Credito europeo: cercare di trarre il massimo dal nuovo regime di mercato

Derek Hynes, Jillian Rooney, notizia (Wellington Management)
Derek Hynes, Jillian Rooney, immagine concessa (Wellington Management)

Contributo a cura di Derek Hynes, Fixed Income Portfolio Manager e Jillian Rooney, Investment Specialist di Wellington Management. Contenuto sponsorizzato.

Nel 2022 gli investitori hanno dovuto fare i conti con un contesto di mercato molto diverso da quello a cui erano stati abituati per gran parte dei dieci anni precedenti. Nel tentativo di alleviare le consistenti pressioni inflazionistiche, le banche centrali hanno cambiato radicalmente la politica monetaria, passando dallo status di acquirente netto a quello di venditore netto di asset. Di conseguenza si è registrata un'impennata della volatilità dei tassi di interesse e i rendimenti dei titoli investment grade europei hanno raggiunto livelli che non si vedevano da oltre 10 anni. A nostro avviso questo nuovo regime di mercato crea opportunità potenzialmente interessanti in ambito creditizio per i gestori attivi tramite un'attenta selezione titoli e un orientamento sempre più forte alla sostenibilità.

Perché il contesto attuale crea opportunità in Europa?

Malgrado la decelerazione economica del 2022 abbia interessato tutto il mondo, l'Europa ha subito gravi ripercussioni anche a causa della guerra fra Russia e Ucraina e della conseguente crisi energetica. Ora gli spread (OAS) dei titoli di credito europei investment grade rappresentati dal Barclays Euro Aggregate Corporate Index si attestano nel 90° percentile rispetto alla media storica (Figura 1), mentre lo yield to worst dell'Indice è passato da un livello prossimo allo zero a inizio 2022 a oltre il 4% a fine anno. A nostro parere i rischi relativi al conflitto in Ucraina e alla crisi energetica sono ormai ampiamente scontati nei prezzi di mercato e al momento alcuni titoli di emittenti di qualità elevata scambiano a prezzi davvero favorevoli.

Figura 1

Crescente attenzione ai principi ESG

Riteniamo che i fattori ESG possano incidere in larga misura sulla performance aziendale nel lungo periodo, soprattutto in considerazione della forte dispersione fra gli emittenti investment grade. A fronte dei maggiori rischi associati ai fattori ESG, ad esempio in relazione al cambiamento climatico o alle problematiche lungo le filiere produttive, e della rapida evoluzione delle normative europee, le aziende che evidenziano un buon andamento tendono a migliorare le proprie prassi in materia di sostenibilità. Dal momento che tale trend è in accelerazione aumenta anche l'importanza di saper individuare i probabili “vincitori” e “vinti” nella sfera ESG. Nella pratica, crediamo che un’attenta valutazione dei fattori ESG sia ora alla pari dell’analisi fondamentale dei titoli di credito in termini di individuazione dei rischi e delle opportunità a livello di settori e di singole aziende.

Al contempo pensiamo che l'attività di engagement presso le società per promuovere un cambiamento positivo sia essenziale per integrare con efficacia i criteri ESG nel processo di investimento. Tanto più alla luce del rischio climatico, dal momento che emissioni di CO2 elevate e rischi associati alla transizione climatica hanno probabilmente un forte impatto sui fondamentali aziendali.

Mediante un dialogo attivo con le società che emettono grandi quantità di CO2, gli investitori possono capire qualcosa in più sulla volontà e sulla capacità della società di operare una transizione verso attività più sostenibili. Un confronto costruttivo, corroborato dalla condivisione di informazioni e approfondimenti, può incoraggiare le società ad accelerare i piani in materia. Di conseguenza gli investitori avrebbero maggiori possibilità di "decarbonizzare" i portafogli e contribuire a un progresso dell'intero universo di investimento.

Approccio attivo: essenziale nel nuovo regime di mercato

Questo nuovo regime di mercato, più volatile, non fa che confermare la nostra convinzione di fondo: il credito è un’asset class ciclica e per prevedere le variazioni nel ciclo economico è quindi fondamentale comprendere i rischi macroeconomici e politici. Un simile punto di vista ci sembra particolarmente importante in riferimento al mercato del credito europeo, data la varietà dei regimi politici in seno alla regione. A fronte del costante allontanamento dalla linea accomodante da parte delle banche centrali aumentano i rischi idiosincratici, proprio mentre le aziende evidenziano sempre più chiaramente un andamento da fine ciclo. A nostro avviso un simile contesto richiede un approccio attivo che sia basato su approfondimenti macroeconomici top-down e ricerca fondamentale bottom-up e tenga conto di diversi punti di vista, in particolare del parere di esperti regionali e in materia di fattori ESG.

Conclusioni sul credito europeo

Prevediamo che quest’anno la crescente importanza dei fattori ESG e la maggiore dispersione in termini di fondamentali aziendali creeranno opportunità interessanti nel segmento investment grade europeo per i gestori in grado di abbinare processi ESG credibili a intuizioni top-down e ricerca creditizia bottom-up.


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