Presidenziali USA, qual è l’esito peggiore per i mercati

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Bart, Flickr, Creative Commons

Le elezioni presidenziali statunitensi del 2020 saranno ricordate, qualunque sia il risultato, per la pandemia da Covid-19 che vede gli USA come una delle Nazioni maggiormente afflitte. Un fattore che influisce su una campagna elettorale che vede ad ora il democratico Joe Biden in netto vantaggio nei sondaggi.

Leggere i numeri

È fondamentale però, sottolinea Randeep Somel, Equity fund manager di M&G Investments, nel corso di un incontro online organizzato con la stampa internazionale, saper andare oltre i dati che vedono Biden avanti per nove punti percentuali rispetto a Trump, con un 7% di indecisi. “Il candidato democratico è accreditato oltre il 50% in termini di preferenze, soglia mai superata da Hillary Clinton nella corsa contro l’attuale presidente USA. Questo non deve però farci dimenticare che storicamente gli elettori di Trump sono maggiormente restii a comunicare la propria intenzione di voto e che, soprattutto, il sistema di voto americano, a differenza delle rilevazioni disponibili, non premia il candidato con il maggior numero di voti in assoluto a livello nazionale ma chi ottiene più grandi elettori, aggiudicandosi in particolare i cosiddetti swing states”, fa notare.

Le attuali previsioni, insomma, non sono sufficienti per dare per scontata una vittoria democratica. La rielezione del presidente in carica inoltre ha una fortissima ricorrenza nella storia delle presidenziali americane. “Gli unici tre presidenti non rieletti per un secondo mandato (Bush padre, Carter e Ford) sono stati anche i soli ad aver avuto una recessione e un aumento della disoccupazione nei due anni precedenti la tornata elettorale”, ricorda Jeff Schulze, Investment Strategist di ClearBridge Investments (Franklin Templeton). “Questa è la situazione in cui Trump si trova ora, ma allo stesso tempo contano molto le tasche degli americani: in genere l’incumbent non è stato rieletto quando il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto meno dell’1% nell’anno elettoral. Nel 2020, grazie agli stimoli fiscali, il reddito reale disponibile pro capite è cresciuto notevolmente, il che è di buon auspicio per Trump”, completa.

Clearbridge

Andare oltre i candidati

La valutazione generale dei due candidati in merito agli effetti sull’economia mostra luci ed ombre per entrambi. Aumento della tassazione per le aziende ma migliori rapporti internazionali, in particolare con la Cina e quindi una novità positiva per il commercio globale, lato democratico e prosecuzione della politica fiscale espansiva ma anche dell’imprevedibilità, tanto esterna quanto interna, di un presidente che ha abituato il mondo ad annunci improvvisi e inattesi di grande rilevanza politica tramite social network lato repubblicano. Questa un’estrema sintesi, di certo non esaustiva, ci porta allo scenario che sembra mettere d’accordo i fund manager in merito alla sua indesiderabilità. Considerando tutte le possibili combinazioni relative a presidenza e composizione degli organi legislativi, il vero spauracchio è rappresentato dallo stallo.

Nel 2000 ci vollero 36 giorni per stabilire il nome del presidente degli Stati Uniti. Cinque settimane e un giorno, contrassegnati da ricorsi legali in successione prima che la Corte Suprema ordinasse, il giorno 11 dicembre, di fermare il riconteggio dei voti della Florida, stato in bilico e decisivo, e decretasse dunque la vittoria di George W. Bush su Al Gore. “Il peggiore scenario possibile è la mancanza di un vincitore certo”, afferma Somel che ricorda come 20 anni fa l’S&P 500 perse oltre l’8% nel solo periodo di attesa della decisione risolutiva della Corte Suprema.

Il fattore Covid-19

Per la costruzione di portafoglio, i possibili esiti della campagna elettorale devono essere combinati con le attese per l’evoluzione della pandemia da Covid-19. “Chiaramente, che vinca Biden o Trump, il fattore chiave per la ripartenza sarà sempre legato all’andamento della pandemia, e dunque alla disponibilità di un vaccino”, sottolineano da Clearbridge Investments. “Attualmente ci sono due vaccini in fase di sperimentazione molto avanzata,” spiega Marshall Gordon, research analyst della casa di gestione. “Certamente entro fine anno (se non prima), sapremo se effettivamente funzionano o meno nel prevenire la malattia. Altrettanto importante però è accertarne la sicurezza per la popolazione generale, e da questo punto di vista potremmo dover aspettare l’arrivo del nuovo anno. Se però i risultati della sperimentazione saranno positivi, potremmo vedere già a dicembre l’autorizzazione di un uso emergenziale su un numero di persone limitato (personale sanitario e delle RSA) sia negli Stati Uniti che in Europa.”

Elezioni e lotta a Covid-19 sono, ad esempio, il centro dell’analisi sull’universo obbligazionario del team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management. “Date le maggiori attese dei mercati circa una vittoria di Biden e lo sviluppo di un vaccino anti-Covid efficace, riteniamo giustificato il recente passaggio a un posizionamento di duration più breve da parte degli investitori. Ci preoccupa, tuttavia, un potenziale effetto ritardato. Ad esempio, se dovesse prevalere un'onda azzurra nelle elezioni statunitensi, ci sarebbe uno sfasamento temporale tra l'esito delle urne e l'attuazione delle misure di stimolo fiscale. Nel caso dello sviluppo di un vaccino, anche se ne venisse autorizzato uno di efficacia comprovata, ci vorrà del tempo prima che possa essere distribuito su larga scala. Ciò nonostante, pensiamo che la reazione dei mercati a una di queste due eventualità sarà significativa e, di conseguenza, che sia arrivato il momento di ridurre la duration dei portafogli, ma senza passare ancora a una posizione decisamente breve”, rivelano gli esperti.