Quest’anno la consulenza finanziaria italiana è alle prese con una vera e propria rivoluzione del settore: MiFID II, Albo Unico, robo advisor e formazione di qualità.
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Maurizio Bufi, presidente, Anasf
Aguardare bene i dati, la consulenza finanziaria italiana scoppia di salute. Nel 2017 le reti di consulenti hanno realizzato una raccolta netta di 39 miliardi di euro, con un aumento del 19% rispetto al 2016, e il patrimonio dei prodotti finanziari e dei servizi d’investimento distribuiti dalle reti ha raggiunto quota 519 miliardi di euro, con una crescita del 10%. “Veniamo da anni record”, ricorda Maurizio Bufi, presidente dell’Associazione nazionale dei consulenti finanziari (Anasf), “ma dobbiamo avere chiaro che le quote di mercato vanno difese e anzi quanto più sviluppate. I margini di crescita esistono, basti pensare alle risorse detenute dal canale bancario che potrebbero essere uno dei prossimi target delle reti di consulenza”.
Se il 2017 verrà ricordato come un anno da primato, il 2018 è per molti professionisti l’anno della rivoluzione. Specialmente per tutta una serie di normative introdotte, a partire da MiFID II. E non solo. Si pensi alla riforma dell’Albo unico dei consulenti finanziari e all’attuazione della direttiva IDD in tema di prodotti assicurativi. Per Bufi, tuttavia, c’è una certezza che rappresenta la chiave di volta. “Le caratteristiche fondamentali della nostra attività professionale non cambieranno: al centro rimane la conoscenza del cliente, dunque la comprensione dei suoi bisogni e delle sue aspettative, che passa attraverso una completa e corretta definizione del profilo dell’investitore”, chiarisce.
Insomma, il dato normativo e i trend di mercato possono cambiare, ma l’elemento umano che è alla base della relazione tra consulente e risparmiatore rimane la pietra miliare. “Anasf sta seguendo da tempo l’evoluzione normativa che si sta compiendo con l’obiettivo di tutelare la nostra categoria professionale e, al contempo, i risparmiatori. In linea generale, possiamo ritenerci soddisfatti del lavoro fin qui svolto e delle decisioni delle Autorità, a cui continueremo a dare il nostro contributo in un’ottica di dialogo costruttivo”.
Il nostro valore aggiunto
È chiaro che la direzione è quella di una consulenza evoluta e sempre più a misura del cliente. E questo richiede competenze con standard di qualità ancora più elevati. “Come categoria partiamo avvantaggiati, dovendo già sostenere per l’avvio della nostra attività un esame, ovvero la prova valutativa Ocf che certifica le nostre conoscenze, che Consob ha riconosciuto Esma-compliant, come Anasf aveva richiesto”, sottolinea il presidente. “L’Associazione punta anche sull’attività formativa dei suoi iscritti con approfondimenti puntuali su tutte le novità del settore. Per questo motivo, possiamo e vogliamo giocare un ruolo decisivo nell’aggiornamento professionale, come abbiamo anche rappresentato a Consob”.
Non a caso per Bufi le sfide future riguardano anche l’educazione finanziaria. “Bisogna fare capire a mandanti e clienti il valore aggiunto della nostra professione, che va riconosciuto e, dunque, adeguatamente remunerato”, spiega. “Secondo le previsioni, il rafforzamento dei presidi di trasparenza portato da MiFID II potrebbe avere come conseguenza una compressione dei margini che dovrà distribuirsi su tutti gli anelli della catena del valore. Guardando nello specifico ai consulenti finanziari, per rispondere alla sfide del settore sarà necessario che ogni professionista punti sulla qualità del servizio che è il vero elemento distintivo rispetto agli altri competitor”.
A maggior ragione in un momento storico in cui i robot bussano alla porta. “Lo diciamo da tempo. Sarebbe più corretto parlare di robo-for advisor, perché riteniamo che sia impensabile sostituire la componente umana del servizio di consulenza all’investitore con una piattaforma informatica. Di sicuro i consulenti finanziari e i risparmiatori potranno avvalersi del supporto della tecnologia solo per alcune fasi del processo di investimento, ma rimarranno cruciali il servizio personalizzato e l’interazione personale”, conclude il presidente di Anasf.