Recenti studi dimostrano che investire seguendo i criteri ESG non solo permette di ridurre il rischio di portafoglio ma anche di ottenere performance superiori nel lungo periodo.
Negli ultimi anni il tema degli investimenti socialmente responsabili si è affermato nell’industria del risparmio gestito. Ormai quasi tutte le case di gestione utilizzano i filtri ESG nella selezione dei titoli. Anche in Italia la sostenibilità è un tema molto caldo: il recente via libera al regolamento Consob rende operativa la direttiva europea 2014/95, che renderà trasparente nei prossimi bilanci societari, le non financial information a disposizione d’investitori e consumatori. Intanto l’High Level Group sta lavorando per fornire indicazioni sulle modalità di rafforzamento della stabilità finanziaria del sistema europeo attraverso la gestione dei rischi ambientali, sociali, e di governance. Questo con l’obiettivo di migliorare il contributo del settore finanziario alla crescita sostenibile, attraverso la promozione di progetti di lungo periodo che accelerino la transizione a un’economica a bassi livelli di carbonio.
Anche a livello mondiale la Cop23, l’appuntamento annuale tra gli Stati membri che promuovono i principi della convenzione dell’ONU sui cambiamenti climatici (UNFCCC), si stanno impegnando a definire annualmente degli obiettivi e presentare i risultati ottenuti.
“Già oggi gli investimenti cominciano a essere valutati non più con parametri meramente finanziari, ma anche con indicatori ESG (ambientali, sociali e di governance) che pesano sempre di più nella nostra analisi”. Spiega Manuel Noia, country manager di Pictet Asset Management. “Le ragioni sono diverse: la prima è che le normative ambientali potrebbero diventare un fattore di rischio per gli utili aziendali. Inoltre le conseguenze del continuo calo del costo delle energie rinnovabili e dello stoccaggio saranno rivoluzionarie, in particolare per le aziende che operano nei settori ad alto consumo quali utility, energia e trasporti. Un ulteriore incentivo a utilizzare i criteri ESG consiste nel potere dei consumatori, che diventano via via più consapevoli dell’impatto delle aziende sulla società e sull’ambiente”. Trascurarli può provocare danni irreparabili sul fronte reputazionale e finanziario. Come è successo a BP, i cui titoli sono crollati dopo il disastro petrolifero di Deepwater Horizon nel 2010 oppure a seguito dello scandalo di Volkswagen, le cui vendite hanno registrato una pesante flessione dopo lo scandalo dei test sulle emissioni.
Analisi delle performance
“Da una nostra analisi emerge che le società che rispettano i principi ESG registrano performance migliori e più stabili nel tempo, beneficiano di un costo del capitale inferiore e di rating creditizi più elevati. Le società che non sono in grado di gestire i rischi ambientali, invece, hanno costi d’indebitamento in media superiori del 20%”, spiega Manuel Noia.
Pictet Asset Management vanta un solido track record nel settore della sostenibilità, ponendosi come un pioniere in materia: risale al 1999 il lancio del primo fondo al mondo sull’acqua.