L’Europa all’avanguardia negli investimenti green

David Zahn, Head of European Fixed Income, Senior Vice President, Franklin Templeton

Contributo a cura di David Zahn, head of European Fixed Income, Senior Vice President, Franklin Templeton Investments. Contenuto sponsorizzato

Con una seconda ondata del coronavirus e i lockdown attualmente in corso, le domande principali che si faranno gli investitori riguarderanno la resilienza dell’economia dell’Eurozona. Nonostante le notizie incoraggianti relative all’efficacia di due possibili vaccini, è ovvio che ci vorrà tempo prima che siano disponibili per l'intera popolazione. Secondo noi tuttavia vi sono all’orizzonte elementi positivi per l’Europa, non ultimo la solidarietà senza precedenti della regione in termini di pacchetti di supporto, sia monetari che fiscali. Vi è inoltre un diffuso consenso sulla centralità che dovrà avere il cambiamento climatico nella politica futura dell’Eurozona.

Le prospettive per l’Eurozona sono indubbiamente precarie. Il blocco è assediato da una nuova ondata di contagi del COVID-19, tassi d’interesse negativi e deflazione. Nonostante una robusta ripresa mostrata dalle cifre del prodotto interno lordo per il terzo trimestre 2020, la prognosi è meno ottimista, mentre aumentano le previsioni di una contrazione nel quarto trimestre. Siamo convinti che per il 2021 la Banca Centrale Europea (BCE) dovrà mantenere il suo orientamento accomodante, lasciando i tassi ancora bassi e proseguendo con gli acquisti di asset.

Lagarde continua a perseguire un’agenda rispettosa del clima

Su un fronte più piacevole, prevediamo altri sviluppi positivi nel mercato delle obbligazioni verdi europee. L’impatto notevole del cambiamento climatico e ambientale in tutto il pianeta è diventato sempre più visibile. Nei mercati finanziari, ciò ha portato a un aumento corrispondente della domanda di investimenti che possano aiutare a finanziare progetti con effetti positivi per l’ambiente e/o il clima.

Riteniamo che l’anno prossimo la BCE continuerà ad essere all’avanguardia nel difendere le obbligazioni verdi. Fin dall’inizio della sua presidenza della BCE, Christine Lagarde ha costantemente fatto pressione affinché le questioni ambientali siano una componente essenziale delle decisioni in materia di politica monetaria, assegnando al cambiamento climatico una priorità “mission-critical” per la Banca Centrale. Con il suo impegno in quest’agenda, siamo convinti che la BCE sarà ancora disposta ad acquistare obbligazioni verdi il prossimo anno e oltre.

Questi elementi favorevoli secondo noi porteranno a un’ulteriore espansione del mercato di questi titoli nel 2021. La Germania ha già lanciato un’obbligazione sovrana verde a 10 anni che ha riscosso una domanda record. Inoltre intende creare una curva del rendimento delle obbligazioni verdi emettendo obbligazioni sovrane verdi nelle scadenze aggiuntive (ossia due, cinque e 30 anni) di una curva del rendimento convenzionale, un passo che giudichiamo importante. La creazione di una curva benchmark per la classe di asset consentirebbe agli investitori di negoziare più liberamente queste obbligazioni e aiutare un’espansione del mercato di green bond.

Ulteriore supporto dell’UE

Guardando al 2021, siamo convinti che l’Eurozona sarà sostenuta anche dalle iniziative dell’Unione Europea (UE). Le prospettive per la regione hanno avuto un notevole impulso verso la fine di luglio, quando i leader dell’UE hanno finalmente raggiunto un accordo sul piano di salvataggio da 750 miliardi di euro per il COVID-19 proposto inizialmente a maggio. L’approvazione di questo pacchetto secondo noi è di buon auspicio per l’economia europea. L’UE avvierà un’emissione notevole nel 2021, con un’iniziativa che dovrebbe ridurre il premio di rischio sulle obbligazioni europee, a vantaggio delle emissioni sia governative che societarie.

L’UE sarà in prima linea anche per l’agenda del cambiamento climatico. Il 30% circa del piano di salvataggio dell’UE e 1.000 miliardi di euro del suo bilancio settennale sono destinati a iniziative volte a combattere gli impatti nocivi del cambiamento climatico.

La Commissione Europea ha assunto un chiaro impegno nella decarbonizzazione dell’economia, con l’idea di azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione all’inizio di quest’anno, la presidente della CE Ursula von der Leyen aveva proposto un obiettivo ancora più ambizioso, che prevedeva una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030 e suggeriva l’emissione di green bond per 225 miliardi in aiuto a iniziative a favore dell’ambiente. Se accettato dagli stati membri, ciò consoliderebbe la posizione dell’Eurozona come leader nell’emissione di obbligazioni verdi.

La ripresa sarà probabilmente lenta, ma vi sono motivi fondati per un cauto ottimismo

Nonostante questi sviluppi positivi, il nostro ottimismo è prudente. Quest'anno l’attenzione dovrà concentrarsi sul riportare sulla giusta strada l’economia dell’Eurozona. Vi saranno molti ostacoli da superare, e quindi non ci attendiamo una ripresa dell’economia europea in tempi brevi. Ci vorranno probabilmente svariati anni per tornare ai livelli pre-pandemia. Secondo noi tuttavia ora ci sono tutti i mattoncini necessari sul fronte fiscale e su quello monetario, e siamo convinti che tali misure dovrebbero aiutare a sostenere i mercati obbligazionari europei per i prossimi due o tre anni.

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QUALI SONO I RISCHI?

Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. I prezzi delle obbligazioni si muovono di norma in direzione opposta a quella dei tassi di interesse. Di conseguenza, man mano che i prezzi delle obbligazioni detenute in un portafoglio d’investimento si adeguano a un aumento dei tassi d’interesse, il valore del portafoglio può diminuire. Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate. Oltre a quelli associati ai titoli di debito e agli strumenti finanziari esteri in generale, i titoli di debito sovrano sono soggetti a vari rischi quali, in via non limitativa, il rischio che un’entità governativa non sia disposta o in grado di pagare gli interessi e rimborsare il capitale sul proprio debito sovrano. Gli investimenti nei mercati emergenti implicano rischi più accentuati connessi con gli stessi fattori, oltre a quelli associati alle minori dimensioni dei mercati in questione, ai volumi inferiori di liquidità e alla mancanza di strutture legali, politiche, economiche e sociali consolidate a supporto dei mercati mobiliari.