I dati di fine 2017 pubblicati dalla covip consentono di fare il punto sulla condizione dei fondi pensione aperti nel decennale del d.Lgs. 252/2005.
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La struttura del mercato dei Fondi pensione aperti (Fpa) risulta stabile rispetto all’anno precedente con 43 forme attive nel complesso. Si tratta di schemi di previdenza complementare che possono essere istituiti da banche, SGR, SIM e assicurazioni e consentono l’adesione sia su base individuale sia su base collettiva in presenza di accordi tra lavoratori e datore di lavoro.
Le forme ad oggi presenti sul mercato risultano istituite per lo più da soggetti di natura assicurativa (33 fondi, che raccolgono il 57% del patrimonio), SGR (9 fondi, che raccolgono il 40% del patrimonio) e bancaria (un fondo per circa il 3% del patrimonio).
Gli iscritti ai Fpa rappresentano circa il 18% del totale delle adesioni a previdenza complementare con una dinamica di crescita sostenuta e superiore, nell’ultimo anno, rispetto alle altre forme (+9,2%), contando a fine 2017 circa 1,34 milioni di aderenti (di cui il 15% per il tramite di adesioni collettive).
Fpa- Componenti della raccolta netta
fondi aperti |
|
Contributi per le prestazioni |
1.912 |
di cui: TFR |
550 |
Uscite gestione previdenziale |
630 |
- anticipazioni |
221 |
- riscatti |
169 |
- erogazioni in capitale |
213 |
- tranformazioni in rendita |
27 |
- rendite erogate direttamente |
- |
Transferimenti netti |
104 |
Raccolta netta |
1.385 |
Importi in milioni di euro. Fonte: Relazione Covip per l’anno 2017.
ISC medi a 35 anni per tipo di comparto
|
Fpc |
Fpa |
Pip* |
Comparti Garantiti** |
0,3 |
1,1 |
1,4 |
Comparti Obbligazionari |
0,2 |
0,9 |
1,6 |
Comparti Bilanciati*** |
0,2 |
1,3 |
1,9 |
Comparti Azionari |
0,2 |
1,6 |
2,3 |
Anno 2017 - Val. %. *Il valore si riferisce ai Pip adeguati al D.Lgs. 252/2005. **Per i Pip si tratta delle gestioni separate di ramo I. ***Comprendono le linee flessibili. Fonte: Relazione Covip per l’anno 2017.
I dati relativi alle preferenze di investimento degli iscritti, ovvero alla scelta della linea cui aderire, evidenziano una predilezione sempre più marcata per i comparti bilanciati, ovvero quelli con una componente azionaria superiore al 30% e inferiore al 50% (52,6% contro 40% dell’anno precedente), a seguire i comparti garantiti (20,7%), azionari (15,5%) e obbligazionari (11,5%). L’evoluzione storica della composizione degli iscritti continua a registrare una progressiva riduzione delle adesioni ai comparti azionari a favore dei comparti bilanciati e garantiti.
L’Andp (attivo netto destinato alle prestazioni) corrispondente ai Fpa rappresenta il 12% del patrimonio totale afferente alla previdenza complementare, in crescita del 12% rispetto all’anno precedente, attestandosi su un valore di poco più di 19 miliardi di euro. Nel 2017, le risorse accumulate si sono incrementate di circa 1,4 miliardi di euro. A fronte di 1,9 miliardi di euro di contributi in entrata (159 milioni in più rispetto all’anno precedente), si sono registrate uscite della gestione previdenziale per circa 630 milioni di euro, delle quali circa il 70% per anticipazioni e erogazioni in capitale.
La distribuzione dell’attivo netto destinato alle prestazioni segue quanto già detto relativamente alle adesioni: la quota più rilevante, pari al 45,3%, riguarda i comparti bilanciati. Seguono i comparti garantiti (22,7%), azionari (21,3%) e obbligazionari (10,70%). I costi dei Fpa sono intermedi tra quelli dei Fondi pensione chiusi (Fpc) e quelli dei Piani individuali di previdenza (Pip). L’ISC(1) a 35 anni dei Fpa è più alto rispetto a quello dei Fpc. Tale confronto, tuttavia, potrebbe essere fuorviante andando a paragonare forme che hanno natura e modelli operativi difformi. Più calzante è il confronto tra fondi pensione aperti e Pip dato che entrambi operano su base individuale, sono istituiti da soggetti commerciali e sono distribuiti in maniera analoga. Nel lungo periodo (35 anni) la riduzione dell’ISC rispetto ai Pip varia tra il 44% sulle linee obbligazionarie e il 21% su quelle garantite.
Nel 2017 i Fpa hanno ottenuto rendimenti molto positivi: +3,3%, meglio di Fpc (+2,6%), Pip-Unit Linked (+2,2%) e Pip-Gestioni separate (+1,9%). L’analisi di lungo periodo, più coerente con l’obiettivo di un fondo pensione, mostra risultati altrettanto positivi. Tra il 2007 e il 2017 il rendimento medio annuo composto dei Fpa è stato del +3%, superiore a quello delle Unit linked (+2,2%) e delle gestioni separate (+2,8%). Di contro, i Fpc hanno segnato un rendimento medio annuo composto leggermente più elevato pari al +3,3% (i rendimenti sono al netto dei costi e dell’imposta sostitutiva sui rendimenti). L’asset allocation dei Fpa evidenzia una forte propensione all’investimento in Oicr (24,7%, +10 punti percentuali rispetto alla media dei Fp) e in titoli di capitale (19,7%, +2 punti percentuali rispetto alla media dei Fp). Di contro, si registra un minore investimento nei titoli governativi, che rappresentano comunque la principale attività in cui sono allocate anche le risorse dei Fpa (37%, -4,5 punti percentuali rispetto alla media dei Fp).
A dicembre 2017 Intesa Sanpaolo costituiva il principale operatore di mercato, sia per quanto riguarda gli aderenti (30%) sia per quanto riguarda le risorse gestite (22%). Altri operatori rilevanti in termini di patrimonio gestito sono rappresentati da Arca (18%) e Amundi (8%). Il mercato dei Fpa presenta una concentrazione non trascurabile: i primi 3 operatori detengono il 48% dell’Andp, i primi cinque possiedono il 60% dei patrimoni.
(1) L’Indicatore Sintetico di Costo (ISC) stima l’incidenza dei costi sulla posizione di un aderente tipo ed è calcolato in modo analogo per tutti i Fp al fine di favorirne la confrontabilità. L’ISC è calcolato a 2, 5, 10 e 35 anni come differenza tra il tasso interno di rendimento di un piano senza costi e uno che li considera. Il calcolo si basa su un versamento annuale di 2.500 euro e un rendimento del 4% annuo.