Nel secondo panel della Morningstar Investment Conference si è parlato anche di come le tecnologie disruption stanno rimodellando lo status quo del settore.
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Intelligenza artificiale, machine learning, blockchain, digitalizzazione, big data. La rivoluzione digitale che sta trasformando ovunque il modo di fare business, riguarda anche e soprattutto l’industria del risparmio. Le nuove fintech trasformano le modalità attraverso le quali i clienti accedono ai prodotti e servizi finanziari, rimodellando lo status quo del settore. Il fenomeno sta accelerando il ritmo dei cambiamenti, portando ad una costante penetrazione delle applicazioni basate sulla tecnologia in quasi ogni segmento dei Financial Services.
Alla Morningstar Investment Conference (MIC) si è parlato anche di questo. “Le tecnologie disruption modificano il paradigma a cui siamo abituati, nelle diverse aree di operatività. Viviamo un momento di grande applicazione ma anche di grande studio. Le banche italiane, fin da subito, hanno scelto di adottare una politica positiva, di apertura verso il cambiamento”, spiega Silvia Attanasio, responsabile Ufficio Innovazione di ABI. Se da un lato la rivoluzione tech sta riscrivendo le modalità operative per lo svolgimento più efficiente di attività finanziarie tradizionali, dall’altro sta disegnando nuovi modelli, oltre a far emergere nuove figure professionali. Giuseppe Italiano, del dipartimento di Impresa e Management dell’Università Luiss, spiega infatti come, in ambito universitario, la sfida si proprio quella di poter preparare gli studenti per lavori che si evolvono o che ancorano non esistono. “Facciamo molti corsi formativi sul digitale e abbiamo lanciato varie iniziative per i data scientist, il lavoro più attraente del XXI secolo. Il nostro compito è quello di creare delle figure di mezzo, che conoscano il linguaggio dei dati ma anche quello del business”.
Alla seconda tavola rotonda di Morningstar, c’è anche Luca Ferrarese, head of Retail & Affluent di Banca Sella. “Ci sono due temi molto attuali”, dice. “Il primo è la centralità del cliente. La customer centricity è diventata fondamentale nel nostro lavoro, perché ci dà la prospettiva nell’ascolto dei bisogni del cliente. Il secondo tema è appunto la frontiera tecnologica: far evolvere l’offerta e i servizi significa anche essere in grado di offrire proposte personalizzate, nell’ottica di una consulenza evoluta”.
Cripto asset ed euro digitale
Se l’innovazione sta dunque cambiando (e già da tempo) il settore finanziario, ci sono opportunità e rischi da monitorare, nello scacchiere globale. Ad esempio le cripto asset. “C’è un trend che riguarda gli investimenti”, continua Ferrarese. “Da una parte abbiamo la negoziazione, e quindi un servizio legato agli ETN, ETP ed ETF sui derivati. L’altro trend riguarda la consulenza, anche di tipo fiscale, a chi aveva creduto molto negli investimenti in cripto e che oggi vuole smobilitare quel tipo di investimento. Il prossimo step sarà fornire dei servizi, che siano compatibili col profilo di rischio, anche in ottica di risparmio come asset”.
Il tema, però, necessita di uno studio accurato e una regolamentazione, considerando che le criptovalute sono tante (oggi 11 mila) e molto diverse tra loro, come ricorda l’esperta di ABI. “Per questo la Bce sta ragionando sull’euro digitale”, spiega. L’euro digitale è sostanzialmente una necessità per il sistema economico e monetario europeo e la sua introduzione è tesa a garantire stabilità e a riaffermare la sovranità monetaria proprio in un momento in cui la disponibilità di mezzi e strumenti di pagamento digitali è ampia come mai prima d’ora, in Europa così come in Italia. “I meccanismi di stabilizzazione sono allo studio sia di soggetti privati che pubblici: l’86 per cento delle Banche centrali sta cercando di capire come mettere a disposizione dei cittadini qualcosa che abbia stampata la faccia del governatore più che di uno startupper”, afferma Silvia Attanasio.
Ci troviamo di fronte, insomma, a sfide che avranno un impatto molto profondo nel settore. E sarà necessario un passaggio culturale. “Il machine learning così come la blockchain sono due tecnologie diverse ma fondamentali", dice il professor Italiano. “Sebbene lontane dal convergere, una futura combinazione di entrambe potrebbe avere un impatto notevole, ad esempio, nella gestione degli smart contract”.