S&P 500 ESG, un investimento core sul mercato americano senza rinunciare alla sostenibilità

Ilaria Pisani notizia
Ilaria Pisani, Amundi ETF

Contributo a cura di Ilaria Pisani, head of ETF, Indexing & Smart Beta Asset Management & Institutional clients, Amundi SGR. Contenuto sponsorizzato.

Gli investitori sono alla ricerca di strumenti che consentano di mantenere inalterate le caratteristiche fondamentali dei propri investimenti core, e allo stesso tempo investire in modo responsabile. La versione ESG dell’indice S&P 500 risponde a questa esigenza.

Uno dei trend più rilevanti del momento è la rotazione verso i prodotti ESG, divenuta massiva nel 2020 proprio in piena pandemia, che sembra abbia avuto addirittura un effetto catalizzatore. In contrasto con l'andamento dei deflussi di marzo 2020, infatti, gli ETF ESG hanno continuato a raccogliere, arrivando a rappresentare oltre la metà dei flussi netti sull’anno. Gli Asset under management (AuM) in ETF ESG in Europa, che ammontano oggi a circa 125 miliardi di dollari[1], hanno visto un’impennata del 135% nel 2020. Un trend che non accenna a smorzarsi nemmeno nel 2021 su tutte le esposizioni: l’ESG sta rapidamente diventando mainstream.

Flussi ETF azionari domiciliati in Europa, fine febbraio 2021

Fonte: Bloomberg Finance LP - Amundi ETF a fine febbraio 2021

Outlook 2021: scenario favorevole per l’azionario americano

In una fase di mercato che vede un potenziamento della raccolta sugli investimenti sostenibili, è in atto anche una ripresa dell’economia americana che dovrebbe essere tra le prime a tornare al suo livello pre-crisi, dopo la Cina ma prima dell'Europa.

Nel 2021, gli Stati Uniti dovrebbero infatti vivere uno scenario favorevole di ripresa economica, con un massiccio sostegno fiscale messo in atto dall'amministrazione Biden, una banca centrale ancora ultra accomodante e i progressi sul fronte della vaccinazione.

Il principale indicatore del mercato azionario americano è l'indice S&P 500, che comprende le 500 società leader e copre circa l'80% della capitalizzazione di mercato disponibile. Si tratta del più grande indice al mondo in termini di masse investite, con oltre 11.200 miliardi di dollari indicizzati o parametrati all'indice e attivi indicizzati che comprendono circa 4.600 miliardi di dollari di questo totale. 

La scelta di soluzioni passive per esporsi a questo mercato è storicamente privilegiata dagli investitori, non solo per una questione di costi. Secondo i dati SPIVA[2] , ben il 78% dei fondi a gestione attiva esposti alle large cap americane ha sottoperformato l’indice S&P 500 negli ultimi cinque anni. Utilizzare un ETF o un fondo indicizzato per esporsi all’azionario Usa con l’indice S&P 500 è quindi una scelta efficiente in termini di rappresentatività, costi e performance.

La versione sostenibile del principale indice del mercato azionario americano

Molti investitori sono alla ricerca di strumenti che consentano di mantenere inalterate le caratteristiche fondamentali dei propri investimenti core, e allo stesso tempo investire in modo responsabile. La versione ESG dell’indice S&P 500 può rispondere a questa esigenza.

La metodologia dell’indice S&P 500 ESG, infatti, si basa su esclusioni in più fasi. Il primo livello prevede l’esclusione dei titoli di società che si occupano di tabacco, carbone termico e di armi controverse, oppure dotate di un basso punteggio sulla base del Global Compact delle Nazioni Unite o in violazione di tali principi, che porta all’eliminazione iniziale di circa 15 titoli.

La seconda fase consiste poi nell’esclusione del 25% dei titoli con più bassi punteggi ESG[3] all’interno del proprio settore di riferimento classificati secondo la tassonomia GICS[4]. Questa metodologia consente di mantenere inalterata la ripartizione settoriale dell’indice ESG rispetto all’indice di riferimento, evitando così distorsioni settoriali.


