La strategia monetaria della Fed gioca un ruolo determinante per i mercati finanziari. In un contesto di tassi in aumento, cosa dovrebbero aspettarsi gli investitori riguardo al comportamento delle principali asset class? Uno studio che va a ritroso nel tempo condotto da Ostrum, affiliata di Natixis Investment Managers, analizza il comportamento dei mercati azionari, obbligazionari, dell'oro e del dollaro nei precedenti cicli di rialzi dei tassi applicati dall'autorità monetaria statunitense. Lo studio è stato condotto su quanto accaduto nel 1994, nel 1999 e nel 2004. Ora la società analizza l'ultimo in ordine temporale, quello del 2015.
2015, nove incrementi per 225 punti base complessivi in tre anni
L'aumento di dicembre 2015 era stato a lungo ritardato da Janet Yellen. La svalutazione dello yuan nell'agosto 2015 avrebbe rappresentato una nuova minaccia per l'equilibrio finanziario globale. Il trauma della crisi finanziaria era ancora presente e la mancanza di spazio per una manovra fiscale con un Congresso statunitense diviso ha sostenuto la necessità di un allentamento monetario. C'è stata un'altra difficoltà operativa legata ai successivi programmi di acquisto di asset (QE1, QE2, twist, QE3...).
La Fed stava assumendo un significativo rischio di duration che limita la sua capacità di aumentare i tassi di interesse. Ma poi ha finalmente rialzato sia nel 2015 che nel 2016 prima di accelerare il ritmo dei rialzi dei tassi e permettere al bilancio di ridursi, sempre in modo prevedibile.
Impatto sui mercati
Come nel 2004, l'aumento dei Fed fund ha causato un forte appiattimento della curva dei rendimenti, poiché la crescita cinese ha mostrato segnali di indebolimento e il calo dei prezzi del petrolio ha ridotto l'inflazione.
Nel 41° giorno di negoziazione, il rendimento delle T-note era sceso di 64 punti base dalla sua chiusura il 15 dicembre. Il calo dei tassi di interesse ha spinto meccanicamente verso l'alto gli spread creditizi (50 punti base in più, riflettendo il calo dei rendimenti), ma il mercato del credito primario è rimasto aperto anche se un'ondata di insolvenze ha colpito il settore petrolifero.
Con il rialzo dei tassi del 2015 in un clima internazionale travagliato, le azioni hanno perso fino al 12,5% in due mesi. L'oro ha svolto il suo ruolo di porto sicuro, forse in reazione alla precedente svalutazione dello yuan cinese e della debolezza del dollaro.
Conclusioni
Dopo aver studiato le reazioni dei mercati nel 1994, 1999, 2004 e 2015 al primo rialzo dei tassi della Fed, si possono osservare alcuni modelli. "Un aumento inaspettato del tasso favorisce un aumento dei tassi lunghi (1994). Al contrario, la guida trasparente tende a essere seguita da un calo del rendimento a 10 anni (2004, 2015) poiché il tasso di premio diminuisce. Il credito tende a reagire male alle variazioni dei tassi a lungo termine. Le azioni potrebbero scendere dal 7% al 12% nei due mesi successivi all'aumento iniziale dei tassi. Infine, il dollaro USA si indebolisce in media all'inizio del ciclo monetario", concludono gli esperti di Ostrum.