MiCA, il rischio di un regolamento nato 'vecchio'

Blockchain 3D
Shubham Dhage, immagine concessa (Unsplash)

Lo scorso 30 giugno il Parlamento Europeo ha approvato il regolamento MiCA (Markets in Crypto Assets). Si tratta di un passo significativo, perché fornisce per la prima volta un quadro normativo per le cripto-attività nell’Unione Europea. Le nuove regole disciplinano sia gli exchange centralizzati, sia le stablecoin che gli enti che le emettono. Il fine, spiegano da Bruxelles, è di proteggere gli investitori e preservare la stabilità finanziaria, consentendo al contempo l'innovazione e promuovendo l'attrattiva del settore.

Il regolamento

In sintesi, secondo il MiCA, i fornitori di servizi per le cripto-attività dovranno rispettare requisiti rigorosi per proteggere i portafogli dei consumatori e diventare responsabili in caso di perdite. Inoltre, saranno tenuti a dichiarare informazioni sulla loro impronta ambientale e climatica. Per quanto concerne, invece, le stablecoin, (valute digitali ancorate a un'attività di riserva stabile), il regolamento punta a tutelare i consumatori chiedendo agli emittenti di costituire una riserva sufficientemente liquida, con un rapporto 1/1 e in parte sotto forma di depositi. E ancora, ogni titolare di stablecoin potrà chiedere un rimborso all'emittente in qualsiasi momento e gratuitamente. Infine, in base all'accordo raggiunto, i fornitori di servizi per le cripto-attività avranno bisogno di un'autorizzazione per operare all'interno dell'Unione. Infine, bisogna evidenziare che dall’ambito di applicazione sono rimasti esclusi gli NFT (non fungible token), ossia le attività digitali che rappresentano oggetti reali come l'arte, la musica e i video, e i nuovi modelli di finanza decentralizzata DeFi.

I limiti del nuovo Regolamento

L’Unione Europea punta a ratificare queste norme alla fine del 2024, con una prospettiva di piena operatività agli inizi del 2025. Ma a detta di vari esperti del settore, le tempistiche di questo iter appaiono troppo dilatate, soprattutto se comparate alla velocità con cui si sono evolute le cripto-attività negli ultimi anni. “Se si pensa che dovremo attendere ancora almeno 18 mesi per la piena operatività del Regolamento, è ragionevole ritenere che lo scenario di mercato al momento dell’entrata in vigore della normativa sarà ancora diverso e più evoluto, così da rendere la futura regolamentazione ancora più ‘datata’ di quanto non lo sia già ora”, avverte Andrea Pantaleo, avvocato del dipartimento Litigation & Regulatory di DLA Piper. “Non è un caso che Christine Lagarde, presidente della Bce, abbia già invocato la necessità di MiCA 2.0, ancor prima che la versione 1.0 venga addirittura approvata”, continua. “Di conseguenza il rischio è che MiCA si presenti ai nastri di partenza come normativa già ‘vecchia’”, afferma.

E ciò potrebbe non dipendere soltanto dalle tempistiche del processo, “ma anche dal fatto che il legislatore ha voluto applicare degli schemi tradizionali ad un sistema che di tradizionale ha ben poco”, analizza l’avvocato. “Se si legge il MiCA, si ha subito l’impressione di avere a che fare con una MiFID (normativa sull’intermediazione finanziaria) ‘editio minor’, che applica paradigmi noti (come quelli sulla prestazione dei servizi di investimento) a fenomeni del tutto nuovi e peculiari”, spiega. “La Defi su tutti, che si pone come obiettivo quello di creare ecosistemi disintermediati dove sono gli stessi partecipanti a svolgere le funzioni che tradizionalmente vengono assolte dagli intermediari (market making e lending), ma anche le nuove tecniche di trading a rendita passiva (staking, liquidity mining), sino a poco tempo fa del tutto sconosciute perché possibili solo grazie alla tecnologia alla base del mercato crypto, per terminare con le DAO (organizzazioni autonome decentralizzate) vere e proprie strutture associative governate da smart contract”, evidenzia.

Infine, secondo Pantaleo, rimarrà non armonizzata, perché estranea all’impianto di MiCA, la disciplina sull’eleggibilità delle crypto-attività quali asset di fondi alternativi che oggi – pur astrattamente ammessa come precisato anche da ESMA – può variare all’interno dei paesi dell’Unione in ragione di specifiche restrizioni a livello nazionale. 

Giudizio positivo dagli asset manager

Ma al di là delle criticità, non mancano anche gli effetti benevoli di questa normativa, che potrebbe avere ricadute positive anche sul settore dell’asset management. “La nuova regolamentazione ha chiaramente l’intento di tenere maggiormente sotto controllo il settore delle criptovalute e di proteggere gli investitori, sostenendo al contempo l’innovazione”, osserva Eliézer Ndinga, head of Research Team di 21Shares, società globale attiva nel segmento degli ETP sulle criptovalute. “In questo modo, tutte le attività nel crypto-space saranno filtrate e verranno esclusi i progetti malevoli, a vantaggio soprattutto degli asset manager”, continua. Inoltre, secondo l’esperto, la regolamentazione MiCA aiuterà anche le altre imprese del settore, in quanto fornisce un quadro più chiaro su aspetti come la registrazione e la divulgazione. “Per questo, la nostra previsione è che dal 2024, anno in cui il regolamento entrerà in vigore, molte più imprese saranno più propense ad entrare nel mondo delle criptovalute”, conclude.