“La performance negativa senza precedenti nel fixed income è andata di pari passo con una volatilità giornaliera senza precedenti. Ora che il processo di normalizzazione sta per concludersi, bisognerà valutare se la volatilità proseguirà ancora nei prossimi mesi, e quindi può valere la pena affidarsi a un prodotto flessibile in grado di reagire rapidamente agli sviluppi del mercato” commenta Elisa Ori, Head of Sales Italy di BNP Paribas Asset Management. “Bisognerà poi valutare quando queste condizioni cambieranno e quali siano i rischi principali per il mercato obbligazionario nel 2023”.
“È stato un lungo anno, da un lato i rendimenti sono saliti, dall’altro la volatilità ha portato con sé andamenti altalenanti. I dati dimostrano che un anno come il 2022 non si era mai visto” osserva Olivier De Larouzière, CIO Global Fixed Income di BNP Paribas Asset Management. “I gestori non hanno avuto vita facile: i tassi registravano variazioni giornaliere di +/-15 o 20 punti base, che moltiplicate per la duration si traducevano in variazioni dei rendimenti di +/-1% ogni giorno. Una simile volatilità non si era registrata neanche durante le precedenti crisi del debito sovrano o del credito. E purtroppo, secondo me, non sta volgendo al termine”. De Larouzière prevede che nel 2023 ci muoveremo tra due scenari contrapposti, “da una parte la recessione, dall’altra il finanziamento dei deficit, della transizione energetica e dei prezzi delle materie prime. Sono contrapposte perché la recessione implica un flattening o un’inversione della curva dei rendimenti, mentre il finanziamento del deficit implica uno steepening della curva, e avranno un forte impatto sui tassi e sulla duration. Le dinamiche, inoltre, sono diverse tra Bund e BTP, o tra USA e gli altri Paesi. Lo scenario favorisce i gestori attivi, che continueranno a trovare opportunità di investimento, generate dalla volatilità, sebbene non si possano garantire certezze in termini di performance”.
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