Fonte: S&P Dow Jones Indices LLC. Dati a dicembre 2020

Nelle fasi successive, all’interno di ciascun settore GICS, i titoli rimanenti sono selezionati in base al punteggio ESG e ponderati sulla base della capitalizzazione di mercato aggiustata per il flottante.

Questa metodologia porta all’esclusione di circa 200 titoli dei 505 che compongono l’indice principale. Pur escludendo circa il 40% dei titoli dell’indice tradizionale, la selezione consente comunque di mantenere un’esposizione al 75% della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500.

Tali caratteristiche rendono l’S&P 500 ESG un indice particolarmente adatto a sostituire l'indice standard in un'allocazione core di portafoglio con l’aggiunta di un filtro ESG.

Tracking Error contenuto e performance migliori nel lungo termine

La metodologia dell’indice S&P 500 ESG consente di ottenere un tracking error (TE) molto basso rispetto all’indice S&P 500, pari allo 1,09% su cinque anni[5]. Questa vicinanza serrata all’indice principale lo rende adatto a tutti i tipi di investitori, anche per quelli con vincoli di allocazione più stringenti quali i grandi investitori istituzionali, fondi pensione e casse di previdenza.

Dal punto di vista del profilo rischio/rendimento, poi, quello dell’indice ESG, per quanto analogo, è addirittura migliore: +15,21% il ritorno dell’indice S&P 500 ESG negli ultimi cinque anni contro il +14,53% dell’indice S&P 500 nello stesso periodo[6].

Fonte: Bloomberg, Amundi ETF a dicembre 2020

Tali risultati supportano l’evidenza che investire su un indice composto da società selezionate secondo criteri ESG può portare a risultati migliori nel lungo termine migliorando il profilo rischio/rendimento di un investimento, riducendo i rischi ambientali, sociali e reputazionali che gravano sul portafoglio.

La filosofia ESG di Amundi ETF, Indexing & Smart Beta

Amundi dà accesso all’indice S&P 500 ESG tramite l’Amundi S&P 500 ESG UCITS ETF DR, a spese correnti[7] di solo 0,15% e un patrimonio gestito di oltre €1,1 miliardi[8].

Questo ETF fa parte di una gamma completa e diversificata di ETF azionari e obbligazionari responsabili offerta da Amundi, costruita con la consapevolezza del fatto che tolleranza al rischio, convinzioni personali, obiettivi di ritorno e molti altri fattori giochino un ruolo importante nella scelta degli investimenti ESG e che non esista, quindi, una soluzione univoca valida per tutti.

Crediamo inoltre che l’accessibilità ai prodotti ESG debba essere più ampia possibile: per questo motivo poniamo una particolare attenzione ai costi.

Amundi, infine, considera con estrema serietà gli obblighi fiduciari in tema di stewardship[9] e applica la propria politica di voto ed engagement agli asset in gestione attiva e passiva. Riteniamo infatti che essere un attore responsabile significhi innanzitutto agire responsabilmente.

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[1] Fonte: ETFGI Global ESG ETF and ETP Industry Insights, febbraio 2021

[2] Fonte: SPIVA Statistics & Reports al 30 giugno 2020. https://www.spindices.com/spiva/#/reports

[3] Secondo la classificazione ESG di S&P

[4] Global Industry Classification Standard, standard di classificazione settoriale pubblicati da Standard & Poor’s.

[5] Fonte: Bloomberg, Amundi ETF a dicembre 2020

[6] I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri e non vi è garanzia di ottenere uguali rendimenti per il futuro.

[7] Spese correnti annuali, tasse incluse. Per i fondi Amundi ETF, le spese correnti, come riportato nel KIID, corrispondono al Total Expense Ratio.  Le spese correnti rappresentano le commissioni addebitate al fondo su base annuale. Qualora il fondo non abbia ancora chiuso il primo bilancio annuale, le spese correnti vengono stimate. In caso di negoziazione di ETF potrebbero essere addebitati costi di transazione e commissioni

[8] Fonte: Amundi ETF al 18/03/2021

[9] Gestione responsabile delle risorse