MiFID II, ancora molto da fare in materia di trasparenza

Paolo Galvani, Presidente e Co-Fondatore, Moneyfarm
Paolo Galvani, Presidente e Co-Fondatore, Moneyfarm

Un quadro migliorabile. Questa la conclusione più clemente a cui si può arrivare analizzando i risultati della ricerca svolta da Moneyfarm in collaborazione con la School of Management del Politecnico di Milano sull’adeguamento del settore della consulenza finanziaria e della gestione patrimoniale in Italia agli obblighi imposti da MiFID II in materia di trasparenza nei confronti della clientela. Uno studio che si è forzatamente concentrato, in questa prima fase, sulle informative ex ante, dal momento che al 30 giugno 2019 la maggior parte dei 20 intermediari finanziari monitorati non avevano ancora provveduto nessuna rendicontazione ex-post. Di seguito i risultati salienti dell’analisi relativa alle informative ex ante che, come previsto da MiFID II e sottolineato da Consob in data 28 febbraio 2019 attraverso il 
Richiamo di attenzione n.2/2019, dovrebbero essere consegnate prima della stipula del contratto di intermediazione, in tempo utile e complete.

  • Il 75% della documentazione relativa alla consulenza in materia di investimenti e alla gestione di portafogli non riporta la totalità delle informazioni raccomandate dalla disciplina MiFID II.
  • In circa l’80% dei casi analizzati non si riscontra trasparenza dell’effetto cumulativo dei costi sulla redditività dell’investimento.
  • I costi vengono esplicitati in valori assoluto nel 45% dei casi per la consulenza e solo nel 19% per la gestione di portafogli. 

  • Nel 60% delle richieste relative alla consulenza finanziaria la documentazione è stata consegnata solo in forma verbale, senza supporto documentale nonostante sia stato richiesto esplicitamente, mentre tale percentuale scende al 31% per la gestione patrimoniale. 

  • L’informativa è spesso carente rispetto ai costi per operazioni, alle spese per i servizi accessori e ai costi accessori. Le spese correnti e le spese una tantum sono più frequentemente dettagliati. 

  • Nella maggior parte dei casi è stato necessario recarsi direttamente presso le filiali per ottenere dai consulenti le informazioni relative ai costi applicati ai servizi offerti. 

  • Nonostante sia obbligo di legge fornire al cliente i costi prima di stipulare il contratto, è emersa una certa difficoltà nell’ottenerli e nell’interpretarli per via di una presentazione spesso verbale e generica. 


“Dall’analisi emerge che, per quanto riguarda l’Italia, a più di un anno dall’entrata in vigore della 
 direttiva, il primo passo, quello che riguarda la trasparenza delle informazioni a tutela dell’investitore, sembra non essere ancora stato completamente fatto”, ha commentato Giancarlo Giudici, professore associato della School of Management del Politecnico di Milano e referente scientifico della Ricerca. “I risultati della prima parte del nostro lavoro sulle informative ex- ante, fanno infatti emergere un quadro migliorabile”, ha aggiunto, “ci si augura che questa analisi comparata serva proprio come stimolo per valorizzare le buone pratiche e rendere sempre più efficiente la trasparenza delle informazioni”.

“La trasparenza fa parte della nostra mission e del nostro modo di operare da sempre: nel lungo periodo crediamo che proprio la consapevolezza e il controllo dei costi possono fare davvero la differenza nel determinare il ritorno di un investimento”, ha affermato Paolo Galvani, presidente e co-fondatore di Moneyfarm. “La maggior parte degli investitori italiani”, ha specificato inoltre Galvani, “è ancora all’oscuro dei costi associati ai propri investimenti, nonostante questi siano particolarmente ingenti in Italia rispetto al resto d’Europa”.