Negli ultimi dieci anni gli asset di private equity sono quadruplicati e dal 2008 il volume delle transazioni nel mercato secondario è quintuplicato. L'approfondimento di Ricardo Miró-Quesada, Gonzalo Eguiagaray e Marta Hervás. Contenuto sponsorizzato da Arcano Partners.
Per accedere a questo contenuto
CONTRIBUTO a cura di Ricardo Miró-Quesada, partner Private Equity, Gonzalo Eguiagaray, managing director Private Equity, y Marta Hervás, direttrice Private Equity di Arcano Partners. Contenuto sponsorizzato da Arcano Partners.
Negli ultimi dieci anni, la ricerca di rendimenti interessanti in contesto di bassi tassi d'interesse e la decorrelazione con gli investimenti in asset tradizionali (azioni e obbligazioni) ha fatto sì che gli asset di private equity si quadruplicassero, raggiungendo livelli prossimi ai diecimila miliardi di dollari.
Il private equity sta affrontando uno dei contesti più difficili dell'ultimo decennio per la vendita di aziende, a causa dell'aumento dei tassi, dell'inflazione, dell'incertezza del mercato e delle tensioni geopolitiche. Questi fattori hanno rallentato le distribuzioni agli investitori, causando un disallineamento dei flussi di cassa stimati, in quanto essi contavano su questi eventi di liquidità per far fronte ai nuovi impegni di investimento assunti negli ultimi anni. I volumi delle transazioni sono ai livelli più bassi da quasi un decennio e nel 2023 è stata distribuita agli investitori meno della metà di quanto era stato distribuito al picco del 2021.
Dopo diversi anni di attività record, ci troviamo con oltre 10.000 miliardi di asset in gestione nel private equity. Solo i gestori focalizzati sul buyout hanno in portafoglio più di 26.000 società, per un valore stimato di tremila miliardi di dollari. Inoltre, quasi il 25% di questo valore è costituito da società presenti nei loro fondi da sei anni o più, che dovrebbero aver raggiunto la maturità necessaria per essere messe in vendita. Come faranno i gestori a risolvere il bisogno di liquidità dei loro sottoscrittori, in un ambiente in cui le vendite attraverso i canali tradizionali (M&A o IPO) sono ai minimi storici? I secondari posso venire in soccorso.
Dalla grande crisi finanziaria del 2008, il volume delle transazioni nel mercato secondario del private equity è quintuplicato e ora supera i 100 miliardi di dollari all'anno. Al di là dell'aumento del volume, uno degli aspetti più rilevanti è che il mercato si è sviluppato in modo tale da non essere più un mercato in cui vengono acquistate e vendute solo quote di LP in fondi.
Ora sono i gestori stessi ad avviare molte di queste transazioni (GP-led). Il loro obiettivo è quello di fornire soluzioni agli investitori affamati di liquidità, ai loro team e alle società partecipate che hanno bisogno di più tempo e capitale, al di fuori della tradizionale struttura del fondo chiuso, per continuare a crescere e per trovare il momento migliore per massimizzare il valore vendendo a terzi. Questi tipi di transazioni guidate dai GP rappresentano già quasi il 50% del volume totale del mercato, posizionandosi come un'opzione di liquidità alternativa alle modalità tradizionali di vendita delle società. Si tratta di una tendenza che ha ancora molta strada da fare, dato l'elevato numero di aziende mature presenti nei portafogli dei fondi di private equity.
Nonostante la crescita registrata dal mercato secondario, basta osservare alcune metriche per concludere che ha ancora un grande potenziale e che quanto visto finora è solo la punta dell'iceberg. Ad esempio, il volume delle transazioni sul mercato secondario rappresenta meno del 2% del totale degli asset di private equity in gestione. Dato che la maggior parte delle transazioni sul mercato secondario riguarda fondi maturi o società che sono in portafoglio da diversi anni, con la maturazione dei fondi raccolti più di recente, il volume delle transazioni sul mercato secondario si moltiplicherà ancora nei prossimi anni.
Infine, il private equity è una classe di attività in cui una delle maggiori barriere all'ingresso, in particolare per gli investitori privati non istituzionali, è stata la mancanza di liquidità. Per ovviare a questa caratteristica comune dei mercati privati, il mercato secondario offre una soluzione interessante, semplificando le tempistiche di investimento e disinvestimento. Gli investitori che cercano un'esposizione all'economia reale attraverso società non quotate, ma che sono interessati a termini più brevi, possono trovare nel mercato secondario un'ottima alternativa di investimento, in quanto offre uno dei migliori compromessi rischio-rendimento nei mercati privati.
Considerando il crescente interesse di questi investitori non istituzionali per i mercati privati, che controllano il 50% degli asset totali gestiti a livello globale, ma solo il 16% degli asset alternativi, cresce la fiducia nello sviluppo del mercato secondario per fornire una liquidità almeno parziale a molti di questi veicoli. Ci vorranno diversi anni per scoprirlo, ma le dimensioni totali dell'iceberg potrebbero essere diverse volte più grandi di quelle che vediamo attualmente in superficie.