Si conferma la “calma relativa” per gli USA dopo l’esito delle presidenziali. Mercati asiatici ancora di difficile lettura, risk on per la zona euro. Contributo a cura di Stefano Battel, Cherry Bank.
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CONTRIBUTO a cura di Stefano Battel, portfolio manager, Cherry Bank.
Le recenti elezioni americane hanno originato un impatto significativo sui mercati finanziari, superando le iniziali aspettative. I principali indici statunitensi hanno sovraperformato i listini del Vecchio Continente, in alcuni casi anche di quasi 10 punti percentuali (S&P 500 vs DJ Eurostoxx 50), da inizio novembre. A riflettere la fiducia degli operatori di mercato, nella futura stabilità economica del Paese, vi è anche il forte apprezzamento del dollaro, nei confronti dell’euro, cresciuto del 4 per cento.
Persino la fiducia dei consumatori, rilevata dal Conference Board, è salita a 111,7 toccando i massimi da oltre un anno, grazie all’inflazione minore del previsto e a un giudizio più positivo sul mercato del lavoro nonostante la seconda stima del PIL del terzo trimestre, pur confermando la crescita di +2,8% t/t annualizzata si è assistito a un ribasso della componente dei consumi.
Di contro i recenti dati sulla fiducia delle imprese tedesche di novembre, con l’indice IFO sceso a 85,7 dal precedente 86,5, confermano l’incertezza della locomotiva europea legata non solo alla crisi politica interna ma anche alla prospettiva di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump ripercuotendosi sulla crescita economica dell’intera eurozona. A novembre, infatti, l’ESI (Economic Sentiment Indicator) è risultato fondamentalmente invariato, segnalando una crescita sotto il potenziale, confermando la fase di stallo della manifattura, per la quale non si vedono possibilità di ripartenza nei prossimi mesi.
Ampiamente previsti gli effetti temporanei sulla componente energetica dell’inflazione, causa del rimbalzo dell’indice CPI headline di novembre. Il sentiero, anche alla luce di quanto sopra esposto, dovrebbe essere tracciato anche grazie all’indebolimento della domanda che dovrebbe aumentare le probabilità di raffreddamento dei servizi, unica componente ancora “sticky”. In tale scenario è plausibile ipotizzare il proseguire della riduzione del tasso BCE in un range compreso tra l’1,5% e il 2%.
Indicatore di Stress sui mercati finanziari
Malgrado l'esito delle elezioni presidenziali americane suggerisca un possibile aggiustamento nella politica monetaria per affrontare le sfide e le opportunità che si presenteranno, per i mercati americani viene ancora confermato il momento di relativa “calma”. L’indicatore elaborato da Cherry Bank su dati Bloomberg, che misura il grado di turbolenza dei mercati, si attesta infatti all’interno della “banda di sicurezza” riportandosi ai valori di settembre, sancendo in maniera netta l’appetibilità dell’area.
Mercati asiatici
Nonostante i deflussi giunti nell’area nel mese di novembre a livello quantitativo l’indicatore mette a segno un ulteriore calo, in termini assoluti, rispetto al precedente dato. La regione comunque continua a essere particolarmente vulnerabile alle tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina, al rallentamento della crescita di quest’ultima, cresciuta del 4,6% nel terzo trimestre, ritmo più debole da marzo dello scorso anno a causa di una debole domanda e ai ridotti investimenti del settore privato paralizzato dagli effetti della crisi del mercato immobiliare e da un indebitamento superiore al 300% del PIL, senza considerare l’esposizione degli enti locali. Il Dragone, infatti, continua a risultare il maggiore de-contributore dell’indicatore.
Sebbene le indicazioni che ci giungono segnalino una stabilità a livello di variazione assoluta (compresa tra -20% e +20%) con il prosieguo del momento risk on, per i mercati del Vecchio Continente, la situazione è da monitorare notando primordiali cambi a livello di correlazione, probabilmente dettati da riposizionamenti causati dai deflussi che hanno interessato l’area.
Situazione globale
Infine, a livello globale ravvisiamo una situazione molto simile alla macroarea statunitense, con un deciso ribasso per l’indicatore. Gli operatori, terminato il riposizionamento settoriale del mese precedente, guardano sempre più al “rally di fine anno”.