Per Credit Suisse l’Italia è un overweight, unica eccezione tra i periferici

ccrrii
foto: autor ccrrii, Flickr, creative commons

Per gli esperti del Credit Suisse, quanto all’Italia, il mercato ha sottovalutato il potenziale di ripresa. Fanno sapere: “vediamo ulteriori segnali di riforma in Italia. L’articolo 18 è stato abolito, il costo del lavoro per i nuovi assunti è stato ridotto a zero per tre anni a favore delle piccole e medie imprese, sono stati applicati tagli al numero di contratti a breve termine ed è stato rafforzato il ruolo delle agenzie interinali. L’Italia appare a sconto rispetto al P/B ratio e anche rispetto al P/E ratio secondo una proiezione di 12 mesi”. In altre parole, l’Italia ha una leva aggregata bassa fuori dalla norma e c’è chi prevede inoltre che ci sarà un grande avanzo di bilancio primario. Si innalza così una voce fuori dal coro: “il costo del lavoro in Italia è inferiore a quello di Irlanda, Germania e Francia e i segnali sull’avanzo di bilancio sul lungo periodo indicano come la mancanza di competitività dell’Italia sia stata esasperata dal mercato. Intanto la combinazione positiva del quantitative easing lanciato dalla BCE e del decreto governativo di riforma della governance delle Banche Popolari con attività sopra gli 8 mld di euro, è stata dirompente sul listino di Milano: il Ftse Mib in poche sedute è balzato di oltre il 7%, la migliore performance da inizio anno tra i mercati sviluppati.

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