Secondo l’indagine annuale Acri-Ipsos, cresce l’attenzione al risparmio degli investitori. Liquidità in testa, ma aumenta la quota di quanti propendono per investimenti finanziari più rischiosi.
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Cresce l’attenzione al risparmio da parte degli italiani. Non solo: aumenta la convinzione che il risparmio privato sia funzionale “alla crescita e allo sviluppo del Paese” (ne è convinto il 79% della popolazione). Sono le due evidenze più marcate sul fronte della relazione risparmio-investimenti emerse dalla 21^ edizione dell’indagine “Gli italiani e il risparmio”, promossa dall’Associazione di fondazioni e casse di risparmio (ACRI) in collaborazione con Ipsos. In un contesto in cui il senso di incertezza determinato dalla pandemia inizia a lasciare spazio a una maggiore fiducia in una ripresa, le prospettive di matrice economica si riportano al centro della scena. Questo comporta anche un approccio differente in termini di risparmio e investimenti.
LIQUIDITÀ ANCORA REGINA DEI PORTAFOGLI, MA CRESCE L’ATTENZIONE ALL’INVESTIMENTO
La preferenza per la liquidità continua ad attrarre il 60% degli italiani (lo scorso anno era il 62%), ma l’ordine di grandezza inizia a vedere segnali di erosione in direzione di un interesse dichiarato verso forme di investimento che guadagnano il 37% delle risposte a fronte del 35% del 2020. Il 28% degli italiani è d’accordo sulla necessità di investire i propri risparmi (anche una piccola parte). In particolare, seppure l’investimento immobiliare mantenga il suo primato (32% della popolazione), cresce di 5 punti percentuali rispetto alla rilevazione dello scorso anno (dal 9 al 14%) la quota di risparmiatori che propendono per l’investimento in strumenti finanziari più rischiosi.
Dinamica ancora più evidente, sottolineano i ricercatori, tra quanti rientrano nella quota di popolazione che è riuscita ad accantonare denaro senza troppe rinunce (il 53% degli intervistati, dato in flessione rispetto al 58% del 2020 a causa della ripresa dei consumi). Tra questi, il 21% opta per investimenti finanziari più a rischio, 8 punti in più rispetto al 2020. Tale maggiore propensione verso gli investimenti rischiosi è frutto sia dei più alti rendimenti, sia della convinzione che il risparmio (e quindi il risparmiatore) siano sempre più adeguatamente tutelati da regole, leggi e controlli (50% vs 44% nel 2020), si legge nella ricerca.
Elementi che determinano un aumento dell’attenzione verso il rendimento, la rischiosità dell’investimento e la solidità del soggetto proponente. Nel complesso, si legge ancora, questa diversa propensione degli italiani verso strumenti di investimento più tradizionali, che risultano quindi meno attrattivi, deriva dalla combinazione di diversi fattori, quali il rischio di inflazione, bassi tassi, paventata tassazione sugli immobili per scopi di investimento.
PROFUMO: DALLA UE RISPOSTE SENZA PRECEDENTI
“Le risorse accantonate dagli italiani ferme sui conti correnti, che avevano continuato a crescere nel corso dell’ultimo decennio, hanno registrato un fortissimo incremento nei mesi della pandemia, arrivando a sfiorare i 1.800 miliardi di euro”, ha dichiarato il presidente di ACRI Francesco Profumo, nel corso del Congresso in occasione della Giornata mondiale del risparmio che ha visto anche gli interventi del ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, il presidente dell’ABI Antonio Patuelli.
Profumo sottolinea come l’Unione europea sia stata in grado di fornire risposte “senza precedenti” alla crisi pandemica: “Il fatto che sia finalmente superato il rigorismo di bilancio e sia stato adottato un piano di spesa pubblica finanziato per la prima volta con l’emissione di titoli del debito pubblico europeo, segnano un passo storico, che può contribuire a rilanciare l’idea stessa dell’Unione”. Il riferimento va alle risorse del Next Generation Eu e, nell’ambito del piano europeo, alla definizione del PNRR italiano. “L’indagine Acri-Ipsos, realizzata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, registra una grande crescita della fiducia nell’Unione Europea da parte degli italiani: oltre il 60% è convinto che l’Unione stia lavorando bene e stia andando nella direzione giusta (il livello più alto degli ultimi 10 anni). Più del 70% - ha concluso Profumo – è convinto che uscire dall’Unione Europea sarebbe un grave errore”.