Bce costretta a rincorrere dopo le mosse della Fed

Marco Mossetti. Foto concessa ( Credit Suisse AM)
Marco Mossetti. Foto concessa ( Credit Suisse AM)

CONTRIBUTO a cura di Marco Mossetti, senior portfolio manager di Credit Suisse AM. Contenuto sponsorizzato.

I mercati finanziari continuano a essere condizionati dall’atteggiamento delle Banche centrali. L’impennata dei tassi colpisce duramente il comparto del reddito fisso, ma allo stesso tempo alimenta i dubbi sulla sostenibilità del ciclo economico, un fattore negativo per il mercato azionario.

La Federal Reserve, come sappiamo, è impegnata in una rapida sequenza di rialzi dei tassi di interesse, con interventi che si preannunciano molto aggressivi nelle prossime due riunioni. Ora gli occhi sono puntati su settembre nella speranza che l’atteggiamento della Fed possa diventare più accomodante al verificarsi di tre condizioni: un rallentamento “chiaro e convincente” dell’inflazione, una moderazione della crescita dei salari e, infine, una considerevole stretta delle condizioni finanziarie.

I dati pubblicati negli USA nell’ultimo mese sembrano incoraggianti, con una tendenza che sembra essere quella giusta, ma la velocità di rientro appare piuttosto lenta. Il mercato del lavoro mostra un modesto calo del numero di nuovi posti di lavoro, ma non sufficiente per un auspicabile rallentamento della crescita dei salari: il ritmo di creazione di lavoro è passato da 600 mila unità al mese nell’ultimo anno a un livello, negli ultimi mesi, di circa 400 mila, ma servirebbe un dato mensile più vicino alle 100 mila unità per invertire la tendenza del mercato del lavoro e quindi causare un rallentamento della dinamica dei salari più coerente con gli obiettivi di inflazione.

Anche sul fronte inflazione siamo di fronte a una tendenza favorevole nella componente “core” che ha registrato un picco a marzo, ma anche in questo caso la velocità di rientro sembra piuttosto modesta.  Lo scorso anno l’aumento dei prezzi è stato causato quasi interamente dall’inflazione sui beni durevoli mentre quest’anno le pressioni inflazionistiche stanno interessando un maggior numero di voci di spesa. Appare probabile un rientro veloce sulla componente beni di consumo, dove un rallentamento della domanda, unito a un graduale miglioramento nella catena di approvvigionamento, dovrebbe portare i prezzi a stabilizzarsi o addirittura calare nell’anno. Purtroppo, però, altri fattori d’inflazione come materie prime e servizi sono ancora in crescita: una stabilizzazione dei prezzi dell’energia al momento non sembra essere all’orizzonte, e nei servizi la dinamica dei prezzi appare sfavorevole sia nella categoria legata agli affitti e in generale all’immobiliare, sia nella componente dei servizi alimentata dalla ripresa in atto in alcuni settori come ristorazioni e turismo.

Se poi guardiamo all’Europa la situazione appare ancora più delicata. Gli ultimi dati pubblicati nell’eurozona, infatti, mostrano un’inflazione “headline” in crescita dell’8,1% anno su anno mentre la componente “core”, cioè quella più stabile, è cresciuta del 3,8% anno su anno con un’accelerazione in atto sia sulla componente beni di consumo sia su quella dei servizi. I continui aumenti dei costi della produzione e alcune indagini alle imprese sembrano indicare ancora una fase di accelerazione per cui stimiamo un picco per l’inflazione europea nel terzo trimestre dell’anno.

Quindi tutto questo fa pensare che la Bce, a differenza della Fed, si trovi in una posizione più scomoda, con dati di inflazione ancora in una fase di accelerazione e rilevanti rischi sul ciclo economico: il primo campanello d’allarme è rappresentato dall’allargamento degli spread della periferia, mentre il secondo è il taglio delle forniture di gas, che stimiamo possano avere un impatto negativo tra lo 0,5 lo 0,8% sul PIL 2022 e un range tra l’1 e il 2% di impatto negativo sul 2023.

La buona notizia, per i mercati finanziari, è che molte cattive notizie sembrano in gran parte incorporate e le valutazioni penalizzate anche dall’aumento dei tassi d’interesse appaiono, in chiave storica, tornate a livelli interessanti.

Ove questi materiali contengano affermazioni relative al futuro, queste hanno natura previsionale, sono soggette a rischi e incertezze e non sono garanzia di risultati/performance futuri.