Oltre i BTP, l’allocazione strategica delle compagnie assicurative oggi

Foto: Giorgio Fata
Foto: Giorgio Fata

L’onda lunga della crisi finanziaria del 2008 e di quella del debito sovrano europeo del 2011 ha determinato l’insorgere di un contesto di investimento del tutto eccezionale, dominato dal massiccio intervento delle banche centrali. Il quadro di tassi lower for longer è ormai un dato di fatto così come alcune specifiche situazioni ormai cristallizzate di rendimenti negativi su un’ampia quota di emissioni obbligazionarie. Le compagnie assicurative operanti in Italia, storicamente fortemente esposte ai BTP, sono progressivamente andate incontro ad una sempre maggiore esigenza di diversificazione.

Ricerca di rendimento e decorrelazione

Marco Romani, head of Investment Advisory di CNP Partners, riconosce l’esigenza ma al tempo stesso sottolinea la necessità e difficoltà nel trovare il giusto equilibrio con il tema dell’assorbimento di capitali connesso alle tipologie di investimento necessarie per raggiungere tale obiettivo. “In questo panorama”, afferma, “quello che stiamo facendo a livello di gruppo, anche considerate le evoluzioni del contesto regolamentare, è cercare di trovare soluzioni di protezione attraverso strutture come i mandati, ricercando in particolare protezione al ribasso sulla componente direzionale azionaria”. “Per quanto riguarda gli investimenti di lungo termine gli assorbimenti di capitale sono ovviamente maggiori”, prosegue. “Noi”, specifica, “ci stiamo concentrando sulla parte infrastrutturale, orientandoci su investimenti che abbiano un ruolo materiale come grandi opere a livello europeo attraverso partecipazioni in fondi che hanno un orizzonte temporale molto lungo ma anche una stabilità e una decorrelazione maggiore rispetto alle asset classes tradizionali”. “La nostra risposta in termini di investimento guarda in primis agli illiquidi”, rivela Dario Lanticina, chief investment officer di Amissima, “e per noi questo significa private debt, performing, senior, a breve scadenza per poter beneficiare di assorbimenti di capitale contenuti e soprattutto multi-strategia”. “I temi in campo sono quelli della diversificazione, del capitale e del veicolo attraverso cui vengono implementati e siamo convinti che questa sia la risposta che meglio va a soddisfare l’attuale esigenza di decorrelazione, rendimento e diversificazione”. “Siamo molto interessati nel quadro della nostra allocation strategica a tutta la parte di investimenti illiquidi, sia sotto forma di private debt, infrastructure debt, sia sotto forma di real estate e private equity”, afferma Giorgio Pieralli, head of Illiquid Assets di Zurich Italia. “Ovviamente”, specifica, “questa ricerca di rendimento e diversificazione comporta un surplus di attenzione al tema della solvibilità, sia in ottica interna che esterna nei riguardi delle garanzie da fornire alla clientela”.

Supporto dal mondo asset management

“Sulla base delle nostre conversazioni con i player assicurativi”, spiega Stefano Colombo, responsabile Business Istituzionale di Legg Mason, “le esigenze si focalizzano prevalentemente verso asset class complesse, ossia che richiedono specifiche competenze gestionali. In particolare, il debito dei Paesi emergenti in valuta locale e’ una  classe di attivo interessante in virtu’ dei rendimenti, ma che richiede una forte specializzazione per approcciarla in modo efficiente, anzitutto sotto il profilo del consumo di capitale”, aggiunge. “Per quanto concerne la componente illiquida”, sottolinea inoltre, “il mondo assicurativo ha iniziato da tempo ad approcciare queste soluzioni ed è pronto oggi ad una maggiore diversificazione, accedendo ad esempio all’asset based lending, su cui Legg Mason puo’ vantare una esperienza cosolidata sui settori aviation e shipping”. “Anche in ambito real estate”, conclude Colombo, “vi è sempre più interesse per strategie con livelli di sofisticatezza più elevati rispetto ai tradizionali fondi core”.