L’estate 2024 è stata caratterizzata da aspettative del taglio dei tassi vs un azionario meno trainato da pochi titoli. Contributo a cura di Antonio Cesarano di Intermonte.
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CONTRIBUTO a cura di Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte.
Il 2024 è stato finora interessato dalla prosecuzione del trend al rialzo dei listini azionari, a fronte di un consolidamento dell’attesa dell’inizio della stagione del taglio tassi in modo più deciso da settembre. Le aspettative “esuberanti” di inizio anno (ben 6/7 tagli sia per Bce sia per Fed) si sono poi progressivamente assestate verso l’ipotesi di un taglio di 100 pb complessivo quest’anno su entrambe le sponde dell’oceano. Allungando l’orizzonte temporale, l’attesa è che entro gli inizi del 2026 la Fed porti i tassi fed funds intorno al 3% (dall’attuale 5,25/5,50%) e la BCE intorno al 2,25% (dall’attuale 3,75% tasso sui depositi).
Nel frattempo per buona parte dell’anno il rialzo dei listini USA è stato trainato da pochi titoli al punto da far emergere il gruppo delle cosiddette “magnifiche 7”, dove rientrano le società Usa maggiore capitalizzazione e spesso maggiormente vicine al tema dell’intelligenza artificiale. Questo fenomeno però ha iniziato a trovare una fase di assestamento tra luglio ed agosto, quando gli indici equiponderati hanno iniziato ad evidenziare performance analoghe a quelle degli indici generali, che tipicamente maggiormente risentono della concentrazione del peso elevato di pochi titoli.
Performance indici equiponderati vs indici generici
Banche centrali: prevenire meglio che curare
Nel frattempo il mese di agosto ha confermato anche una tendenza delle banche centrali in atto da diversi anni, ossia quella di agire sempre più in chiave preventiva ai primi sintomi di turbolenza, piuttosto che agire di rimessa dopo l’emersione di fattori problematici. L’esperienza di situazioni simili del passato sta probabilmente impattando su questo atteggiamento. Il caso più recente è stato la riproposizione dell’impatto della rapida chiusura di carry trade finanziati in yen ad inizio agosto, dopo l’evidenza della volontà della BoJ di provvedere ad una normalizzazione della politica monetaria rialzando i tassi. Un fenomeno analogo accadde nell’estate del 1998 ed all’epoca Greenspan impiegò 2/3 mesi per arrivare poi alla soluzione finale consistente nell’immissione di liquidità per evitare che il fallimento dell’hedge fund LTCM coinvolgesse poi a catena le banche creditrici. Nel 2024 la reazione è stata molto più veloce: dopo i primi due giorni di turbolenze sui mercati, il vicegovernatore della BoJ si è affettato a calmare le acque lasciando intendere che l’istituto non ha fretta nel processo di rialzo dei tassi e che comunque giammai lo farà in condizioni di mercati agitati.
Così nel 2023, i primi sintomi di emersione della crisi del comparto delle banche regionali Usa, portarono subito la Fed a varare manovre straordinarie di immissione di liquidità, anche a costo di interrompere temporaneamente il QT. Nel 2024, a maggio la Fed ha annunciato il rallentamento del QT in chiave meramente preventiva rispetto a possibili turbolenze sul mercato monetario.
Gli esempi richiamati, fino al più recente di inizio agosto, sono importanti perché è come se gli operatori prendessero appunti e soprattutto consapevolezza che le banche centrali sono là per prevenire, prima ancora che curare eventuali fattori di turbativa delle cd “financial conditions”, ossia di movimenti bruschi di mercato tale da alterare i meccanismi di trasmissione della politica monetaria. Si passa così da una cd “Fed put curativa” ad una “Fed put preventiva”, all’insegna del motto prevenire è meglio che curare.
Queste considerazioni possono essere utili per capire come nel tempo mutano i bias ossia gli atteggiamenti con cui gli operatori navigano le alterne vicende macro/mercati, accelerando i tempi di risposta e la tendenza ad anticipare i movimenti di mercato.
Prospettive per settembre e fine anno
In prospettiva, settembre potrebbe essere caratterizzato dall’impatto delle forti emissioni in arrivo, Gli emittenti potrebbero infatti cercare di anticipare soprattutto a settembre le emissioni spalmate anche su novembre, per evitare soprese negative post elezioni usa del 5 novembre. Questo potrebbe temporaneamente far risalire i tassi a lungo termine
Allo stesso tempo, nella seconda parte del mese diversi fattori puntano verso un marcato drenaggio di liquidità (tra cui pagamento tasse USA, tendenza delle banche a depositare cash presso la banca centrale a fine trimestre oltre che sospensione temporanea dei buy back prima della stagione delle trimestrali di ottobre), che potrebbe temporaneamente comportare prese di profitto anche sui listini azionari.
La parte finale dell’anno potrebbe però portare ad un forte flusso di liquidità in vista di marcato aumento dei buy back societari ed aumento della spesa del governo Usa in chiave anche elettorale.
Sul fronte politica e geopolitica, il focus sarà da un lato sulle elezioni Usa ed anche sull’impatto delle regionali tedesche, dall’altro sul fatto che le frizioni tra mondo sviluppato ed il cd Sud Globale/Brics allargato, portano ad ipotizzare la necessità di continuare progressivamente il processo di diversificazione delle riserve valutarie da dollari ad oro. E banche centrali di paesi come Cina ed India hanno sulla carta ancora molta strada da fare, dal momento che le riserve auree sul totale sono piuttosto basse: rispettivamente circa 5% e poco meno del 10% per Cina ed India.
In sintesi, le turbolenze della seconda parte di settembre/inizio ottobre potrebbero essere temporanee ed in parte occasione per riposizionarsi allungando duration ed esposizione sull’azionario, contando anche sul fatto che, in caso di fattori ostici sui mercati, le banche centrali potrebbero ancora essere impegnate a prevenire prima ancora di curare. Nel frattempo la geopolitica potrebbe ancora mediamente supportare l’oro nei prossimi trimestri.
Cesarano terrà la relazione di apertura all'evento ANCP Financial Forum Bologna 2024 in programma l'11 settembre 2024.