È l'ora di dire "back to bond"

Giovanni Papini (immagine concessa) UBS AM
Giovanni Papini (immagine concessa) UBS AM

Contributo a cura di Giovanni Papini, country head di UBS Asset Management Italy. Contenuto sponsorizzato.

Dire che il 2022 è stato finora un anno difficile per gli investitori obbligazionari è riduttivo, visto l'aumento dei rendimenti e l'allargamento degli spread dei crediti che hanno generato tra le maggiori perdite dal punto di vista storico.

Guardando avanti, la traiettoria delle politiche monetarie delle banche centrali non lascia spazio alla possibilità di imminenti inversioni di rotta.

La Fed ha appena rialzato i tassi di 75 punti base, portandoli al 3,75-4%, il livello più alto dal 2008 e ha chiaramente ribadito che è prematuro pensare ad una pausa. La BCE si trova a fronteggiare un’inflazione ancora in salita, pertanto non si fermerà a breve. La prosecuzione dei rialzi dei tassi continuerà a limitare la salita dei mercati azionari, sia rendendo le valutazioni delle azioni meno interessanti rispetto alle obbligazioni, sia innescando un rallentamento dell'attività economica, che a sua volta dovrebbe esercitare una pressione al ribasso sulle stime degli utili. Questo scenario macroeconomico ci porta ad avere un’allocazione neutrale sui mercati azionari, mentre troviamo valore nelle obbligazioni. In particolare, stiamo utilizzando queste correzioni per incrementare l’esposizione ai titoli sovrani.

Anche se i rendimenti potrebbero ancora salire, questi movimenti ampi e repentini hanno generato alcune opportunità. Dopo tanto tempo, i rendimenti offerti dalla maggior parte dei settori obbligazionari sono oggi più elevati, tanto che l'importo di debito con rendimento negativo è passato al disotto dei 2 trilioni di dollari, dal record dei 18 trilioni di dollari.

Quattro motivi per essere ottimisti.

Ci sono secondo noi quattro motivi principali per essere ottimisti nel tornare a considerare l’asset class obbligazionaria all’interno dei portafogli dei clienti.

Innanzitutto, nel lungo termine il rendimento è la componente più stabile e affidabile della performance totale delle obbligazioni e rendimenti più elevati permettono agli investitori di generare un reddito maggiore. In base ad una nostra recente analisi, alcune classi di attivi come l’high yield e i mercati emergenti hanno avuto una performance totale positiva grazie alle cedole anche se l’andamento dei prezzi complessivo è stato negativo.

Il secondo motivo è che rendimenti più elevati permettono di compensare parzialmente le perdite derivanti dalla salita dei tassi, poiché maggiore è il livello cedolare, maggiore è l'entità dell’incremento dei tassi necessaria per generare una performance totale negativa. Prendiamo l’indice Bloomberg Global Aggregate 1-3 anni come esempio, a fine 2021 era necessario un aumento di soli 38 punti base dei rendimenti per generare una performance negativa. Con la salita dei tassi, a metà ottobre erano necessari ben 190 punti base di salita per cancellare il vantaggio del rendimento più elevato.

Terzo, un’altra conseguenza dei rendimenti più elevati è data dal profilo asimmetrico positivo dei rendimenti futuri. Grazie a rendimenti elevati riusciamo ad avere una performance positiva più elevata quando i tassi scendono e una performance negativa minore quando i tassi salgono. Cedole più elevate generano infatti un rendimento annuo più elevato, che permette di compensare completamente o in parte le perdite potenziali causate dall’incremento dei livelli dei tassi.

Infine, gli investitori non hanno più bisogno di raggiungere il rendimento assumendosi un rischio di credito non necessario e possono costruire un portafoglio diversificato a livello globale con un livello di reddito interessante e una qualità elevata.

In generale, nell’attuale contesto di incertezza, e visto l’ampio movimento di salita dei rendimenti, preferiamo le scadenze brevi. Riteniamo però che la volatilità continuerà ad essere elevata, con ampi movimenti in reazione ai dati economici; pertanto, suggeriamo anche di essere flessibili e di mantenere un’ampia diversificazione globale per poter beneficiare delle diverse opportunità offerte da cicli economici disallineati.