Nord America le operazioni hanno raggiunto un valore totale di 958 miliardi di dollari, con un aumento di circa il 13% rispetto ai primi nove mesi del 2023. La maggior parte di queste (877 miliardi di dollari) riguarda target in Nord America, che rappresenta il 55% dell'attività globale di M&A. Le aziende statunitensi hanno acquisito la maggior parte di questi target.
In Europa lo scenario è variegato: il valore delle operazioni ha raggiunto 353 miliardi di dollari, con un aumento del 14% rispetto ai primi nove mesi dell'anno scorso. Il Regno Unito ha registrato un aumento del 131%, raggiungendo la quota più alta di operazioni europee dal 2015. Aumenti significativi si sono verificati anche in Svezia (111%), Repubblica Ceca (68%) e Francia (29%), trainati da alcuni mega deal. Al contrario, il valore aggregato delle operazioni è stato significativamente inferiore rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso in Germania (-52%), Austria (-34%), Svizzera (-31%) e Italia (-25%).
Infine in Asia-Pacifico si registra il livello più basso degli ultimi dieci anni. Il valore delle operazioni nella regione è diminuito del 5%, raggiungendo 263 miliardi di dollari. Il calo è stato guidato da Cina (-41%) e Australia (-7%). Tuttavia, ci sono stati segnali positivi in Malesia (132%), India (66%), Singapore (48%), Giappone (37%) e Corea del Sud (10%).
Lo scenario italiano
BCG registra che in Italia l’M&A ha attraversato un periodo di significativa volatilità negli ultimi anni, con un picco nel 2022 e valori inferiori nei due anni successivi. Considerando l’attività fino al terzo trimestre del 2024, in particolare, il valore delle transazioni si è ridotto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pur mantenendo un numero superiore alla media storica, e dimostrando una certa resilienza. L’attenzione si è concentrata su diversi settori economici, con un rilevante contributo dal mondo delle telecomunicazioni, che ha visto operazioni significative tra i principali player di mercato.
Gli ostacoli a una piena ripresa
Secondo BCG uno degli ostacoli principali alla piena di ripresa del settore sono le complicazioni sul che gli operatori si trovano ad affrontare a causa fronte delle regolamentazioni. “Le autorità nei mercati principali, come Stati Uniti, Europa, Regno Unito e Australia, stanno adottando atteggiamenti più aggressivi. Allo stesso tempo, emergono nuove misure protezionistiche, spesso mirate a specifici settori. A contribuire alla complessità normativa vi sono stati poi i cicli elettorali nei mercati principali”, spiegano dalla società di consulenza.
L'analisi mostra come queste sfide influenzino i tempi delle chiusure dei mega deal. A livello globale, per operazioni di valore pari o superiore a 2 miliardi di dollari, il periodo dal contratto preliminare alla chiusura è aumentato dell'11% tra il 2018 e il 2022, raggiungendo i 191 giorni. “Le operazioni con acquirenti europei registrano i tempi di chiusura più lunghi, mentre quelle con acquirenti statunitensi hanno i tempi più brevi, anche se in entrambe le aree i tempi si allungano”, dicono da BCG. In particolare, lo studio di oltre 300 operazioni mostra che oltre il 40% non è riuscito a chiudere entro i tempi previsti inizialmente, con le operazioni di valore pari o superiore a 10 miliardi di dollari più soggette a ritardi. Tra queste, il 63% ha richiesto almeno tre mesi aggiuntivi per la chiusura.
Cosa aspettarsi per il 2025?
“Nonostante le aspettative di una forte ripresa dell'attività di M&A non siano state pienamente soddisfatte nel 2024, soffiano venti favorevoli per gli operatori: con la conclusione di un anno segnato da importanti appuntamenti elettorali, gli operatori potranno presto avere una visione più chiara dello scenario politico”, spiegano da BCG. “Inoltre, molte aziende dispongono di solidi bilanci e liquidità da investire. In aggiunta, il private equity ha raggiunto un record di 2,1 trilioni di dollari di capitale inutilizzato a settembre 2024, alimentando la ripresa delle operazioni. Con il calo dei tassi di interesse, questi fattori potrebbero incrementare le attività di M&A verso il 2025, per questo motivo una preparazione proattiva distinguerà gli operatori di successo da quelli colti di sorpresa”, concludono.