Venti positivi puntano sulla ripresa del Dragone

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Catherine Yeung, Andrew McCaffery e Hyomi Jie di Fidelity International. Foto concessa.

CONTRIBUTO a cura di Catherine Yeung, investment director, Andrew McCaffery, Global CIO e Hyomi Jie, portfolio manager, China Consumer strategy di Fidelity International. Contenuto sponsorizzato.

I recenti sviluppi in Cina sono stati molto positivi. La politica monetaria ha registrato un allentamento e ci sono i primi segnali degli stimoli fiscali del governo verso diverse aree dell'economia. La regolamentazione normativa sembra diminuire. La sfida più grande rimane la continua gestione del COVID, ma ci sono segnali che indicano una situazione in miglioramento. Nel complesso sembriamo trovarci nella fase nascente di un ciclo di crescita, che è positivo sia per la Cina che per l'intera regione asiatica.

Uno sguardo allo yen

Al di fuori della Cina, lo yen si è indebolito notevolmente, un elemento che potrebbe avere un impatto negativo sulle esportazioni cinesi a causa del cambiamento delle condizioni commerciali del Giappone. Consideriamo anche il fattore inflazione, che porta con sé il rischio che il costo della vita si intensifichi e che le principali banche centrali del mondo debbano inasprire la politica monetaria più rapidamente e più di quanto previsto in precedenza, rallentando la crescita e avviando potenzialmente una recessione. In termini di valuta, un paio di mesi fa abbiamo assistito a un forte indebolimento del renminbi, a circa 6 per dollaro, per poi recuperare fino a circa 6,75 per dollaro.

In parte è stata una reazione all'indebolimento dello yen che, se dovesse continuare, porterebbe ulteriori pressioni sul renminbi. Tuttavia è opportuno considerare il renminbi anche su base ponderata (cioè rispetto al paniere CFETS), dato che è importante anche il modo in cui la Cina reagisce ad altri mercati non statunitensi, ugualmente importanti. Il renminbi si è indebolito fino a 1,07 contro il paniere CFET, ma attualmente è tornato a circa 1,01. Ci aspettiamo di vedere una maggiore stabilità in futuro.

Il fattore consumi

Il tema dei consumi cinesi è ancora rilevante. Dobbiamo capire a cosa stiamo assistendo sia dal punto di vista ciclico che da quello strutturale. Il settore immobiliare ha rappresentato un vento contrario per i consumi complessivi sia per l'effetto ricchezza sia per l'indebolimento del sentiment. Il rallentamento dell'economia globale e le misure di lockdown nelle principali città del Paese sono stati i principali venti contrari e, per gli investitori, hanno avuto la meglio sulle nascenti tendenze di ripresa che si stanno osservando altrove. Ciononostante, i dati economici mostrano segni di ripresa in maggio e giugno, dopo il brusco rallentamento di marzo e aprile.

La crisi non è ancora finita e oggi abbiamo assistito a un'ulteriore debolezza del mercato a causa dei titoli negativi. Tuttavia è molto probabile che il peggio sia passato, poiché pensiamo sia difficile che la situazione peggiori rispetto ad aprile, quando nessuno poteva lasciare la propria casa. Ora dobbiamo valutare il ritmo della probabile ripresa. Sia gli esperti che consultiamo in loco, sia i nostri colleghi di Shanghai prevedono una ripresa piuttosto irregolare.

Pertanto, sembra che al momento in pochi siano molto ottimisti sui consumi cinesi. Questo pessimismo si riflette anche nelle stime degli utili e nel posizionamento degli investitori. A lungo termine, le tendenze strutturali dei consumi, come la crescita del reddito e l'urbanizzazione, rimangono intatte. A livello micro, anche tendenze come l'ascesa dei marchi locali e la ‘premiumisation’ rimangono fondamentali per la crescita di alcune aziende. La situazione geopolitica indica che la Cina dovrà fare sempre più affidamento sui consumi interni per alimentare la propria crescita.

È il momento giusto per il credito cinese?

È stato un po' più facile essere un investitore a reddito fisso rispetto a un investitore azionario in Cina. Di recente le obbligazioni cinesi onshore sono state notevolmente stabili. Nel complesso, rimane un buon momento per investire nel credito cinese. Tuttavia, le valutazioni non sono basse. Gli spread del credito investment grade rispetto ai titoli di Stato si aggirano intorno ai 50-60 punti base, valutazione interessante ma che si colloca all'80-90° percentile delle valutazioni storiche (su base triennale o decennale). Il motivo per cui riteniamo che il credito cinese sia ancora interessante, nonostante questo, è che la situazione economica sta migliorando. Questo crea dei favorevoli per il credito.

Tuttavia, il vantaggio principale del credito cinese in questo momento è che rappresenta una fonte di stabilità, piuttosto che offrire grandi rialzi o potenziali guadagni di capitale. Questo è certamente il caso dell’investment grade cinese, ma anche per l'high yield onshore in una certa misura.

Conclusioni

Riteniamo che il reddito fisso cinese offra un valore relativo particolarmente elevato. Per quanto riguarda i titoli azionari, la Cina continua ad affrontare sfide cicliche, ma ci sono fattori strutturali che sostengono la nostra visione del futuro. Il ciclo cinese è già in fase di ripresa, ma ogni miglioramento è frenato dal covid. Una volta superato questo ostacolo, potremmo assistere a una rapida accelerazione dell'economia. La Cina ha già iniziato a sovraperformare i mercati sviluppati, ma questa tendenza potrebbe accelerare e trasmettersi ad altri mercati asiatici, soprattutto se l'Occidente dovesse peggiorare ulteriormente. Nel complesso, riteniamo che le azioni cinesi siano molto interessanti su base relativa e che abbiano il potenziale per sovraperformare per più trimestri il resto del mercato globale.

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