Torna la propensione al rischio

Giulio_Casuccio
immagine concessa

La propensione al rischio è tornata a caratterizzare la dinamica dei mercati finanziari nelle ultime settimane, con un ulteriore apprezzamento dei mercati azionari ed una sostanziale stabilità di quelli obbligazionari, rimasti in prossimità dei livelli raggiunti nella prima parte dell’anno nella componente core e cresciuti, invece, con riferimento al debito dei paesi emergenti, agli emittenti periferici dell’area Euro ed al settore del credito HY. Da un lato, infatti, il livello ormai estremamente contenuto raggiunto dai tassi di interesse statunitensi e tedeschi limita lo spazio per nuovi ribassi, mentre l’atteggiamento espansivo delle principali banche centrali mondiali continua ad alimentare la ricerca di rendimento da parte degli investitori, supportando la domanda di titoli a spread.

Quadro Macroeconomico

Nell’area Euro l’attenzione è stata concentrata sulle nuove misure annunciate dalla Banca Centrale Europea all’inizio del mese, mirate a contrastare il rischio rappresentato dal continuo rallentamento dell’inflazione, favorendo la circolazione della liquidità immessa nel sistema: l’istituto presieduto da Mario Draghi ha ridotto il costo del denaro dallo 0,25% allo 0,15% e introdotto tassi negativi (-0,10%) sui depositi delle banche presso la BCE stessa, oltre ad annullare la sterilizzazione degli acquisti di titoli di Stato nell’ambito del programma SMP, estendere le concessioni di liquidità a piena allocazione sino al termine del 2016 e, soprattutto, annunciare una nuova operazione di finanziamento a lungo termine (LTRO) condizionata alla concessione di credito alle imprese.

Dopo una prima reazione favorevole da parte dei mercati, riportando i tassi di interesse e gli spread sui livelli precedenti alla correzione pre-elettorale, l’impatto è stato però limitato, alla luce dei dubbi sull’effettiva efficacia delle misure adottate: tutte le iniziative intraprese, infatti, non introducono nulla di sostanzialmente innovativo e continuano a supportare l’offerta di liquidità, in un contesto di tassi di interesse già eccezionalmente bassi, anche per gli emittenti periferici, mentre la condizionalità connessa con il nuovo LTRO appare relativamente debole, favorendo un’estensione per almeno altri due anni dei carry trade favorevoli per le banche europee.

La contrazione della liquidità immessa nel sistema produttivo dagli istituti di credito negli ultimi anni è
stata determinata, invece, da una riduzione della domanda da parte delle imprese stesse, sempre meno incentivate a nuovi investimenti in uno scenario di recessione economica e debole domanda di beni, congiuntamente all’evoluzione della normativa bancaria in senso più restrittivo.