Opportunità d'investimento, ma meglio stare attenti al capitale

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Se Il 2016 offrirà diverse opportunità di investimento da MoneyFarm aggiungono che bisognerà comunque restare in guardia. "La conservazione del capitale sarà per noi l’elemento fondamentale sul quale focalizzarci quest'anno", spiega Marco Jean Aboav, macro portfolio manager della società. E questo proprio perché molti temi che hanno reso il 2015 un anno da "crescita deludente", saranno ancora presenti nel 2016: petrolio ai minimi, crisi cinese, rischi geopolitici in Siria e Iraq e divergenze politico-monetarie tra Usa e Europa e Giappone dall'altra. 

Tra i temi chiave del 2016, per MoneyFarm c'è in primis un'economia globale che sembra stabile. "Le aspettative sul Pil mondiale per il 2016 sono pari al 3,3%, al di sotto della media del 3,8% del periodo compreso tra il 2010 e il 2015, ma leggermente migliori della stima del 3% per il 2015. Sull’inflazione, le aspettative nel 2016 sono del 3,2% sotto la media storica del periodo post-crisi ma comunque leggermente al di sopra del 2,9% del 2015", dice Aboav. "Se si guarda all’Europa, si prevedono una crescita anemica e un innalzamento graduale dell'inflazione. Il Regno Unito sarà l’unico Paese in grado di trainare la crescita. Tale quadro macroeconomico, quindi, non favorirà gli investitori in bond che dovranno far fronte, da un lato, ai tassi più alti negli Stati Uniti e nel Regno Unito (quindi a potenziali perdite in conto capitale per le obbligazioni) e dall’altro ai tassi pari a zero o negativi dell’Europa e del Giappone. Tuttavia, le obbligazioni italiane con scadenze di lungo termine potrebbero beneficiare degli interventi della Banca centrale europea e della ricerca di interessi positivi nel comparto obbligazionario da parte di investitori internazionali".

Altro punto chiave riguarda la politica monetaria divergente. Secondo MoneyFarm "la decisione della FED di aumentare i tassi dello 0,25% rappresenta solo l'antipasto dell’ulteriore stretta monetaria alla quale assisteremo nel 2016, un cambiamento graduale ma potenzialmente frenante per l’azionario USA. Nel corso dell’anno la Banca d'Inghilterra dovrebbe avviare la sua politica di austerità monetaria, mentre c’è da aspettarsi che BCE e BOJ porranno rimedio alla crescita anemica e alla bassa inflazione con ulteriori esperimenti monetari, favorendo l’interesse tra gli investitori per gli asset più rischiosi ed investimenti al di fuori dell’area euro e Giappone. In questo scenario il dollaro americano potrebbe essere ancora il vincitore come nel 2015".

Di certo l'anno è cominciato male per la Cina ma "non sarà un’apocalisse", dice Aboav. "Gli interventi della banca centrale cinese e la politica fiscale dovrebbero alleviare la decelerazione del Paese per il quale nel 2016 è prevista una crescita del Pil del 6,5%. Questo nuovo stadio dell’economica cinese potrebbe creare stress in settori caratterizzati da alti livelli di debito, come quello minerario ed energetico in cui sarà probabile assistere a possibili fallimenti e aggregazioni. I mercati hanno già scontanto le aspettative negative per il settore energetico e minerario richiedendo tassi elevati in particolare negli Stati Uniti con i bond piu’ rischiosi che da inizio 2015 hanno avuto rendimenti pari a -6.5%.  Questi bond offrono un’opportunità di acquisto interessante perché la politica monetaria americana restrittiva è più che controbilanciata dagli attuali elevati tassi di interesse in questa asset class se nel 2016 non avremo un deja-vu dell’incubo nelle commodity del 2015 con petrolio giù del 35% e rame giù del 25%".

Dalla Cina ai mercati emergenti il passo è breve. "Nonostante le valutazioni sull’azionario appaiono interessanti, gli emergenti rimangono ostaggio delle revisione delle previsioni al ribasso per crescita e utili aziendali, elementi che non favoriscono la fiducia degli investitori", spiega il portfolio manager. "Prima che i Paesi Emergenti tornino a rappresentare un asset class interessante si dovranno valutare le prime conseguenze della politica monetaria divergente nei Paesi sviluppati",dice.

Infine ci sono gli Stati Uniti. "L’azionario americano dovrà far fronte alla fine degli stimoli monetari della FED. Ora che il vento è cambiato sarà importante muoversi con prudenza, anche perché il mercato dei derivati sull’azionario americano non ci offrono ragioni per essere particolarmente positivi: il costo per proteggersi dal crollo dell’indice S&P500 è ai massimi negli ultimi 15 anni, segnale che storicamente segnala una correzzione a breve. Un grave calo dell’azionario negli Stati Uniti potrebbe avere effetti disastrosi in particolare sui Paesi sviluppati e sugli Emergenti, rendendo nuovamente le obbligazioni tedesche l'unico asset sicuro, nonostante il rendimento negativo", concludono da MoneyFarm .