Petrolio sotto la lente, come approfittare del potenziale positivo sul settore

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Zbynek Burival, Unsplash

La ripartenza dell’economia va di pari passo con il rilancio del settore energetico. In questo contesto, un metro efficace per indicare tempi e prospettive del rimbalzo è dato dai prezzi del petrolio. E proprio all’oro nero guardano le cronache finanziarie degli ultimi giorni dopo che gli incontri dell’OPEC+ (ossia i principali Paesi produttori di petrolio al mondo più la Russia) non sono bastati per trovare un accordo sulla produzione, provocando un calo di circa 5 dollari al barile rispetto al prezzo della scorsa settimana. Le divergenze permangono in particolare tra i funzionari sauditi e quelli degli Emirati Arabi, nonostante i tentativi di mediazione della Russia. Nelle ultime ore i futures sul Brent sono scesi sotto i 73 dollari al barile, mentre il greggio Usa si è collocato intorno ai 71 dollari. Tuttavia, lo spread a sei mesi è ancora in backwardation, con il prezzo del primo mese più alto rispetto a quelli successivi. Gli analisti di Mornigstar prevedono intanto una domanda in crescita, con un potenziale positivo sui titoli del settore.

ALGEBRIS: IL MOMENTO È BUONO PER ACQUISIRE ESPOSIZIONI SU VALUTE LEGATE ALLE MATERIE PRIME

Il team di strategie di credito globale di Algebris guidato da Alberto Gallo, gestore del fondo Algebris Global Credit Opportunities Fund, ha fatto di recente il punto sul mancato accordo dell’OPEC+ ritenendo “improbabile” una disgregazione del cartello dei principali Paesi produttori, in quanto “avrebbe l’effetto opposto”, scatenando una guerra dei prezzi. Nel caso base (aumento di 0,5 milioni di barili al giorno a partire da agosto), la pressione sulle quotazioni del greggio rimarrebbe al rialzo. Nell’ipotesi di una riapertura graduale si assisterebbe, invece a una ripresa della domanda di petrolio di circa 5 milioni di barili al giorno nella seconda metà del 2021, “quando invece l’OPEC+ opterebbe per dei graduali aumenti fino ad arrivare a 3-3,5 milioni di barili al giorno di offerta, anche a causa di un aumento molto contenuto della produzione iraniana”. Il greggio ha quindi ancora un po’ di spazio per salire ulteriormente e gode di condizioni tecniche favorevoli nei mercati delle materie prime. Secondo Algebris, il momento è buono per “acquisire esposizione su valute legate alle materie prime, crediti petroliferi e obbligazioni convertibili”.

GENERALI INVESTMENTS: AUMENTO DEI PREZZI, BUONA NOTIZIA PER GLI EMERGENTI

A livello macro, le attese su un potenziale rialzo dei prezzi potrebbe determinare nuove prospettive di investimento, in particolare sui mercati emergenti. Ne è convinto Guillaume Tresca, senior Emerging Market strategist di Generali Investments, che ritiene si tratti di “un’ottima notizia per l'intero spettro dei mercati emergenti (ME)”. Oltre a supportarne la crescita globale, infatti, questa prospettiva “riduce significativamente per i Paesi produttori le necessità di finanziamento dall’estero”. Tresca sottolinea la difficoltà di conoscere le ipotesi sui prezzi del petrolio che stanno alla base delle proiezioni di bilancio dei Paesi emergenti: “In Arabia Saudita è probabile che sia intorno ai 50 dollari al barile, inferiore in Qatar”, e ritiene come questo scenario porti a una revisione al ribasso delle emissioni sovrane in valuta estera a 200 miliardi di dollari USA, “poiché i titoli sovrani del Gulf Cooperation Council (GCC) rappresentano in genere il 50% delle emissioni totali”. In termini di spread, emissioni inferiori e rimborsi elevati a luglio, insieme a flussi in ingresso di fondi finora resilienti, aiuteranno gli spread dei ME prima del meeting di Jackson Hole (dove sono probabili notizie sulla riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed). “A nostro avviso” afferma Tresca, “posizioni lunghe verso i mercati del GCC nel segmento Investment Grade sono il modo migliore per esprimere una visione rialzista del petrolio”.