Jochen Breuer presenta l'attuale scenario macroeconomico di Cina, Giappone e Corea del Sud. Contenuto sponsorizzato da Fidelity International.
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CONTRIBUTO a cura di Jochen Breuer, portfolio manager, Fidelity International. Contenuto sponsorizzato da Fidelity International.
Cina, Giappone e Corea del Sud hanno intensificato gli sforzi per spingere le società ad aumentare dividendi e a riacquisti azionari. Mentre l’Asia è stata a lungo soprattutto una storia di crescita per gli investitori, le riforme dei Governi potranno liberare il valore delle azioni a dividendo nella Regione?
Il racconto di Cina, Giappone e Corea del Sud
L’espressione cinese gallo di ferro risale alla dinastia Qing come l’immagine di un uccello di ferro da cui non è possibile staccare alcuna piuma e viene utilizzata come una sorta di rimprovero per che non apre facilmente il portafoglio. Negli ultimi anni, l’espressione è stata ripresa dai funzionari e dai media cinesi come critica nei confronti delle società quotate che non pagano dividendi.
Il messaggio sottostante è che i regolatori cinesi stanno intensificando gli sforzi per indurre le società locali a pagare dividendi più elevati o a riacquistare più azioni, allo scopo di renderle più interessanti per gli investitori in un momento in cui il mercato azionario del Paese è penalizzato dalle prospettive economiche più incerte.
Pechino ha adottato una serie di misure già lo scorso anno. A gennaio 2023 l’Organo per la regolamentazione degli asset statali cinese ha sostituito il principale indicatore di valutazione della performance del management delle società pubbliche, passando dagli utili al ritorno sul capitale (ROE). Per ottenere un ROE più elevato, un’azienda con un eccesso di liquidità può pagare maggiori dividendi. Ad agosto 2023 l’Autorità di regolamentazione dei titoli ha vietato agli azionisti di controllo di vendere azioni sul mercato secondario se la società quotata non ha pagato o ha pagato pochi dividendi negli ultimi tre anni. Il mese scorso (marzo 2024), l’Autorità di regolamentazione ha dichiarato che avrebbe spinto le società a distribuire i dividendi più volte all’anno.
I risultati sono stati significativi, grazie anche ai tagli alla spesa operati durante la contrazione da molte imprese cinesi sui progetti di capitale. Nel 2023 i dividendi distribuiti dalle società presenti nell’indice Shanghai Composite sono aumentati del 13% rispetto all’anno precedente, attestandosi a RMB 1.700 miliardi (USD 235 miliardi). Le società pubbliche e alcune società private stanno rispondendo all’appello del Governo. A marzo Ping An Bank ha proposto di pagare dividendi per RMB13.900 miliardi (USD 1,9 miliardi), portando il payout ratio del 2023 al 30%, contro una media del 12% nei cinque anni precedenti.
La Cina non è l’unico Paese asiatico che sta cercando di migliorare le valutazioni azionarie attraverso pratiche gestionali migliori. In Giappone, le riforme della corporate governance promosse da Shinzo Abe negli anni del suo mandato stanno accelerando. A fine febbraio 2024, il 48% circa delle società quotate nella prima sezione della Borsa di Tokyo aveva un piano, reso noto pubblicamente, per ottimizzare la gestione del capitale. La riforma è stata uno dei principali motori del rally del mercato azionario, il mese scorso l’indice Nikkei Stock Average ha toccato i massimi storici.
Lo scorso febbraio, il Governo sudcoreano ha annunciato il programma Corporate Value-Up per ridurre il cosiddetto sconto Corea, in base al quale le società che daranno priorità ai rendimenti degli azionisti riceveranno forti incentivi e benefici fiscali. Tuttavia, l’iniziativa ha deluso le aspettative degli investitori a causa della mancanza di dettagli concreti. Restiamo in attesa del piano definitivo e tuttavia riteniamo che un pacchetto di riforme sostenibili dovrebbe affrontare problemi che vanno oltre il mercato azionario, come, ad esempio, l’imposta di successione.
Tali riforme strutturali non sono una coincidenza. Negli ultimi cinque anni le società cinesi, sudcoreane e giapponesi hanno registrato un payout ratio, ovvero la percentuale degli utili di una società distribuiti sotto forma di dividendi, medio rispettivamente del 30, 32 e 40%, a fronte di una media del 48% a livello globale e del 64% in Europa; quindi, c’è ancora molta strada da fare. E le condizioni perché le società asiatiche possano fare di più ci sono. In generale, le imprese hanno bilanci solidi e sono pertanto in grado di distribuire dividendi agli azionisti o di riacquistare azioni. Accanto a questi fondamentali societari, un’ampia quota della popolazione della Regione sta invecchiando rapidamente e ciò farà aumentare la domanda degli investitori di rendimenti costanti e affidabili, per accantonare risparmi in vista della pensione.
L’attrattività delle società che pagano i dividendi
È importante sottolineare chein un anno di volatilità del mercato, le azioni che pagano dividendi hanno registrato un andamento migliore, sulla scia di tali cambiamenti. L’indice CSI Dividend cinese, costituito da 100 società con un buon track record di distribuzione dei dividendi, ha messo a segno un solido rialzo dell’8,3% nel 2024, in controtendenza rispetto alla generale debolezza del mercato azionario continentale. L’indice Nikkei 225 High Dividend Yield Stock 50 giapponese è cresciuto del 31% da luglio 2023, contro il 20% del Nikkei 225. Il basso livello dei rendimenti obbligazionari in entrambi i Paesi ha contribuito a rendere le azioni che pagano dividendi relativamente più interessanti.
Il rallentamento dell’economia mondiale e la diminuzione dei tassi di interesse indicano che la ricerca di stabili rendimenti da dividendi è diventata una strategia interessante. Inoltre, i dati storici sottolineano che l’attenzione alle società che pagano dividendi è qualcosa di più di un tema difensivo che funziona bene in condizioni di mercati variabili. Negli ultimi vent’anni, l’indice high-dividend asiatico ha sovraperformato l’indice standard anche grazie ai minori drawdown nei periodi di stress. Il 56% circa del rendimento totale dell’indice MSCI AC Asia Pacific ex Japan deriva dal reddito da dividendi.
Anche se rendimenti da dividendi elevati appaiono interessanti, bisogna prestare attenzione ad alcune trappole, quando, ad esempio, un rendimento da dividendi molto elevato attira gli investitori verso una società in difficoltà finanziaria. Crescita degli utili resiliente, bilancio sano e soprattutto, corporate governance solida, che garantisce la restituzione dell’eccesso di liquidità agli azionisti, sono gli indicatori di una società in buona salute che noi cerchiamo.
I galli di ferro asiatici potrebbero aver bisogno di tempo per cambiare. Tuttavia, in un periodo in cui la reputazione della Regione in termini di crescita è stata scossa dalla volatilità, anche la caduta di poche piume dovrebbe rivelare nuove opportunità di investimento.
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