È il momento di informare e sensibilizzare i risparmiatori sul ruolo della previdenza complementare come strumento di risparmio di lungo periodo. Contributo a cura di Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
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Contributo a cura di Niccolò De Rossi, Centro Studi e Ricerche di Itinerari Previdenziali.
Il coronavirus rientra di diritto in quegli eventi che vengono definiti cigni neri. Per loro caratteristica sono eventi rari, di grande impatto e per cui è impossibile calcolare la probabilità di accadimento e le relative conseguenze. In una situazione così eccezionale le responsabilità attribuibili alle istituzioni sono tante, soprattutto sotto il profilo dell’informazione, ma ci sono anche altri elementi che è bene considerare.
Infatti, a testimonianza di quanto la situazione non debba essere sottovalutata, la diffusione del contagio ha portato al cambiamento di umore anche sui mercati finanziari che, nell’ultimo anno, erano sembrati immuni a bad news e scenari avversi alle economie mondiali. Basti ricordare infatti come, a parte un naturale e iniziale timore per lo scontro commerciale tra Usa e Cina o la possibile hard exit della Gran Bretagna dall’Europa, tutto sommato abbiano tirato dritto e registrato record su record. Questa volta però hanno ravvisato qualcosa di concretamente pericoloso, tanto da segnare forti correzioni e ribassi che non si vedevano dalla bolla americana dei mutui subprime (altro cigno nero, ma sicuramente meno celato rispetto al coronavirus).
A riprova del generale stato di timore e incertezza, la Fed ha tagliato i tassi di interesse, facendo da apripista a ulteriori misure di sostegno all’economia. Nonostante questo, i ribassi sui listini hanno inevitabilmente generato perdite consistenti per tutti gli investitori, arrivando anche ad azzerare i guadagni conseguiti da inizio anno. Si consolida quindi uno scenario turbolento, in cui la già debole crescita dell’economia soprattutto europea è aggravata da un evento inatteso che condizionerà la produttività, i consumi e le performance del risparmio gestito, ma a cui si dovranno aggiungere le possibili ripercussioni che avrà l’andamento della campagna elettorale negli Stati Uniti.
Scenari incerti e volatili sono però l’occasione per riflettere sullo stato di salute del risparmio degli italiani, allocato nelle sue varie forme. Non piace di certo a nessuno vedere l’andamento dei propri investimenti subire perdite consistenti in un arco di tempo così ridotto e l’emotività può far prendere decisioni affrettate e molto spesso errate. I mercati finanziari hanno infatti per loro natura un andamento altalenante, con performance molto differenti anche da un anno all’altro, come peraltro hanno ben testimoniano i differenti rendimenti del 2018 e 2019.
A prescindere però dal rendimento atteso di ciascun investimento un tema che il risparmiatore medio molto spesso tralascia, complice anche la carenza di educazione finanziaria che caratterizza il nostro Paese, è quello del costo degli strumenti finanziari in cui è possibile investire. Su questo aspetto probabilmente la normativa Mifid II dovrebbe portare qualche beneficio in termini di semplificazione dei prospetti che riepilogano i costi più o meno espliciti del prodotto finanziario in esame. Troppe volte infatti ci si concentra solamente sulle possibilità di guadagno e sul relativo rischio da sopportare, tralasciando la sfera del costi che è invece un elemento che contribuisce, più di quanto si pensi, al rendimento complessivo dell’investimento. Costi di entrata, di uscita, management fees e così via, sono tutti elementi che finiscono per ridurre anche di molto il guadagno finale.
È anche per questo motivo, ovvero per tutelare il risparmio degli italiani, che sarebbe utile informare e sensibilizzare i risparmiatori sul ruolo che la previdenza complementare può svolgere non solo come integrazione alla pensione di base, ma anche come strumento di risparmio di lungo periodo. A parità di altre condizioni infatti i fondi pensione, e in particolare quelli contrattuali, evidenziano costi estremamente bassi soprattutto se si considera un arco temporale di lungo periodo, che potrebbe essere la soluzione più adeguata alla maggior parte dei risparmiatori. Investire in prodotti su orizzonti di 30 e più anni offre infatti il vantaggio di poter beneficiare di recuperi in termini di performance a compensazione di eventuali periodi di ribasso. La Relazione COVIP per l’anno 2018 ben evidenzia tale caratteristica, aggregando in un unico dato (ISC) e per differenti orizzonti temporali il costo complessivo che l’iscritto a una forma previdenziale subisce.
Se da un lato investire in asset rischiosi può sembrare una scelta fuori portata in un momento come questo e, dall’altro, tenere il proprio risparmio in liquidità o peggio sotto al materasso è come sempre sconsigliabile, una buona sintesi potrebbe essere il fondo pensione. Costi bassi, orizzonte temporale di investimento di lungo periodo, benefici fiscali, versamenti dilazionati nel tempo: un ottimo strumento di risparmio alla portata di tutti.