I mercati ribassisti non sono tutti uguali, come riconoscerli

Loredana La Pace. Foto concessa (GSAM)
Loredana La Pace. Foto concessa (GSAM)

Contributo a cura di Loredana La Pace, country head Italy di Goldman Sachs Asset Management. Contenuto sponsorizzato.

Quest’anno è stato caratterizzato da diverse oscillazioni sui mercati azionari, come dimostra la contrazione di circa il 20% dell’indice S&P500 da inizio anno. Siamo di fronte ad un mercato orso? Sì, ma data l’assenza di squilibri strutturali, riteniamo che la volatilità che sta caratterizzando i listini sia più in linea con un mercato orso “ciclico” che con uno “strutturale”. Esistono infatti diverse tipologie di mercati ribassisti che si differenziano in base alle caratteristiche, alla durata e alla profondità dei ribassi.

Riteniamo che comprendere in quale mercato ribassista ci troviamo oggi sia utile per saperne di più su quando ci sarà una ripresa e quale sarà la sua portata.

Nello specifico, i mercati ribassisti si suddividono in:

  • Mercati orso strutturali: caratterizzati da durata maggiore e cali più marcati, con una media del -60% in un orizzonte temporale di tre anni. Questi impiegano fino a un decennio per riprendersi completamente. Un mercato ribassista strutturale si differenzia da uno ciclico per via della presenza di notevoli squilibri finanziari, un elemento che non riscontriamo nel mercato attuale e che ad oggi non consideriamo un rischio. Nella maggior parte dei mercati ribassisti strutturali, la leva finanziaria del settore privato è estremamente elevata, mentre nel mercato attuale i bilanci del settore sono solidi.
  • Mercati ribassisti ciclici: definiti da un calo del mercato che si aggira intorno al 30%, con una durata media di due anni. Solitamente la fase di ripresa dura circa cinque anni e tendono ad essere associati al ciclo economico e all’inasprimento della politica monetaria.
  • Mercati ribassisti indotti da eventi: sono quelli che generalmente hanno una durata minore e sono innescati da shock esogeni, come ad esempio la pandemia di Covid-19. Il calo medio riportato da questi mercati si aggira intorno al 30% e, di solito, non generano una recessione prolungata.

Non è stato raggiunto un vero e proprio minimo del mercato ribassista

Nel rally registrato durante l’estate all’interno di una fase ribassista, i mercati hanno prezzato la crescente fiducia sul fatto che inflazione e tassi d’interesse stavano raggiungendo il picco. Partendo dal presupposto che la Fed continui a rialzare i tassi fino all’inizio del 2023, ci sono tre motivi che ci spingono a ritenere che non sia stato raggiunto un vero e proprio minimo del mercato ribassista: inflazione core e tassi non sono ancora diminuiti in modo significativo; la crescita economica continuerà probabilmente a indebolirsi; le valutazioni e il posizionamento degli investitori non hanno ancora evidenziato una capitolazione di mercato.

In conclusione, potremmo assistere ad episodi di volatilità nel breve termine ma riteniamo che la forza del settore privato e l’assenza di elementi strutturali di debolezza all’interno dell’economia consentano di scongiurare i peggiori effetti dei mercati orso strutturali. Gli investitori con un’ottica di lungo periodo potrebbero essere meglio posizionati per rimanere in corsa, visto che la ripresa sembra sì probabile ma anche difficile da prevedere.


Fonti e note

Fonte: Goldman Sachs Asset Management, Ottobre 2022

https://www.gsam.com/content/gsam/us/en/advisors/market-insights/gsam-connect/2022/the-three-bears.html

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