Di cosa ha bisogno l'Italia per ripartire?

Bizzarri
Gianni Bizzarri, Amministratore delegato, Banca Ifigest e Fondatore, Fundstore

Contributo a cura di Gianni Bizzarri, amministratore delegato di Banca Ifigest e fondatore di Fundstore.

Poco più di una settimana fa l’Italia ha dato il via alla fase 2 delle misure di contenimento del Coronavirus e, nonostante il rischio di contagio sia ancora alto, sempre più Paesi stanno andando incontro alla progressiva riapertura delle attività e a un ritorno alla semi-normalità, fondamentale per limitare i danni economici dovuti all’impatto della pandemia.

Per combattere questa emergenza non possiamo fare altro che guadagnare tempo: limitare la nostra socialità sarà la base per evitare un’eventuale seconda ondata, come successo in questi giorni a Hong Kong e Singapore, dove è stato necessario il ripristino delle misure di contenimento. E' importante la responsabilità dei cittadini, ognuno dovrà fare la sua parte, rispettando le misure di distanziamento come fatto finora.

Per quanto sia rischiosa, la graduale riapertura dei Paesi è necessaria per limitare l’impatto sui Pil nazionali e quello globale, crollato del 16% da inizio gennaio. Secondo Chetan Ahya, capo economista di Morgan Stanley, l’economia globale ha ormai raggiunto il fondo e che, quindi, può solo recuperare terreno d’ora in poi. Alcuni indicatori di riferimento sono infatti in miglioramento, proprio come la fiducia degli investitori nella zona euro.

È evidente che il lockdown non potrà perdurare a oltranza, soprattutto perché il tessuto produttivo ha bisogno di riossigenarsi. Lo hanno dimostrato i risultati trimestrali societari pubblicati nelle ultime settimane, i cui numeri sono stati tutt’altro che incoraggianti, nonostante abbiano risentito solo parzialmente dello stop delle attività. FCA, ad esempio, ha chiuso il trimestre con una perdita netta di 1,7 miliardi, e non è un caso isolato. Il Governo italiano e quello centrale europeo si sono impegnati con diversi provvedimenti a sostegno delle imprese e delle famiglie, circa 763 misure, nazionali e regionali, negli ultimi 100 giorni secondo i dati pubblicati da Il Sole 24 Ore.  

Tuttavia, rimane fondamentale il dialogo tra banche ed economia reale. Le principali autorità bancarie europee, fortemente attive in questi giorni, hanno chiarito che il loro compito è quello di agevolare l’operatività delle banche. Andrea Enria, presidente del Consiglio di sorveglianza della Bce, ha confermato il pieno supporto agli Istituti di credito. A testimonianza, le misure emanate qualche giorno fa riguardo i requisiti di capitale e i rapporti di leverage, che hanno dato margini di manovra più ampi agli istituti bancari della zona Euro, che si aspettano un aumento della domanda di credito a condizioni mitigate nei prossimi mesi.

Tuttavia, in questo contesto, bisogna fare attenzione. Claudio Torcellan, partner di Oliver Wyman, ha posto il focus sui futuri problemi collegati proprio alla concessione dei crediti e sul fatto che molte aziende sono già in difficoltà e lo saranno ancora per molto tempo, con una buona percentuale che probabilmente non recupererà le perdite subite. Il rischio, spiega Torcellan, è che molti crediti concessi si trasformino in NPL generando così future perdite, anche gravi, sui conti economici delle banche. È è pertanto necessaria un’attenta analisi della vulnerabilità dei vari settori, considerando che le risorse dello Stato non sono infinite. Servirà intelligenza e capacità di gestione sia da parte del Governo che dei singoli istituti, per non cadere in spiacevoli situazioni, di cui conosciamo bene i risultati.

Non potrà mancare il supporto della Bce, che deve svolgere il suo ruolo di garante del sistema bancario Europeo. Non possiamo permetterci, in tal senso, passi falsi. Con le previsioni UE di cali drastici dei Pil dei Paesi (9,5% Italia), il supporto dell’Europa, guidata dai valori di uguaglianza ed equità, sarà il presupposto per la buona riuscita di tutte le operazioni di aiuto e salvataggio all’economia reale che saranno fondamentali per tutti gli stati membri e, di conseguenza, per tutti i cittadini, che altrimenti pagheranno care le conseguenze. Soprattutto le fasce più deboli.