Il Paese è diventato quasi una vittima del suo stesso successo. Il suo sistema democratico è lodevole ma, a volte, quando ognuno è libero di dire la sua, la burocrazia può pesare sul progresso. Contributo a cura di Andrew Stanners, investment manager, Fixed Income, Aberdeen Standard Investments. Contenuto sponsorizzato.
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Contributo a cura di Andrew Stanners, investment manager, Fixed Income, Aberdeen Standard Investments. Contenuto sponsorizzato.
Conosci la strada per San José?
Dionne Warwick, celebre cantautrice americana, quando cantava “Do You Know the Way to San Jose”, in cui un’attrice che non era riuscita a raggiungere la celebrità a Los Angeles era stata costretta a tornare nella sua città natale, non si riferiva alla capitale della Costa Rica, ma alla San Jose californiana. Tuttavia, San Jose in California e San José in Costa Rica hanno alcune cose in comune.
Negli Stati Uniti, il Golden State, ovvero la California, è noto per le sue credenziali ecologiche, la sua politica progressista e l’enorme attrattiva che esercita sul turismo. Lo stesso si potrebbe dire della “Costa Ricca” dell’America Centrale, a lungo considerata un esempio di elevati standard politici, economici e ambientali rispetto ad altri paesi della regione.
La Costa Rica è diventata quasi una vittima del suo stesso successo. Il suo sistema democratico è lodevole, ma a volte, quando ognuno è libero di dire la sua, la burocrazia può pesare sul progresso. Dopo avervi viaggiato per svolgere delle due diligence all'inizio di quest'anno, ho una certa esperienza degli effetti delle lungaggini burocratiche. Non è particolarmente difficile trovare la strada per San José, ma muoversi una volta arrivati nella capitale è un'altra cosa. Le autorità locali non riescono a trovare un accordo sui nomi di molte strade e su dove collocare i cartelli, di conseguenza molte vie sono senza nome e le indicazioni devono essere fornite utilizzando gli esercizi pubblici come punti di riferimento, ad esempio “l’edificio tra il parco e il negozio di Starbucks”. La questione rappresenta una metafora di come si sono sviluppati i problemi di bilancio di questo paese: tutti conoscono il problema, tutti sanno come risolverlo, ma nessuno sembra essere in grado di farlo.
A livello macroeconomico, questa incapacità di agire efficacemente ha costantemente eroso i conti pubblici. Il mandato costituzionale della Costa Rica richiede una spesa elevata in settori come l'istruzione, quindi nel corso degli anni le varie amministrazioni hanno avuto poco spazio di manovra: solo il 10% circa per coprire la spesa per interessi e l'agenda economica.
Per 20 anni i ministri delle finanze di diversi partiti politici hanno lottato con i legislatori e le corti costituzionali nel tentativo di far passare la riforma fiscale, ma senza successo. La crisi dello scorso anno è stata il culmine di questi fallimenti: gli investitori nazionali e internazionali hanno perso fiducia, la valuta si è svalutata di oltre il 10% e le obbligazioni nazionali e internazionali sono scese di oltre il 20%. Trovandosi a corto di denaro, il governo è stato costretto a prendere in prestito 500 miliardi di colón (circa 830 milioni di dollari) dalla banca centrale, la quale ha insistito sul fatto che la crisi fosse “controllata”, mentre a mio parere il governo si è avvicinato al default più di quanto si sia voluto ammettere.
Affrontare il problema
Il momento della verità è arrivato dopo le elezioni generali dello scorso anno. All'inizio del 2018 l'elettorato ha sfidato i sondaggisti locali votando per il Partido Acción Ciudadana (PAC) per mantenere il controllo della presidenza. Il PAC aveva un nuovo leader, Carlos Alvarado Quesada, ma la sua autorità legislativa si era indebolita. Le possibilità di affrontare la disintegrazione della posizione fiscale sembravano limitate.
Solo dopo avere toccato il fondo, il legislatore e soprattutto la corte costituzionale hanno deciso di agire.
