Energie rinnovabili: qual è il destino del settore?

Michaël Oblin, Pierluigi Lonero e Gerrit Dubois, DPAM
Immagine concessa (DPAM)

CONTRIBUTO a cura di Michaël Oblin, head of Buy Side Fixed Income, Pierluigi Lonero, PhD, fund manager Fundamental Equity e Gerrit Dubois, SRI Specialist di DPAM. Contenuto sponsorizzato da DPAM.

Nonostante nei mercati azionari, contrariamente al mercato del credito, la performance degli operatori puri del settore delle energie rinnovabili abbia dovuto affrontare ostacoli non indifferenti, non pensiamo che la situazione attuale (negativa) sia collegata a un eccesso di vendite, ma piuttosto a una minore crescita e redditività di alcuni operatori.

Eccesso di vendite?

Il mercato energetico puramente rinnovabile è relativamente concentrato, perciò notizie negative, anche minori, innescano più rapidamente dei ribassi e questo è particolarmente vero per operatori con aspettative di crescita significative.

Prendiamo l’esempio dell’annuncio del leader danese dell’eolico offshore Ørsted, di una riduzione di valore dei suoi asset collegata ai problemi con la catena di fornitura, all’incertezza sull’entità e sulla tempistica del credito d’imposta per gli investimenti negli Stati Uniti e all’aumento dei tassi d’interesse (sempre in USA).

Questo avrà un impatto sui progetti di sviluppo delle energie rinnovabili nel Paese; tuttavia, i primi due punti citati sono problematiche specifiche legate ad Ørsted, e non a tutte le società del settore. 

L’eolico offshore, cioè quello in cui le turbine vengono posizionate in aree lontane dalla costa, di cui Ørsted è tra i leader, dovrebbe operare con rendimenti target più elevati rispetti all’eolico e al solare onshore, cioè quegli impianti presenti sulla terraferma, a causa della maggiore complessità dell’attività, sia nella fase di costruzione sia di manutenzione, che aumenta il rischio di ritardi nella consegna dei componenti da parte dei fornitori.

La gestione di tutte queste sfide dovrebbe essere un’attività consueta per uno sviluppatore offshore e i rischi dovrebbero essere coperti dai rendimenti target più elevati.

Una crescita esponenziale che necessita di finanziamenti ingenti

La necessità di energia rinnovabile è esponenziale per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. Il settore, e soprattutto gli investitori, si stanno rendendo conto sempre più chiaramente dell’entità degli investimenti necessari in un arco di tempo relativamente breve. Questo non solo a livello di fonti energetiche rinnovabili (eolico onshore e offshore, solare, idrogeno, energia idrica e da biomassa) ma anche per sviluppare reti di trasporto e di distribuzione dell’energia adeguate.

Il volume di questi investimenti, così come la necessità di crescita di operatori privati nel campo delle rinnovabili dovrà essere tenuta in considerazione dalle autorità pubbliche. La transizione energetica sarà costosa, anche se il non agire risulterebbe ancora più costoso a causa dell’impatto negativo degli eventi climatici e metereologici. Secondo la Comunità Europea, la capacità eolica installata in Europa dovrebbe crescere da 204 GW nel 2022 a oltre 500 GW nel 2030.

Alcuni segnali positivi possono comunque essere osservati sia in Europa che negli Stati Uniti. Nel nostro continente, ad esempio, è stato recentemente annunciato il Piano d’azione della Commissione Europea per l’industria eolica: transizione verso l’energia pulita e competitività industriale dovranno andare di pari passo e l’eolico Europeo dovrà continuare ad essere una storia di successo. I punti programmatici del piano comprendono, tra l’altro, il collegamento all'inflazione/indicizzazione dei prezzi nelle aste, l’accelerazione e l’armonizzazione delle autorizzazioni in tutta l’UE, l’inclusione di criteri non legati al prezzo, come la sostenibilità e le clausole di penalizzazione per la mancata esecuzione dei progetti. La notizia è stata percepita come positiva per il mercato, anche se non tutte le misure previste saranno immediatamente efficaci.

Lo slancio per la futura diffusione delle energie rinnovabili è ancora vivo. L’ultima pubblicazione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), il World Energy Outlook 20231, sottolinea che sono in corso importanti cambiamenti che porteranno a un sistema energetico globale notevolmente diverso entro la fine del decennio. Ciò è dovuto principalmente alla crisi energetica globale e all’impulso delle politiche energetiche. Secondo l’AIE, la capacità rinnovabile a livello mondiale è destinata a salire di 107 GW, il più grande aumento assoluto di sempre, fino a superare i 440 GW nel 2023. Inoltre, secondo il rapporto AIE di giugno, i costi medi globali livellati dell’energia (LCOE) per l’eolico onshore e il solare fotovoltaico dovrebbero diminuire nuovamente nel 2024, pur rimanendo al di sopra dei livelli del 2020 del 10-15% a causa dei prezzi delle materie prime, degli affitti e dei tassi d’interesse.

Si può credere ancora nei titoli energetici rinnovabili quindi?

Per distinguere i vincitori da chi invece ha difficoltà, la prospettiva della catena del valore rimane un approccio interessante, con particolare attenzione al potere di determinazione dei prezzi e alla stabilità della domanda. Inoltre, può essere rilevante identificare le aziende con un reale vantaggio competitivo, in grado di muoversi e prosperare in un diverso ambiente energetico, e le cui valutazioni non sono troppo ottimistiche ma veritiere. Infine, si potrebbe valutare in che misura le aziende stiano rivedendo/migliorando le proprie politiche per integrare nuovi scenari di mercato, al fine di anticipare i rischi finanziari futuri e orientare la propria strategia di conseguenza.

1 https://www.iea.org/reports/world-energy-outlook-2023


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