2022: un anno di adattamento e transizioni

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Marco Mossetti, immagine di FundsPeople

CONTRIBUTO a cura di Marco Mossetti, senior portfolio manager di Credit Suisse Asset Management. Contenuto sponsorizzato da Credit Suisse Asset Management.

Il 2022 si presenta come un anno di transizione economica e finanziaria verso una fase post-COVID caratterizzata da una politica monetaria in via di normalizzazione e da rendimenti più moderati sui mercati finanziari. È molto importante sottolineare come in atto vi è anche un’altra importante transizione, verso una maggiore attenzione ai temi di sostenibilità, con il mondo che si muove per ottenere zero emissioni nette.

A due anni dalla comparsa del Coronavirus, il mondo sta ancora cercando una via d’uscita dalla pandemia. L'anno passato è stato caratterizzato da importanti passi verso la normalizzazione, compreso il lancio di campagne di vaccinazione e il relativo allentamento delle misure di distanziamento e, di fatto, l’eliminazione delle restrizioni in molte aree del mondo. Non sono mancate però le battute d'arresto, come la diffusione della variante Delta e Omicron, che ha rallentato il ritmo della ripresa economica in alcune regioni. Anche se il COVID-19 ora sembra maggiormente sotto controllo, alcune parti dell'economia globale come il mercato del lavoro, la domanda di servizi e gli investimenti devono ancora riprendersi completamente. Inoltre, i Mercati Emergenti, penalizzati da un tasso di vaccinazione relativamente basso e da politiche monetarie e fiscali meno accomodanti rispetto ai Paessoi sviluppati, potrebbero completare la fase di recupero con una maggiore disponibilità di vaccini.

La crescita economica globale sembra nuovamente destinata ad essere superiore al potenziale nel 2022, trainata da molti degli stessi fattori che hanno sostenuto la ripresa nel 2021. Con le regole di distanziamento sociale sempre meno restrittive, la domanda di servizi (ristoranti, turismo) dovrebbe aumentare, così come si dovrebbe assistere ad un recupero degli investimenti nella componente non residenziale. Inoltre, un livello di domanda di beni ancora elevato, che si accompagna ad un livello di scorte depresso, dovrebbe tradursi in una ripresa della produzione industriale non appena i problemi della catena di approvvigionamento inizieranno ad attenuarsi.

Il tasso d’inflazione dovrebbe iniziare a raggiungere il picco nei prossimi mesi, questo perché gran parte dell'iniziale ripresa dei prezzi è ormai alle nostre spalle (cioè gli effetti base stanno svanendo), mentre dovrebbero esserci meno interruzioni nella filiera degli approvvigionamenti. Tuttavia, è probabile che altri fattori possano impedire un completo rientro sui livelli pre-pandemia. Uno di questi è la rigidità del mercato del lavoro: la ripresa economica nel 2021 ha contribuito a riportare i tassi di disoccupazione in molti Paesi sui livelli pre-pandemia e, con il recupero previsto della spesa per i servizi nel 2022, il mercato del lavoro potrà diventare rapidamente problematico. Le tendenze demografiche negative ed il conseguente calo della popolazione in età lavorativa non fanno altro che aggravare la situazione dell’offerta di lavoro in molti Paesi. Di fatto, vediamo già carenza di manodopera in molti settori, dagli autisti di autobus e camion ai supplenti nelle scuole e ai lavoratori della ristorazione.

Con l'inflazione che in molte regioni nel 2022 rimarrà probabilmente al di sopra degli obiettivi della politica monetaria, una delle domande chiave per i mercati finanziari riguarda la reazione delle Banche Centrali. È bene ricordare come durante la pandemia, le principali autorità di politica monetaria abbiano attuato enormi programmi di acquisto di titoli (Quantitative Easing) per fornire ai mercati finanziari ampia liquidità e mantenere condizioni finanziarie favorevoli alla ripresa economica. A distanza di quasi due anni questi interventi non sono più necessari, pertanto le Banche Centrali in una prima fase inizieranno a ridurre i propri acquisti per poi successivamente intraprendere un percorso di aumento dei tassi di interesse. In USA, con un’inflazione di fondo storicamente elevata (anche se in calo) e dopo i notevoli progressi verso la piena occupazione, è lecito assumere un ritocco verso l’alto dei tassi d’interesse entro la fine del 2022. In Eurozona, la Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe porre fine al suo Programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) entro giugno 2022, ma dovrebbe continuare a stimolare l’economia tramite programmi più convenzionali di acquisto di titoli.
In sintesi, vedremo probabilmente aumenti dei tassi in alcuni Paesi, ma ci aspettiamo che la Fed proceda con molta gradualità, mentre la BCE si dovrebbe limitare a ridurre gli acquisti di asset e lasciare i tassi di interesse invariati.

Indice dei prezzi al consumo (PCE)

In questo contesto i tassi d’interesse reali (tassi di interesse nominali meno inflazione) potrebbero aumentare nel corso del 2022, un movimento che ragionevolmente si accompagnerà a rendimenti del mercato finanziario (in particolare i rendimenti obbligazionari) più modesti e ad un aumento della volatilità. I rendimenti del mercato azionario, trainati in gran parte dalla crescita degli utili aziendali, rimarranno positivi, mentre il comparto del reddito fisso continuerà a fornire risultati deludenti. In quest’ottica, pensiamo che gli investitori debbano guardare a strategie di investimento alternative per diversificare le proprie opportunità di crescita. Molta attenzione verrà dedicata alle tematiche d’investimento ESG che non solo avranno un ruolo fondamentale nella transizione verso una crescita equilibrata e sostenibile, ma rappresenteranno sempre di più un fattore rilevante di performance.

Infine, nel medio e lungo periodo, alcuni fattori come il cambiamento climatico, le tendenze demografiche e l’adozione di nuove tecnologie puntano ad una transizione verso un mondo post-COVID che richiederà importanti investimenti pubblici, in un momento in cui i bilanci statali sono già sotto pressione e con un livello d’inflazione più elevato rispetto agli ultimi 20 anni. La buona notizia è che parallelamente gli investimenti nella transizione energetica, nell’automazione, nell’infrastrutture e nelle nuove tecnologie rappresenteranno un importante volano per la crescita, con un sostanziale aumento di produttività del lavoro.


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