Non vi è dubbio che uno dei protagonisti assoluti non solo del 2015, ma anche di questo incipit del 2016, sia il petrolio. Dall’inizio dell’anno il greggio (WTI) è sceso da quota 38 dollari/barile a minimi intorno a 27.50, prima di correggere a rialzo grazie a prese di profitto, che comunque non hanno spinto il prezzo a tornare sui livelli di chiusura del 2015. Le ragioni che stanno alimentando ulteriori vendite possono essere sintetizzate nel rallentamento della crescita globale e quindi della domanda aggregata cui è legato a doppio filo lo slowdown dell’economia cinese, il che a sua volta ha condotto ad eccessi di produzione e crescente gap tra domanda e offerta, che ha scatenato una guerra dei prezzi tra Opec (tutt’altro che compatto) e industria dello Shale Oil (offerta). Se a ciò aggiungiamo la consistente forza dell’USD nell’ultimo anno e mezzo, si spiega per la gran parte la dinamica di storico ribasso del prezzo.
Petrolio, discesa senza fine?

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