Petrolio e rischio recessione: le valutazioni degli asset manager a una settimana dagli attacchi a Saudi Aramco

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In un quadro economico in cui spiccano alcune debolezze fondamentali e la prosecuzione delle politiche accomodanti delle principali Banche centrali nel tentativo di supportare una crescita anemica, l’attacco agli stabilimenti petroliferi di Saudi Aramco hanno introdotto un ulteriore fattore di incertezza, creando un nuovo candidato a causa scatenante della potenziale futura recessione. I movimenti del prezzo del petrolio seguenti al danneggiamento del più importante sito produttivo al mondo e l’innalzamento del rischio politico nella regione mediorientale sono al centro dell’attenzione degli analisti economici da oltre una settimana. Con quali risultati?

Petrolio e geopolitica

“L'Arabia Saudita”, sottolineano dal team Emerging Market Debt di NN Investment Partners, “ha annunciato che la sua industria petrolifera si riprenderà rapidamente dagli attacchi subiti, con livelli di produzione in recupero entro la fine di settembre”. “Questo annuncio”, aggiungono, “ci restituisce uno scenario non privo di rischi che continueremo a monitorare da vicino”. Secondo il team EMD dell’asset manager olandese il rischio principale rimane di natura geopolitica, con le dichiarazioni ambivalenti provenienti da Iran e Stati Uniti, potenze sostenitrici di Yemen e Arabia Saudita.

Obbligazionario e aumento della cautela

“In termini di impatto potenziale sui mercati obbligazionari”, analizzano i membri del team Wholesale Fixed Income di M&G Investments, un ulteriore rialzo del prezzo del petrolio potrebbe infine iniziare a far salire le aspettative di inflazione”. “Se si considera il rapporto tra il greggio e i rendimenti obbligazionari”, entrano nel dettaglio, “gli investitori guardano tradizionalmente alla correlazione tra i livelli di breakeven a 10 anni e il prezzo del greggio, che tradizionalmente si sono mossi nella stessa direzione”. “La combinazione di tensioni geopolitiche, rialzo del petrolio con conseguente aumento dell’inflazione, e tassi d’interesse depressi rappresenterebbe un cocktail micidiale che si abbatterebbe tanto sui mercati azionari quanto su quelli obbligazionari”, affermano inoltre dal team Multi Asset di Milano di GAM (Italia) SGR. Questo lo scenario peggiore possibile per i mercati, da considerare però, secondo gli analisti, nella costruzione di portafoglio. “Per far fronte alla natura eterogenea dei rischi”, sostengono gli esperti di GAM (Italia) SGR, “occorre avere un approccio eclettico anche nella costruzione delle strategie difensive, spaziando da commodity a valute, da volatilità a strategie long short”.

Recessione inevitabile?

Un quadro complessivo che non presenta, però, solo tinte fosche. “La relativa stabilità della curva dei rendimenti dopo gli attacchi missilistici e con droni agli impianti petroliferi in Arabia Saudita la settimana scorsa è incoraggiante”, commenta Greg Meier, senior US economist director di Allianz Global Investors, che paragona l’attuale fase di rallentamento della crescita globale a quella vissuta nel 2015-2016 in concomitanza con la svalutazione della divisa cinese che aveva portato a forte pressione sui mercati azionari e obbligazionari ed era stata interpretata come portatrice di una certa recessione. Timori risultati poi eccessivi. “Al momento”, dichiara Meier, “tutto dipende dal raggiungimento di un accordo commerciale tra i Presidenti Xi e Trump”. “Il risultato dei negoziati resta incerto, ma gli eventi recenti lasciano presagire sviluppi favorevoli”, aggiunge. “Se da un lato prevediamo una crescita dell’economia mondiale inferiore al potenziale nel secondo semestre 2019, dall’altro riteniamo che il 2020 sarà un anno decisivo per le sorti dell’attuale ciclo economico”, conclude Meier.