Private debt, opportunità per gli investitori istituzionali

Colores
foto: autor Arquera, Flickr, creative commons

Molti investitori istituzionali vedono sempre più la necessità di diversificare il portafoglio ed identificare asset class in grado di offrire rendimenti interessanti e con ridotta volatilità: una di queste, a cui un numero crescente di investitori guarda con interesse è quella del private debt. Secondo la società di ricerca Preqin, a livello mondiale oltre un terzo (35%) degli investitori attivi nel comparto è rappresentata da fondi pensione pubblici o privati, seguiti dalle fondazioni (12%) e da compagnie di assicurazione (10%). Per questi investitori istituzionali, la percentuale media degli asset under management dedicata al private debt varia tra il 2,5% e il 4,3%: il picco massimo è toccato dalle fondazioni seguite dagli asset managers, mentre i fondi pensione si collocano tra il 3,2% (quelli pubblici) e il 2,5% (quelli privati). Le compagnie di assicurazione investono mediamente il 3,8% degli AUM in private debt. 

Fonte: Preqin

Per l’Italia si tratta di un universo ancora in forte evoluzione, considerato la media degli AUM tra i principali investitori istituzionali è, ad oggi, assolutamente trascurabile. In Europa, fondi pensione, fondazioni e assicurazioni hanno investito 18 miliardi di dollari nel 2014 in questa asset class, in forte crescita sul 2013. Quanto pesa l’Italia in questi 18 miliardi di dollari? Se si escludono i veicoli 'captive' di matrice bancaria, i nostri investitori istituzionali hanno investito meramente 150 milioni di euro (dati AIFI). 

Potenzialità di questa asset class in Italia

Una delle ipotesi allo studio per agevolare lo sviluppo, anche in Italia, dei credit funds, è riferita ai fondi pensione negoziali e prevedrebbe la realizzazione di un Fondo di Fondi (FoF), al fine di reindirizzare una parte del vecchio TFR a beneficio dello sviluppo delle aziende italiane. Se il TFR che alimenta i fondi pensione negoziali era, 'pre riforma', integralmente utilizzato dalle imprese per finanziare le loro esigenze a complemento del credito bancario, oggi i fondi pensione negoziali investono prevalentemente in titoli di stato ed obbligazioni estere. L’idea di costituire un FoF, che possa quindi avviare un circolo virtuoso in grado di sostenere l’economia reale e lo sviluppo del Paese, non è nuova: fino a poche settimane fa, infatti, le associazioni di categoria stavano discutendo con investitori istituzionali l’avvio di iniziative di dimensioni 'europee' del valore di due miliardi di euro. Una ulteriore possibilità è quella di utilizzare per tale Fondo di Fondi anche una piccola parte del TFR inoptato (ben oltre i 30 miliardi di euro), oggi nelle casse dell’INPS presso la Tesoreria dello Stato.

Gli operatori stanno quindi sempre più sollecitando assicurazioni e operatori istituzionali a investire nel credito alle imprese sia direttamente, sia investendo nei fondi di credito domestici, in linea con le migliori esperienze europee, eventualmente anche individuando forme di incentivazione fiscale e regolatoria che favoriscano queste forme di investimento.