Previdenza complementare, per Assofondipensione è un imperativo “non più differibile”

La necessità di un “potenziamento non più differibile” della previdenza complementare è la sfida lanciata da Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, al mondo della politica e della regolamentazione in occasione dell’Assemblea Annuale dei fondi pensione negoziali che si è tenuta a Roma presso la Luiss Guido Carli. Un potenziamento che, nelle parole del presidente dell’associazione, passa per un rinnovato richiamo ai giovani sul tema della previdenza complementare e per una revisione della tassazione delle forme pensionistiche, sia in termini di riduzione del prelievo fiscale sui rendimenti (che oggi è del 20%) sia attraverso una generale semplificazione del meccanismo di tassazione previsto dalla normativa vigente. A questo si aggiunge la richiesta di maggiori incentivi fiscali per incoraggiare gli investimenti di lungo periodo dei fondi pensione nell’economia reale italiana a supporto del sistema Paese.

I numeri e la necessità di “alfabetizzazione previdenziale”

Maggi fa una panoramica del sistema associativo, che vede l’adesione di 31 fondi negoziali con 3,2 milioni di lavoratori iscritti e un patrimonio in gestione superiore ai 63 miliardi di euro. Tuttavia i numeri corrispondono soltanto al 30% dei lavoratori occupati, e indicano anche differenziazioni in termini anagrafici (fra i 34 e i 54 anni) e territoriali (oltre la metà delle adesioni al Nord). Tanti i fattori di rischio per il sistema pensionistico, in particolare quello della sostenibilità del primo pilastro legata al fattore demografico (la popolazione italiana è in calo, si è passati dai 60,3 milioni del 2014 ai 59,3 milioni del 2020), che spinge a considerare l’opportunità di interventi “significativi e strutturali” per favorire l’alfabetizzazione previdenziale e a valutare “l’ipotesi di un semestre di silenzio-assenso per favorire la ripresa delle adesioni”. Un’altra criticità è “contingente” e generata dalla pandemia insieme all’effetto noto dell’impatto della crisi sui mercati nel 2020. Tuttavia, nonostante i rendimenti negativi dei primi mesi dello scorso anno, i fondi pensione negoziali hanno “evidenziato un recupero significativo, con rendimenti positivi già a partire dal 3° trimestre dell’anno”, tanto che a fine anno hanno reso il 3,1% al netto di costi e tasse, battendo regolarmente la rivalutazione del TFR.

Focus su economia reale e investimenti a impatto

Il consolidamento economico dell’Italia post-Covid passa dunque anche per l’azione degli istituzionali in termini di economia reale e impatto sociale. Nel perimetro di questi obiettivi rientra il “Progetto economia reale” portato avanti in collaborazione con Cassa depositi e prestiti e Fondo italiano di investimento per la costituzione di una piattaforma per l’investimento in strumenti di private equity, private debt e a impatto sociale.  Proprio sull’impatto sociale, poi, Maggi riporta all’attenzione le direttive europee Iorp II e Shareholders Rights II (SRD II) che hanno impresso un forte sviluppo in tema ESG al settore e che ritornano anche nella collaborazione tra Assofondipensione e Mefop da cui è scaturito un Manuale operativo per l’applicazione della SRD II, (presentato nel successivo intervento di Nicola Cucari, docente a Roma alla Sapienza).

Padula: divario di genere e tecnologia, le istanze della modernizzazione

E appunto il tema della modernizzazione della crescita e dello sviluppo del sistema sono stati centrali nella riflessione di Mario Padula, presidente di Covip, che ha voluto sviluppare le sue considerazioni lungo due linee: da un lato il divario di genere che caratterizza non soltanto il tessuto produttivo del Paese ma anche l’accesso alle forme pensionistiche complementari, dall’altro la necessaria implementazione delle tecnologie digitali nel sistema. “L’inclusività previdenziale non è separata da quella del mercato del lavoro”, ha affermato il presidente dell’autorità di controllo, “e chi è marginale nel mercato di lavoro tende a essere marginale nel sistema di previdenza”. Le donne, inoltre, una volta entrate nel mercato hanno una minore propensione a partecipare alla previdenza complementare. Su questo nodo pesano molti fattori, come salari più bassi e più discontinui, “ma c’è un altro aspetto che occorre sottolineare – afferma Padula –, ossia quello della scarsa presenza femminile ai vertici dei fondi pensione”. Sul secondo punto, l’attenzione va verso “l’obiettivo di ridurre la distanza del sistema sia con gli iscritti sia con i non iscritti”. In particolare, afferma Padula, “le tecnologie che assumeranno un ruolo fondamentale sono quelle che permettono di realizzare le adesioni online, in quanto contribuiscono al miglioramento di un sistema più aperto e perciò più inclusivo”.

Un allargamento della “democrazia economica”

La “bontà” del sistema previdenziale complementare del nostro Paese è al centro di altri interventi. “Il nostro è uno dei sistemi che dà più risultati al mondo, non solo in termini di numeri di aderenti ma, soprattutto, in termini di rendimenti” sottolinea PierPaolo Bombardieri segretario generale UIL. Per Bombardieri la scelta di adesione è supportata dai dati, e ritorna sulla proposta del semestre di silenzio-assenso richiamando le responsabilità della politica (“è una scelta che non ha costi”) e identificando la sua mancata attuazione come un problema “non economico ma di volontà”. In chiusura di lavori i saluti di Domenico Proietti, vice presidente Assofondipensione, che ha ricordato la capacità del nostro Paese di “costruire il miglior sistema di fondi pensione dell’occidente”, con il contraltare di non “essere riusciti a diffondere in maniera efficace la previdenza complementare”. Al centro di questo mancato obiettivo continuano ad ancorarsi le responsabilità della politica e delle riforme che hanno “minato, nel tempo, il sistema della previdenza”. L’auspicio, dunque, è quello di riportare il tema della previdenza complementare al centro del dibattito in quanto, non soltanto consente di raggiungere l’obiettivo “prioritario” di costruire la pensione integrativa, “ma contribuisce al sistema finanziario e, in ultima analisi, può concretizzare un allargamento delle basi della democrazia economica”.