Mediolanum continua nel suo progetto di sostegno economico al Paese e punta dritto sulle PMI. Dopo Mediolanum Flessibile Sviluppo Italia, fondo flessibile per il pubblico retail che investe esclusivamente in obbligazioni e in azioni di piccole e medie imprese italiane promettenti e che ha raggiunto i 500 milioni di euro, Mediolanum Vita ha deciso di investire cinque milioni nel costituendo Tenax Credit Italian Fund, un fondo chiuso di diritto irlandese che ha come obiettivo quello di raccogliere 150 milioni di euro per finanziare le PMI italiane, con una durata di 7 anni e un target di rendimento netto nell'ordine del 5-6%.
Il fondo, che vuole porsi come alternativa all'investimento in BTP, si rivolge a compagnie di assicurazioni, che in Italia sono investite per l'80% in titoli di Stato, contro il 37% delle compagnie europee o il 15-20% di quelle Usa o inglesi. L'annuncio è stato dato ieri da Ennio Doris, amministratore delegato di Mediolanum, e Massimo Figna, ceo e fondatore di Tenax Capital, società di asset management nata nel 2004. “Siamo di fronte a un mondo nuovo. In Italia non si è abituati al fatto che ci siano altri tipi di organismi che fanno un mestiere che prima facevano le banche”, spiega Doris, che parla di un sistema bancocentrico, caratterizzato da una situazione dove il 70% del debito delle imprese è rappresentato da debito bancario, contro il 40-50% dell’Europa e il 30% del mondo anglosassone.
"In Italia, siamo di fronte a un punto di rottura, quel 70% non può che ridursi”, commenta Figna. Anche negli altri Paesi le imprese hanno bisogno di soldi, ma lì esistono altri tipi di organismi, diversi dalle banche, specializzati o nell'ingresso nel capitale delle imprese o nel finanziamento a lungo termine, cose che gli istituti di credito non fanno più. Servono quindi iniziative concrete in grado di offrire alle PMI nuove fonti di credito e agli investitori istituzionali nuove forme di investimento che consentano una maggiore diversificazione del portafoglio. La situazione degli istituti bancari non è facile: hanno, infatti, 200 miliardi di crediti in sofferenza contro i 41 pre-crisi, inoltre dall'inizio di gennaio 2016 entrerà in vigore la nuova regola europea “bail in” che non permetterà più salvataggi governativi. A differenza degli istituti di credito, quindi, un fondo che raccoglie capitale di rischio da parte di imprese può prestare denaro con più tranquillità.
“Accanto a questi cinque milioni, mi auguro di doverne investire tanti altri in questa direzione”, prosegue Doris, che si aspetta di ricavare da questo nuovo fondo “un reddito chiaramente superiore a quello di un investimento in un titolo di Stato”.
Tenax Credit Italian Fund vuole infatti porsi come alternativa all'investimento in BTP, il cui rendimento è praticamente nullo. “Il mondo del reddito fisso, che ha conosciuto 35 anni di successi clamorosi, con tassi di interesse del 20%, ora è finito e chi guida la macchina guardando solo lo specchietto retrovisore va a sbattere”, commenta Doris, che poi, interpellato sulla sua strategia di investimento, risponde: “Io non investo in azioni, investo solo in fondi. Il mio portafoglio è rappresentato da fondi azionari al 90%”, che offrono un'ampia diversificazione rispetto all'investimento puro in singoli titoli. Il suggerimento va quindi per un portafoglio di fondi, che rappresenta l'economia globale e che investe un po' in tutte le aree geografiche e in tutti i settori.
Tenax Credit Italian Fund, che partirà nella prima settimana di giugno e ha già incassato circa 75 milioni di euro (quindi la metà della cifra target), si concentra su circa 1.200 aziende italiane con un fatturato compreso tra 50 e 250 milioni e con un rapporto tra debito ed ebitda inferiore a 4,5 volte. “Vogliamo essere l'alternativa al BTP – dichiara Figna - Dobbiamo essere prudenti e non andiamo su profili obbligazionari rischiosi. L'obiettivo di rendimento è 3 punti in più rispetto al BTP di pari durata, mentre il tasso d'interesse richiesto alle PMI si aggira intorno al 6%”. Il fondo investirà esclusivamente in strumenti di debito senior garantiti con una media di importi di circa 5-8 milioni di euro di investimento e una durata dai due e i sette anni. La strategia punta prevalentemente al mercato primario (finanziamento diretto e minibond) ma non sono esclusi crediti già esistenti (rifinanziamenti). A livello settoriale, si guarda per circa il 70% ad aziende industriali con prodotti ciclici e per la restante parte ai settori trasporti, grande distribuzione e servizi. Negli ultimi 12 mesi il team di gestione ha esaminato nel dettaglio oltre 30 dossier di società, entrando a diretto contatto con gli imprenditori, ed ora ha già individuato quattro operazioni, in fase di closing, con una forte valenza industriale e dalle prospettive favorevoli.