Road to Brexit, la view delle case di gestione britanniche

Eva Dang, Unsplash
Eva Dang, Unsplash

La vittoria schiacciante del partito conservatore guidato da Boris Johnson apre la strada alla materializzazione dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Data prevista per Brexit 31 gennaio 2020 come più volte ribadito da Johnson nella campagna elettorale e nelle ore successive all’uscita dei risultati del voto. Lo stallo parlamentare che aveva bloccato l’approvazione dell’accordo raggiunto con Bruxelles dall’ex e futuro Primo ministro inglese è un lontano ricordo. Sono, infatti 365 su 650 i seggi conquistati dal partito conservatore, mentre i Labour di Jeremy Corbyn si fermano a 203, mai così poco rappresentati nell’era post seconda guerra mondiale.

“La conseguenza più significativa di una larga maggioranza conservatrice”, afferma Tristan Hanson, gestore multi-asset di M&G Investments, sintetizzando una view condivisa all’interno degli uffici studi delle case di gestione britanniche, “è un contesto molto più favorevole alle imprese rispetto alla possibile alternativa di un governo guidato da Corbyn”. “Il Regno Unito lascerà l'UE a gennaio”, prosegue, “cosa importante con un accordo, e sebbene ci possa essere incertezza sui tempi e sulla portata dell'accordo commerciale definitivo con l'Europa, il primo ministro Johnson sarà meno sensibile alle pressioni per una Hard Brexit da parte del sottogruppo conservatore dell'Erg”. I futuri rapporti con l’Unione sono uno dei grandi quesiti che riguardano l’asseto post-Brexit, insieme agli equilibri interni al Regno Unito. In Scozia, infatti, le elezioni politiche hanno fatto registrare la netta vittoria del partito nazionale, 54 seggi su 56, il cui centro della campagna elettorale è stata la riproposizione di un referendum per ottenere l’indipendenza da Londra dopo il fallito tentativo del 2014.

Al netto delle incertezze sul futuro, non c’è dubbio, secondo James Clunie, head of Strategy Absolute Return di Jupiter Asset Management, che il risultato elettorale sia stato “cruciale” per gli investitori. “Innanzitutto”, spiega, “perché le politiche di Corbyn e McDonnell erano fortemente anti-investitori: basta pensare alle nazionalizzazioni, agli espropri effettivi dei beni, alle tasse straordinarie e a un aumento delle imposte societarie”. “Gli investitori, inclusi i fondi pensione, le persone fisiche e le fondazioni ne avrebbero sofferto. Di conseguenza, le azioni UK e la sterlina hanno sofferto prima del voto per le paure che queste politiche diventassero realtà. In secondo luogo, c'era un'enorme incertezza a causa di un governo di minoranza inefficace prima delle elezioni. Ciò ha raffreddato il sentiment e le attività economiche. Anche se il Regno Unito si trova di fronte a molte sfide future, come qualsiasi altro Paese, enormi incertezze sono state eliminate. Ciò è positivo per i corsi azionari e per la sterlina”, argomenta l’esperto.

Assets UK di nuovo investibili

“Questo esito elettorale”, fa notare Sue Noffke, head of UK Equities di Schroders, “in molti modi rende di nuovo investibile il mercato azionario del Regno Unito per coloro che sono rimasti in disparte a causa dell’elevato livello di incertezza politica”. “I settori che sono stati più colpiti da questa incertezza, come i titoli azionari focalizzati sull’economia domestica, le aziende di medio taglio, le banche, le imprese edili, le utility e i retailer, sono tra quelli che stanno registrando i guadagni maggiori. Anche la sterlina si è rafforzata, il che significa che alcuni titoli azionari focalizzati sui mercati internazionali, come le aziende oil&gas, stanno sottoperformando rispetto ad altre aree del mercato”, analizza la manager.

Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management, boutique d’investimento britannica focalizzata sul comparto obbligazionario di proprietà di Vontobel AM, si concentra invece sul comparto fixed income chiarendo fin da subito come l’esito elettorale sia categorizzabile come “tutto sommato una buona notizia, specialmente per chi investe in sterline”. “Dal punto di vista dei mercati”, entra nel dettaglio, “a breve termine una valuta più stabile incoraggerà gli investitori a tornare”. “Ciò non aiuterà il mercato Gilt, tuttavia, e prevediamo un peggioramento della curva dei rendimenti con i rendimenti decennali che iniziano a tornare all'1%. Non prevediamo alcuna reazione da parte della Banca d'Inghilterra durante la riunione di politica monetaria del 19 dicembre, poiché sarà saldamente in modalità di attesa. Nei mercati del credito, potremmo assistere a un inasprimento aggressivo nei prossimi giorni. Le società più piccole e più focalizzate sul mercato interno, dovrebbero beneficiare maggiormente del nuovo contesto, insieme alle banche del Regno Unito”, sostiene il CEO di TwentyFour Asset Management. “Per ora”, interviene sullo stesso punto Miles Tym, Gilts portfolio manager di M&G Investments, “gli asset in sterline stanno beneficiando di un rally di sollievo, che potrebbe però rivelarsi di breve durata man mano che entreremo nel vivo dei negoziati commerciali del prossimo anno”. Il sottotesto di ogni valutazione sulle conseguenze specifiche è però uno e condiviso. “Il mercato obbligazionario apprezza che il rischio di coda legato ai grandi piani di spesa dei Labour sia stato eliminato”, conclude Tym.