Una fotografia scattata da Gregory Peters, Co-Chief Investment officer di PGIM Fixed Income per capire come navigare i mercati obbligazionari nel corso di quest'anno tra volatilità e mercato rialzista.
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Il contesto geopolitico, oggi, è diventato più centrale che mai rispetto agli scorsi anni anche quando si tratti di mercati finanziari. Lo sa bene Gregory Peters, Co-Chief Investment officer di PGIM Fixed Income che, cercando di scattare una fotografia sulle prospettive dei mercati obbligazionari, esordisce parlando proprio di questo: le tendenze contrarie ai governi in carica negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia, in Germania e Giappone evidenziano le pressioni sui governi dei mercati sviluppati, aggiungendosi a un contesto politico globale incerto che giustifica approcci orientati al carry e al buy-the-dip (acquistare nelle fasi ribassiste del mercato).
In questo scenario rialzista sì ma ancora molto volatile da un trimestre all'altro, Peters lancia anche un monito: "si consiglia di mantenere la calma, di non inseguire le speculazioni e di concentrarsi sui fondamentali, reagendo all'azione piuttosto che alla retorica".
Cosa sta succedendo negli Stati Uniti
Secondo il gestore, intervenuto a Milano in occasione di un evento con la stampa specializzata, la cosiddetta “flooding of the zone tactic” da parte dell'amministrazione Trump (tattica di inondazione del campo) "ha aumentato il rischio intorno ai mercati e alla macroeconomia. C'è uno tsunami di ordini esecutivi, DOGE, minacce tariffarie e missive di politica estera che probabilmente serviranno a indebolire il contesto economico favorevole e di assunzione del rischio preesistente", dice.
A detta dell'esperto, in passato, le preoccupazioni riguardavano la sequenza, poiché il mercato nel quarto trimestre del 2024 stava scontando tutti i potenziali aspetti positivi della deregolamentazione e della riforma fiscale, ignorando al contempo gli aspetti negativi delle tariffe e dell'immigrazione. Infatti, "questi aspetti negativi non richiedono il coinvolgimento del Congresso e quindi rendono questi elementi più incerti; è questa incertezza, in particolare sul fronte tariffario, che ha scosso i mercati globali", prosegue.

Una delle domande che gli investitori si pongono al momento è se i dazi siano una fonte di guadagno o una merce di scambio e quindi non sanno come considerare le implicazioni a medio/lungo termine. "Le mosse politiche sui dazi (e sull'immigrazione) potrebbero pesare sul mercato obbligazionario, ma la crescita a lungo termine potrebbe essere sostenuta da iniziative come la riforma fiscale e la deregolamentazione, anche se potrebbero volerci anni prima che si concretizzino", ammette Peters. Di conseguenza, i prossimi due trimestri saranno caratterizzati dalla cautela e il rischio è valutato alla perfezione. Mentre i rendimenti "saranno guidati da una molteplicità di fattori, l'incertezza politica si tradurrà in un quadro macroeconomico più debole, che potrebbe portare a un modesto rialzo dei tassi. Ci aspettiamo movimenti fuori misura sia nei tassi che nel rischio nei prossimi mesi", commenta.
Tre temi di investimento
La società che a oggi gestisce 1,4 mila miliardi di dollari a livello globale, individua tre temi di investimento. "Il mercato ribassista del 2022 ha portato i rendimenti a livelli mai visti da oltre un decennio, alimentando da allora solidi rendimenti da reddito fisso. Sebbene le ampie incertezze influenzeranno le condizioni a breve termine, il mercato rialzista in corso dimostra che i rendimenti elevati continueranno probabilmente a generare ritorni interessanti nel 2025 e nel lungo periodo", spiega Peters.
In secondo luogo, sebbene da PGIM si aspettino ulteriori tagli dei tassi da parte delle banche centrali per sostenere una crescita economica globale moderata, "questo risultato non è immune da ulteriori periodi di turbolenze sui mercati, forse aggravati da una maggiore concorrenza globale. I mercati hanno smorzato le aspettative di tagli aggressivi dei tassi e hanno scontato un approccio più misurato", commenta.
A detta del Co-Chief Investment officer, anche se gli spread creditizi storicamente bassi di oggi e l'esperienza degli ultimi 20 anni indicano cautela quando si tratta di esposizione al credito, questo potrebbe non essere l'approccio giusto nell'attuale contesto. "Invece, date le prospettive di una crescita economica moderata e continua, fondamentali del credito generalmente favorevoli e una forte domanda di reddito fisso, riteniamo che un periodo prolungato di spread ridotti sia un risultato più probabile", sottolinea. E questo, secondo il professionista, potrebbe manifestarsi come una versione leggermente più volatile dei periodi 1992-1997 o 2004-2007, nel qual caso i titoli di credito potrebbero continuare a generare rendimenti positivi in termini di extra-rendimento.
Infine, man mano che le economie e le politiche divergono e le dislocazioni portano alla dispersione settoriale, emergeranno opportunità di aggiungere valore attraverso una gestione attiva. "Che si tratti del potenziale di acquistare al ribasso o di migliorare il carry, l'identificazione precoce dei settori, delle imprese e degli emittenti interessati, magari nel contesto di ulteriori cambiamenti di paradigma, assume una nuova importanza per il futuro", prosegue.
"Con uno sguardo rivolto al futuro, resteremo aperti a nuove possibilità, prevedendo uno scenario simile all'attuale: oscillazioni trimestrali di volatilità in un mercato rialzista che continua a offrire interessanti opportunità di carry in settori selezionati", chiosa l'esperto.