Opportunità nei titoli di Stato USA, America Latina e Sud-est asiatico e nelle obbligazioni societarie investment grade.
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Il 2022 è stato uno degli anni più pericolosi per gli investitori obbligazionari, con tassi di inflazione che hanno superato il 10% e uno dei cicli di rialzo dei tassi più rapidi della storia economica. E anche un anno terribile per quasi tutte le asset class, in cui il reddito fisso non ha fatto eccezione: le perdite a doppia cifra non sono state rare.
Ciò ha significato, tuttavia, che le valutazioni del reddito fisso sono state resettate e questo, a nostro avviso, ha riportato molto valore sui mercati obbligazionari. Dalle obbligazioni dei mercati emergenti al credito europeo a breve scadenza, il valore è generalizzato.
“Forse per la prima volta in un decennio, riteniamo che gli investitori obbligazionari siano ben compensati per assumersi sia il rischio di tasso che quello di credito”, spiega Jim Leaviss, CIO Public Fixed Income di M&G Investments. “In particolare, le obbligazioni societarie investment grade offrono un’interessante combinazione di rendimento, diversificazione e capacità di rendimento in diverse condizioni di mercato”, afferma l’esperto.
Inflazione in discesa
Secondo Leaviss l’aumento delle valutazioni è un’ottima notizia per gli investitori obbligazionari, nonostante sia probabile che l’inflazione rimanga il fattore chiave per i rendimenti. Il CIO divide il recente periodo inflattivo in tre fasi distinte, ciascuna con una propria narrativa. La prima è stata caratterizzata dalle interruzioni nella catena di approvvigionamento dopo la riapertura post pandemia. Mentre nella seconda la colpa dell’inflazione si è spostata sulla carenza di manodopera. “Ora sembra che stiamo entrando in una terza fase, in cui le aziende mantengono alti i prezzi anche se i costi dei fattori produttivi sono diminuiti, la cosiddetta ‘inflazione per avidità’ (greedflation)”, dice.
La buona notizia per Leaviss è che, forse ad eccezione del Regno Unito, l’inflazione ha iniziato a scendere e la forte decelerazione dell’offerta di moneta potrebbe continuare a spingere l’inflazione al ribasso. “Le difficoltà non sono finite ma il peggio sembra essere alle spalle e questo permetterà alle banche centrali di concludere l’attuale ciclo di rialzo dei tassi”, afferma.
Si avvicina la fine del ciclo di rialzo dei tassi?
Dopo una delle più rapide serie di rialzi dei tassi della storia, il mercato prevede ora che i tassi scenderanno gradualmente nei prossimi 12 mesi. Tuttavia, le previsioni del mercato si basano su una media di due scenari molto diversi: da un lato, che l’economia statunitense continui a crescere e i tassi salgano al 6% o oltre; dall’altro, che si verifichino ulteriori problemi sul fronte bancario e una forte recessione che indurrebbe la Fed a ridurre i tassi al 2%.
“Il mio parere è che potrebbe esserci un forte rallentamento. Le crisi finanziarie più recenti si sono verificate dopo un improvviso aumento dei tassi e ora vediamo i primi segnali di stress dopo la recente serie di fallimenti bancari. La Fed dovrà iniziare a frenare per valutare le implicazioni delle recenti turbolenze. A condizione che non si verifichi un altro shock inflattivo, sembra che siamo prossimi al picco dell’attuale ciclo di rialzo dei tassi”, afferma il CIO Public Fixed Income di M&G Investments.
Individuare le opportunità nei titoli di Stato
Se si rivolge uno sguardo ai mercati dei titoli di Stato oggi, per molti governi l’inflazione è stata estremamente vantaggiosa per ridurre il rapporto debito/PIL, e sono questi i Paesi su cui M&G vuole concentrarsi. Il gestore cerca inoltre di individuare i Paesi in cui ritiene che i tassi di interesse e l’inflazione scenderanno più rapidamente. “Tra le economie sviluppate, gli USA sembrano i più avanti in questo processo. Abbiamo anche assistito a una brusca inversione della curva dei rendimenti negli Stati Uniti, storicamente un indicatore molto affidabile di recessione”, osserva Leaviss. “Il secondo, il terzo e il quarto più grande fallimento di una banca negli USA si sono verificati tutti negli ultimi due mesi. Le recenti turbolenze porteranno probabilmente a una significativa contrazione del credito a parti dell’economia statunitense, che potrebbe equivalere a un aumento dei tassi di 50-100 punti base”, continua. “Per questi motivi, abbiamo ritenuto probabile che la Fed sospendesse il suo programma di rialzo dei tassi. I Treasury rimangono la nostra area preferita nei mercati dei titoli di Stato core. Al contrario, la BCE dovrà probabilmente continuare i rialzi ancora per un po’, dato che l’inflazione di base rimane elevata, quindi rimaniamo cauti sui titoli di Stato europei”, dice.
Valore selettivo nei mercati emergenti
Inoltre, la casa di gestione continua a trovare valore nelle obbligazioni dei mercati emergenti, con un approccio selettivo. “I Paesi emergenti offrono generalmente il più forte potenziale di crescita sul lungo termine, potendo contare su popolazioni giovani e bassi rapporti debito/PIL. Anche le valutazioni appaiono interessanti, con rendimenti ben superiori all’inflazione. In questo ciclo le banche centrali dei mercati emergenti hanno giocato d’anticipo rispetto alla curva, alzando i tassi prima del previsto; di conseguenza, anche l’inflazione dovrebbe iniziare a scendere prima, fornendo sostegno all’asset class. I rischi sono più che incorporati nelle valutazioni delle obbligazioni emergenti e vediamo opportunità in America Latina e Sud-Est asiatico”, conclude.