Waiting for Godot

Marco Mossetti. Immagine concessa (Credit Suisse AM)
Marco Mossetti. Immagine concessa (Credit Suisse AM)

Contributo a cura di Marco Mossetti, senior portfolio manager di Credit Suisse Asset Management. Contenuto sponsorizzato.

Gli investitori a fine 2022 si sono posizionati per uno scenario più favorevole sul fronte inflazione e tassi, ma anche per una recessione che a detta di molti sembra quasi inevitabile e che rappresenterebbe il prezzo da pagare per un calo delle pressioni inflazionistiche.

Al World Economic Forum, un’indagine di PWC (PricewaterhouseCoopers) ha mostrato come il 73% delle 4410 società intervistate a fine 2022 preveda un declino della crescita mondiale nei prossimi dodici mesi, il dato peggiore dal 2011, anno in cui è iniziata questa inchiesta. Un’altra survey presentata al Forum, questa volta effettuata tra gli economisti, evidenzia come due terzi degli intervistati si aspetti una recessione globale nel corso dell’anno.

Segnali positivi

Alla luce di questo generalizzato pessimismo sulle condizioni cicliche, diventa più comprensibile il rimbalzo dei mercati finanziari di inizio anno: gli annunci delle autorità cinesi riguardo l’intenzione di abbandonare la politica zero-Covid e il drastico calo delle quotazioni del gas naturale in Europa hanno forzato il mercato a rivedere al rialzo le aspettative di crescita per il 2023, inizialmente molto caute. La riapertura post-Covid in Cina, se nel breve deprime la crescita per l’effetto dell’aumento dei contagi, nel medio periodo rappresenterà un driver di crescita importante, con un rimbalzo dell’attività economica a partire dal secondo trimestre di quest’anno: 1,4 miliardi di consumatori, dopo un lockdown durato oltre 1000 giorni, torneranno a consumare con una capacità di spesa direttamente proporzionale al considerevole risparmio accumulato durante il lungo lockdown. L’effetto della riapertura si sentirà anche indirettamente in altre parti del mondo ed in particolare in Europa, le cui aziende sono notoriamente esposte ai mercati asiatici.

Per l’Europa, infine, il calo delle quotazioni del gas naturale, in gran parte legato alle temperature invernali sorprendentemente miti, riflette un livello di stoccaggio di gas molto alto rispetto alla media storica che potrebbe mettere al riparo da un altro shock energetico nel prossimo inverno, una notizia positiva per crescita e inflazione. Negli USA poi i dati macroeconomici mostrano una situazione di crescita sotto potenziale, ma al momento non segnalano rischio recessione: in una nota che abbiamo pubblicato a fine 2022 intitolata “Waiting for Godot” abbiamo evidenziato come la solidità finanziaria delle famiglie e delle imprese e un mercato del lavoro che si mostra ancora forte possano creare le condizioni per evitare una recessione nel 2023: il mercato quindi continua ad aspettarsi una recessione che secondo i nostri economisti non arriverà.

Opportunità per gli investitori

Gli investitori stanno realizzando che l’economia può reggere tassi più alti che al momento stanno producendo un impatto modesto sulla crescita economica, in pratica sembra proprio che i tassi d’interesse di equilibrio si stiano spostando verso l’alto. Gli investitori hanno reagito a queste notizie diventando più costruttivi sull’azionario Europa e dei Mercati Emergenti e investendo sul mercato del credito, due asset class che sono notoriamente più sensibili alle condizioni cicliche. Guardando avanti però il quadro di mercato rimane favorevole al reddito fisso: il mercato azionario appare caro rispetto alle altre asset class e gli utili aziendali continuano ad essere rivisti al ribasso per effetto della compressione dei margini.

Nell’azionario rimangono sacche di sottovalutazione nei mercati Europei, in Asia ed in alcuni settori, come ad esempio i finanziari e petroliferi. Il reddito fisso per contro offre rendimenti interessanti anche nelle componenti del credito a maggiore qualità. Rimane ancora rischioso puntare sulla componente più rischiosa, l’High Yield: l’aumento del costo del denaro potrebbe creare situazioni di difficoltà per le aziende che in passato hanno fatto ampio ricorso al debito, senza essere supportate da una crescita strutturale adeguata. In attesa della recessione, “waiting for Godot”, ci potrebbe essere ulteriore restringimento degli spread, anche se una crescita più robusta potrebbe far riaffiorare, più avanti nell’anno, preoccupazioni su inflazione e tassi con le materie prime che potrebbero tornare a risalire. Per il momento però godiamoci questo rimbalzo dopo un 2022 che si è dimostrato quantomai sfidante.

Solo per investitori professionali.

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