"Il nostro scenario di base per quanto riguarda le principali economie sviluppate è abbastanza positivo per il 2023 sia dal punto di vista dell’inflazione, sebbene permangano ancora molti elementi di incertezza, sia dei tassi, con le dovute differenze" commenta Stefano Fossati, responsabile investimenti e advisory di Chebanca!, che aggiunge "Negli Stati Uniti pensiamo sia stato raggiunto il picco dell'inflazione. Se andiamo a guardare i fattori che la compongono, infatti, notiamo un allentamento importante dal quale, per il momento, si esclude solo il settore dei servizi. A fronte di questi segnali è facile ipotizzare che, onde evitare un ritorno dell’inflazione, nella prima parte del 2023 le politiche monetarie della Fed rimarranno restrittive più a lungo rispetto a ciò che il mercato sta scontando. Lo stesso Powell" prosegue Fossati "ha fatto intendere con le sue parole che sarebbe quasi più accettabile una recessione piuttosto che una nuova fiammata dell'inflazione. Diverso il discorso per l'Europa, anche perché i fattori che hanno causato l'inflazione sono prevalentemente legati al prezzo delle materie prime, soprattutto quelle energetiche, pertanto è più difficile avere una visione totalmente positiva per il 2023". Fossati ritiene che i diversi punti di incertezza legati al settore energetico, considerando che sia la rigidità dell’inverno che stiamo vivendo sia la durata del conflitto in Ucraina sono imprevedibili, potrebbero continuare a sostenere l'inflazione in Europa e a generare difficoltà. "Tant'è vero che se dobbiamo parlare di recessione, ancorché ovviamente limitata, la vediamo molto più probabile in Europa, soprattutto nella prima parte dell'anno, che negli Stati Uniti. In ogni caso, riteniamo che per quanto riguarda la Fed, il mercato stia già scontando i prossimi aumenti, e quindi di essere già vicini ai massimi. Anche in Europa non ci aspettiamo forti aumenti perché l’economia è molto più debole; pertanto la Bce non dovrebbe stringere troppo le maglie in termini di politica monetaria" Il manager vede anche degli elementi postivi: "Ad esempio, buona parte di quei famosissimi colli di bottiglia di cui abbiamo parlato nel corso dei mesi passati sono in via di risoluzione, con conseguente riduzione della spinta inflazionistica, a cominciare dalla ripresa dei trasporti via mare. Le Banche Centrali continueranno a essere gli arbitri della situazione operando a seconda dei dati di volta in volta disponibili, per cercare di evitare errori. Proprio per questa ragione, riteniamo che i tassi resteranno alti più a lungo di quanto si attende prima che riprendano i tagli".
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