Secondo la consueta rilevazione dell’Osservatorio Anima 2024, in collaborazione Eumetra e Dogma Research, le scelte in materia di investimenti vedono una crescita della preferenza per i prodotti finanziari.
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Migliora il sentiment degli italiani sulla situazione del Paese. Non solo: i risparmiatori sono meno sfiduciati sull’opportunità di investire nei mercati finanziari (ma l’avversione al rischio è in netto calo). È quanto emerge dall’edizione primaverile dell’Osservatorio Anima 2024, realizzato in collaborazione con le società di ricerche di mercato Eumetra e Dogma Research. Lo studio, condotto online tra il 29 febbraio e il 7 marzo 2024 su un campione di 1.006 adulti “bancarizzati”, titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale e con accesso ad Internet, rappresentativo di circa 35 milioni di persone. Di questi, il 50% è anche investitore.
Come detto, la fiducia sulla situazione del Paese vede il 23% dei bancarizzati e il 30% degli investitori più ottimisti rispetto allo scorso anno e, soprattutto, rispetto alla rilevazione dello scorso autunno quando queste percentuali si attestavano rispettivamente al 19% e al 26 per cento. Allo stesso tempo, le due categorie si aspettano un miglioramento della situazione nei prossimi 12 mesi (il 22% dei bancarizzati e il 29% degli investitori) in crescita dell’1% rispetto all’ultima rilevazione, anche se l’inflazione resta un problema per l’85% dei bancarizzati e l’82% degli investitori.
Cala l’avversione al rischio
I timori sull’inflazione tuttavia non mettono un freno alla capacità di risparmio delle famiglie che, anzi, hanno aumentato la quota di reddito accantonata con costanza (dal 53 al 57% per i bancarizzati e dal 72 al 77% per gli investitori). In questo contesto, scrivono i ricercatori, le scelte in materia di investimenti vedono una crescita della preferenza per i prodotti finanziari, prima opzione per il 55% dei bancarizzati e per il 74% degli investitori (in crescita rispettivamente dal 52% e 73% di settembre), seguiti dagli immobili che però vedono un lieve calo, passando dal 35 al 34% per i bancarizzati e dal 34 al 30% per gli investitori.
Cala ai minimi (e torna ai livelli di ottobre 2021) il dato relativo all’avversione al rischio: sul totale del campione, la percentuale di chi pensa che non sia un buon momento per investire nei mercati finanziari passa dal 52% al 45 per cento. In particolare, la percentuale di chi è convinto che non sia “per nulla” un buon momento per investire passa dal 34% di marzo 2022 all’attuale 16 per cento.
Alla ricerca di rendimenti interessanti
Nel dettaglio del campione degli investitori, poi, emerge come l’assegnare una priorità alla ricerca di rendimenti interessanti passa dal 14% dell’ultima rilevazione all’attuale 20%; al contempo cala la quota di quanti assegnano importanza alla protezione del capitale (dal 27 al 22%). Continua invece a crescere, da marzo dello scorso anno, il numero di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto dei propri prodotti di investimento, oggi al 58 per cento, anche se le attese di rendimento non sono particolarmente ottimistiche.
Infine si conferma la tendenza legata alle preferenze di sostenibilità. Posti di fronte alla scelta fra sostenibilità e rendimento finanziario, per la prima volta, fra i bancarizzati, la percentuale di chi privilegia l’una o l’altra scelta arrivano quasi ad equivalersi: il 49% assegna maggior importanza alla prima, mentre il 51% afferma di valutare come più importante il secondo. La tendenza, specificano da Anima, prosegue da almeno due anni: a marzo 2022, il 26% assegnava maggior peso al rendimento, contro il 74% di chi invece affermava di “preferire” la sostenibilità.