Biotech, perché è importante guardarlo bene ora

Michele De Michelis
Immagine ceduta

Analisi a cura di Michele de Michelis, responsabile investimenti di Frame AM.

Sapete qual è il contesto che più mi ricorda il comportamento attuale di Trump? Quello scolastico. Chi di noi, infatti, non si è ritrovato in classe un personaggio alla Trump, un po' bullo, che si vantava tanto ma che alla fine cascava sempre in piedi, anche con i professori!? Se ci provava con una ragazza e questa non contraccambiava, alla fine  diceva che in realtà non la voleva. Come non  ritrovarvi una similitudine con la vicenda del tentativo fallito di abrogazione dell'Obamacare da parte dell’attuale governo americano? Eppure, nonostante questo chiaro  fallimento  al  primo  banco  di  prova,  i mercati (i professori) non hanno fatto una piega. La ragione consisterebbe nel fatto che i veri obiettivi sono rappresentati da abbassamento delle tasse e incremento della spesa pubblica. Eppure, se di tutti i programmi urlati ai quattro venti in campagna elettorale, dovesse rimanere solo  l'inasprimento  dei  rapporti  internazionali, non saranno rose e fiori per il futuro dei mercati azionari considerando che le aspettative stanno già incorporando un aumento degli utili futuri.

Provando a soffermarci sugli aspetti positivi rispetto a quanto scritto il mese scorso, marzo ha registrato un’inaspettata quanto gradita sovraperformance degli indici equity europei rispetto a quelli americani (che comunque sono scesi di poco) e per la prima volta dopo tanti anni il risultato a dodici mesi vede fare meglio l’Eurostoxx50 rispetto all’indice S&P500, seppure con maggior volatilità. Gli ultimi dati macro prevedono un miglioramento del PIL europeo e finalmente si sono rivisti dei flussi in entrata nel mercato azionario del Vecchio Continente, complici le difficoltà dell'Esecutivo americano e del venir meno in questa fase dei rischi francesi. Quello che invece mi infastidisce è l'andamento negativo dell'azionario nipponico, che continuo a ritenere l'area geografica più interessante dal punto di vista dei fondamentali. Diversamente, altre posizioni tattiche della nostra strategia di investimento (ovvero alcuni titoli bancari europei, gold miners e Biotech) stanno performando più che decentemente da inizio anno.

Colgo l’occasione per analizzare in particolare le azioni delle aziende biotecnologiche, il cui valore potenziale spesso viene erroneamente sottovalutato dagli investitori che hanno ancora in  mente  la  bolla  dei  primi  anni Duemila  e si fanno spaventare dalla volatilità dei corsi. Certo, è innegabile che sia una asset class rischiosa, ma quello che stanno facendo queste società ha qualcosa di straordinario. Prendiamo l’esempio di Kite Pharma e Bluebird Bio. Entrambe le società lavorano  nelle  terapie CAR  T Cell, che è una tecnica che prevede il prelievo di   cellule T (linfociti) di un paziente per riprogrammarle geneticamente. Una volta reintrodotte nella persona, hanno la capacità di individuare e aggredire le cellule tumorali: si tratta quindi sostanzialmente di immunoterapia, che diventa una opzione importante nella cura dei tumori e che di fatto apre nuovi orizzonti.

Come mi spiegava un gestore che ritengo molto preparato in questo campo, ad oggi, le terapie biotech anticancro per eccellenza che trovano largo utilizzo sono gli anticorpi monoclonali, considerati a loro volta immunoterapie. Con tale tecnologia si producono in laboratorio anticorpi umanizzati (del tutto simili a quelli presenti nel nostro corpo) che hanno la capacità di andare a ricercare e aggredire solo le cellule cancerose. Quelle sane vengono preservate. Da notare che stiamo parlando di un segmento della biotecnologia con fatturati di alcune decine di miliardi di dollari, quindi ben lontani dalle famose 'scommesse finanziarie' di inizio millennio. Gli specialisti ritengono molto probabile che l’uso combinato delle due suddette tecnologie possa far incrementare in modo significativo l’efficacia delle terapie. E queste tecnologie stanno soppiantando i medicinali classici come la chemioterapia proprio per il loro rapporto efficacia/effetti collaterali molto più vantaggioso. Parliamo di terapie personalizzate perché oggi i tumori sono sempre più catalogati da specifici errori genetici e le suddette cure hanno come target lo specifico errore genetico. Tendenzialmente,  il  farmaco  classico  che  cura una molteplicità di tumori andrà a scomparire. Le biotecnologie stanno quindi facendo un impressionante salto di qualità tecnologica che potrebbe essere la base del successo degli anni a venire.

Interessante anche il fatto che le principali realtà industriali biotech (equiparabili per dimensioni al farmaceutico tradizionale), abbiano P/E inferiori a quest'ultimo benché vantino tassi di crescita decisamente superiori. L’investimento nei titoli Biotech non è dunque adatto a chi predilige il fai-da-te in quanto occorre affidarsi sempre ad un gestore specializzato nel settore. E non è pane neppure per chi vuole dormire sonni tranquilli. La volatilità che caratterizza il settore potrebbe  spaventare  i  deboli  di  cuore.  Avanti tutta  solo  ai  più  coraggiosi  e  per  una  parte limitata del proprio portafoglio.