Nel classico comportamento politico dei mercati emergenti, solo dopo avere toccato il fondo, il legislatore e soprattutto la corte costituzionale hanno deciso di agire. Nel quarto trimestre del 2018 è stata approvata una riforma fiscale innovativa, la prima in oltre due decenni, che si basa in larga misura sul potere restrittivo delle norme fiscali e dovrebbe decretare un avanzo primario per il paese durante il periodo di presidenza di Alvarado. Sarà finalmente messo un freno anche al peggioramento del rapporto debito/PIL. Si è così ritrovato un nuovo ottimismo sia nel settore politico che in quello finanziario per cui, dopo decenni di stallo, il paese ha finalmente messo a punto una sua linea da seguire.
Questi momenti cruciali nel percorso economico di un paese possono rivelarsi tra i più proficui per gli investitori obbligazionari. La Costa Rica rappresenta ora un'opportunità interessante. I partiti politici stanno collaborando con i ministeri e il legislatore e sembra che l'agenda economica possa migliorare la traiettoria della posizione fiscale e del debito. Nel frattempo, le valutazioni sono poco onerose a causa della posizione eccessivamente pessimistica delle agenzie di rating e di un rapporto apparentemente inefficace con il Fondo Monetario Internazionale che aveva spaventato gli investitori.
Realizzare il cambiamento
Visitando regolarmente la Costa Rica, abbiamo costruito una rete di contatti locali in ambito finanziario e politico. In questi momenti economici e politici cruciali non c'è niente di meglio che discutere faccia a faccia con le principali autorità politiche.
Uno degli incontri che ho tenuto durante il mio viaggio è stato con Rocío Aguilar Montoya, la ministra delle finanze, che ha espresso un messaggio forte, positivo e coerente e si sta chiaramente concentrando sulla realizzazione della riforma fiscale, il cui risultato dipende da tre presupposti. In primo luogo, le attuali misure di austerità devono essere mantenute senza interruzione fino agli ultimi anni del mandato del presidente Alvarado. In secondo luogo, la crescita economica deve continuare a soddisfare le aspettative per sostenere il necessario miglioramento del gettito fiscale. Infine, il costo dei finanziamenti internazionali deve rimanere basso.
Per il 2019 il governo ha tre aree di intervento: attuazione, finanze e riforme. L'attuazione comporta l'applicazione delle modifiche legislative, come le modifiche ai nuovi contratti di lavoro pubblico. In ambito finanziario è necessario ottenere l'approvazione per l'emissione di obbligazioni internazionali per 5 miliardi di dollari nei prossimi sei anni. A luglio il governo costaricano ha approvato il collocamento di obbligazioni per un valore di 1,5 miliardi di dollari, ma eventuali futuri ritardi nell'emissione potrebbero creare un'altra mini-crisi. Infine, le riforme si riferiscono alle tradizionali promesse di ridurre la burocrazia, come la fusione di vari ministeri e dipartimenti governativi, da cui si potrebbe trarre profitto, data l'attuale stagnazione.
Cosa si prospetta in futuro per la Costa Rica?
Dall'inizio dell'anno i nostri clienti hanno ottenuto buoni risultati investendo sia nelle obbligazioni in valuta forte della Costa Rica, ossia in dollari, sia nel debito in valuta locale, ossia in colón. Le obbligazioni in dollari sono aumentate del 20% e i tassi di interesse locali sono scesi di 350 punti base, unitamente a una valuta che si è apprezzata di oltre il 6% rispetto al dollaro statunitense.
La Costa Rica continuerà a essere all'altezza della traduzione letterale del suo nome per gli investitori obbligazionari? Non è detto che, da sola, la riforma fiscale lo permetta. La cooperazione politica interpartitica potrebbe cominciare a venir meno, rendendo necessaria una rigorosa disciplina di austerità per rispettare i termini delle norme fiscali, quindi solo il tempo lo dirà. La crescita economica più lenta del previsto inizierà a mettere alla prova la determinazione dei riformatori, con conseguenti difficoltà legislative in merito a un'ulteriore emissione di obbligazioni in dollari.
Ciò di cui i nostri clienti possono essere certi è che conosciamo bene la strada per San José. Io, sicuramente, non vedo l'ora di tornarci.
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