Ottobre dalla A alla Z...e in numeri

Laura_Tardino
Immagine ceduta

Commento a cura di Laura Tardino, head of Institutional Business Development Italy, Aberdeen Standard Investments. 

A di Abe, B di BCE, C di Catalogna, D di dovish, E di elezioni, F di federalismo, G di General Electric, H di Halloween, K di Kurtz, J di Japan, I di Indipendentismo, L di Lagarde, M di Mario, N di Nobel, O (facile! ) di Ottobre, P di politica, Q di quantitative easing, R di risk on, S di sorpresa, T di Thaler, U di utili del terzo trimestre, V di valutazioni, X di Xi Ping, W di World Economic Outlook e ... Z di Zaia!

I numeri del FMI hanno confermato che la crescita del mondo prosegue al ritmo di 3.6%, sostenuta dai Paesi emergenti, sebbene il macro momentum sia a favore di quelli sviluppati e in particolare dell’Europa e del Giappone. I tassi sono rimasti fermi per mano dei grossi banchieri del mondo e il tono di Mario Draghi più dovish del mese precedente. Hanno tagliato il tasso ufficiale  il Brasile (7.5% da 8.25%) e la Russia (8.25% da 8.5%).

I mercati, imperterriti, hanno proseguito la loro ascesa, incuranti delle tante incertezze politiche - unica eccezione Abe - e di delusioni sugli utili, che sebbene illustri (è il caso del colosso americano GE) sono rimasti casi sporadici e isolati.

Ad oggi circa il 73% ed il 66% delle società dello S&P500, che hanno riportato (306), ha sorpreso gli analisti rispettivamente su utili e fatturato, con una media di crescita del 7% e del 5%. Le sorprese maggiori sono venute dai settori più ciclici, dalla tecnologia e dai finanziari. Analoga situazione in Europa.

In questo contesto, le valutazioni azionarie sebbene non a sconto sono apparse meno influenti sulle scelte degli investitori. Il Msci World ha chiuso il mese con una performance del +2.46% portandosi a +13.52%. Molto bene il Giappone (5.59%) e gli Stati Uniti (2.18%). Europa, +2%.

Ancora una volta da inizio anno, più marcata la performance degli emergenti mediamente in rialzo del 3.84% nel mese e del 25.94% da inizio anno, sostenuti soprattutto dai mercati asiatici, Cina, Corea ed India in testa.

I rendimenti obbligazionari si sono mossi seguendo le poche indicazioni arrivate dai banchieri. Il T10 è salito da 2.33 a 2.37 mentre il B10 è sceso da 0.46 a 0.36. L’euro dollaro ha chiuso il mese in calo da 1.18 a 1.16. 

Lettere e numeri permettono di leggere il mondo ed i mercati come più ci piace, ad interpretarli correttamente non dimenticando che una loro combinazione a volte colpisce e affonda anche le navi più solide e se fino ad ora la flotta ha resistito e attaccato, la probabilità di perdere qualche imbarcazione ora potrebbe aumentare in funzione di alcune importanti variabili in gioco (la riforma fiscale di Trump e le Banche Centrali). Una cauta difesa è quindi d’obbligo senza per il momento rinunciare completamente alla strategia fin qui perseguita.