Contributo a cura di Bram Bos, global head of Green, Social and Impact Bonds di Goldman Sachs Asset Management. Contenuto sponsorizzato.
Al giorno d’oggi, la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio è fondamentale a causa del continuo impatto che il cambiamento climatico ha sulle economie, le imprese e le comunità globali. Il conflitto in Ucraina ha portato a un aumento dei prezzi dell'energia, spingendo i paesi europei a ridurre la loro dipendenza da petrolio e gas russi. Tuttavia, fino a poco tempo fa, gli investitori obbligazionari che desideravano investire nella transizione climatica e ridurre l'impronta di carbonio dei loro portafogli avevano a disposizione poche opzioni interessanti che permettessero loro di non sacrificare liquidità e rendimenti.
In Goldman Sachs Asset Management riteniamo che per finanziare la decarbonizzazione di diversi settori saranno necessarie soluzioni innovative, il cui sviluppo richiederà ingenti quantità di capitale. In questo contesto, i green bond possono generare rendimenti competitivi e, allo stesso tempo, finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
I green bond, un tempo considerati un prodotto di nicchia, rientrano oggi tra le principali asset class che consentono di finanziare progetti dal positivo impatto ambientale. Di fatti, grazie alle obbligazioni verdi, le cui caratteristiche finanziarie sono simili a quelle delle obbligazioni tradizionali, è possibile finanziare progetti e attività incentrati sul cambiamento climatico, come le energie rinnovabili, i trasporti puliti, la gestione sostenibile delle risorse idriche e l'efficienza energetica. Tramite obbligazioni verdi, inoltre, gli investitori possono potenzialmente contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e gli SDG delle Nazioni Unite.
Guardando alle peculiarità che caratterizzano questo mercato, in un segmento obbligazionario dominato dal dollaro, il mercato totale dei green bond è composto per circa il 66% dalle obbligazioni in euro, mentre quelle in dollari sono solo il 20%, anche se in crescita. Inoltre, la composizione del mercato dei green bond societari differisce sensibilmente da quella del suo equivalente non verde: di fatti, i principali emittenti del mercato obbligazionario più ampio sono le società industriali, le cui obbligazioni rappresentano circa il 52% del totale, seguite dai bond del settore finanziario (quasi il 40%) e dei servizi di pubblica utilità (poco più dell’8%). Sul mercato dei green bond, gli istituti finanziari sono la categoria di emittenti più significativa, con il 61% delle obbligazioni in circolazione, seguiti dalle utility a quasi il 28% e dagli emittenti industriali con l’11%.
Una delle sfide fondamentali di domani sarà quella di finanziare gli ingenti investimenti che favoriscono la transizione verso un'economia globale a basse emissioni di carbonio, dalle infrastrutture verdi alle tecnologie all’avanguardia che permetteranno di azzerare le emissioni nette entro il 2050 e frenare il riscaldamento globale. Ecco perché l'enfasi sul cambiamento climatico da parte degli emittenti obbligazionari dovrebbe creare un potenziale di crescita per il mercato dei green bond e ampliare le opportunità per gli investitori, dal momento che, ad oggi, è più facile inserire questi titoli nelle proprie allocazioni obbligazionarie. Al contempo, per gli investitori può essere difficile comprenderne pienamente l’impatto ambientale positivo all’interno del portafoglio, e quindi, scegliere un gestore specializzato in green bond con rigorosi criteri di selezione, una rendicontazione dettagliata e una solida gestione del rischio può supportare loro nel limitare il rischio di ribasso e individuare opportunità di investimento con rendimenti potenzialmente interessanti.
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