Analisi a cura di Alessandro Allegri, amministratore delegato di Ambrosetti Asset Management SIM.
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Dopo uno dei peggiori inizi d’anno a memoria di investitore azionario, il mese appena concluso ha confermato alcune nostre convinzioni: in primo luogo la validità dei livelli di minimo fatti registrare, in secondo luogo il proseguimento del clima di incertezza e di elevata volatilità. Il risultato finale è stato quello di un mese molto contrastato per i mercati azionari con significative oscillazioni e capovolgimenti di fronte, un mese a due velocità che ha replicato sostanzialmente quanto visto già a gennaio, con dapprima un ribasso significativo e poi un altrettanto vigoroso recupero favorito dalla significatività delle aree di minimo raggiunte, dal contestuale livello di forte ipervenduto e dall’eccessivo sentiment negativo che, come spesso succede, ha generato la valorizzazione di un’interessante opportunità di acquisto a prezzi “scontati”.
Sul rientro dell’avversione al rischio hanno giocato un ruolo determinante anche il rimbalzo del prezzo del petrolio ed il ritorno di fiducia sul comparto bancario che, seppur di fronte alla problematica delle sofferenze, presenta in generale dei livelli di patrimonializzazione decisamente superiori rispetto a quelli pre-crisi. Il saldo finale di febbraio resta comunque in territorio negativo (-1.58% Msci World LC AC) con discese significative soprattutto per il Giappone (-9.37%) e per l’intera area Euro (-3.26%). Più contenute invece le flessioni in America (S&P500 -0.41%) e sui Paesi emergenti (-0.28%) trainati soprattutto da Brasile (+5.91%) e Russia (+3.10%) in netta controtendenza. In questa fase i risultati di performance riassumono puntualmente i valori in campo; Giappone ed Area Euro hanno presentato le maggiori fragilità registrando nelle scorse settimane discese ben al di sotto dei minimi di gennaio, mentre gli Stati Uniti ed i mercati emergenti hanno evidenziato una capacità di tenuta decisamente superiore, segno di un buon vigore ed una maggiore voglia di riprendere in breve tempo il terreno perduto.
Sul fronte dei principali settori si registra un sostanziale allineamento delle performance che fa spiccare in particolare il pessimo risultato dei temi finanziari rispetto agli ottimi risultati del comparto industriale e soprattutto delle materie prime, trainate dalla crescita dell’oro (+10.78%) e dal recupero di forza del petrolio (+8.25% Brent) che stabilizza le quotazioni ampiamente sopra quota 30$. Sul lato obbligazioni arrivano invece solo risultati positivi, bene i governativi (+0.97% Usa e +1.46% Germania) che confermano i progressi dello scorso mese come alternativa Risk-off, a cui si aggiungono Corporate (+113%), High Yield (+0.72%) e soprattutto Emergenti (+1.96%) che si allineano in termini di crescita. É stato un mese importante in termini di oscillazioni anche sulle valute. L’elemento più rilevante è sicuramente la forza dello yen che, sia verso euro che dollaro, ha ampliato gli apprezzamenti di gennaio con conseguenti effetti negativi sul mercato azionario locale, già in fase di debolezza. Significativi i movimenti anche di euro/dollaro che ha alternato ad un iniziale forte apprezzamento, un riequilibrio dei prezzi in chiusura di mese (+0.39%). Chiudono il quadro la debolezza dell’euro verso il franco svizzero (-2.00%) e l’apprezzamento verso la sterlina (+2.69%), grazie anche all’effetto della potenziale Brexit.
Sono molti i fattori che pesano sull’attuale fase di turbolenza: si passa dall’incertezza sul ciclo economico cinese alla tensione sul sistema bancario europeo, fino al collasso dei prezzi del petrolio con i problemi deflazionistici da esso derivanti nei Paesi sviluppati ed in Asia, a cui aggiungiamo un po’di rischi geopolitici (dalla “Brexit” alla crisi dei migranti passando per il rischio terrorismo). Insomma una combinazione di incertezza che, al momento, i mercati prezzano con un outlook molto negativo, forse troppo, tanto che i recenti recuperi possono rappresentare un primo segnale di riallineamento positivo delle quotazioni introducendo, proprio per il mese di marzo, maggiori possibilità di vedere ulteriori concreti rialzi sul fronte azionario.
Per il mese di marzo privilegiamo il mercato azionario con un peso relativamente maggiore rispetto alla componente meno rischiosa dei portafogli. A livello di allocazione non si segnalano variazioni di rilievo sul lato azionario con una maggiore esposizione, a livello di macro aree, per i mercati euro e la conferma della selezione settoriale a favore dei comparti Healthcare, Consumi Ciclici e Non Ciclici. Sulla componente obbligazionaria vengono confermati gli investimenti sui temi governativi con, tuttavia, una significativa diversificazione sia su temi a spread come High Yield e Corporate, che su debito emergente a volatilità più contenuta. Rimane contenuta l’esposizione valutaria extra euro.