La responsabile consulenza personalizzata di SoldiExpert SCF spiega quali sono i pilastri sui cui, da 18 anni, si fonda il business dell’entità.
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Era il settembre del lontano 2001 quando un gruppo di analisti, consulenti finanziari indipendenti e giornalisti finanziari, guidati da Salvatore Gaziano e Roberta Rossi, decisero di fondare SoldiExpert SCF puntando tutto sulla consulenza finanziaria indipendente a parcella ma a distanza, grazie al supporto della rete e di algoritmi alla base del processo di investimento. Erano tempi in cui il legame ‘fisico’ tra cliente e consulente era un elemento irrinunciabile per gli investitori ma negli anni la consulenza finanziaria ha subito numerosi cambiamenti.
SoldiExpert SCF è stata una delle prime entità ad ottenere l’iscrizione all’Albo dei Consulenti Finanziari e annovera oltre 500 clienti attivi tra investitori privati e istituzionali per masse sotto consulenza superiori ai 100 milioni di euro. In occasione del suo 18° compleanno – colta per rinnovare il sito, mettere a disposizione degli utenti guide gratuite su come investire e, cosa più importante, lanciare nuovi portafogli strategici e tattici – abbiamo intervistato Roberta Rossi Gaziano, responsabile consulenza personalizzata di SoldiExpert SCF.
Una consulenza digitalizzata
Proprio a proposito di digitalizzazione della consulenza in Italia, Rossi ha affermato che “la situazione su questo fronte è a macchia di leopardo. Accanto a realtà all’avanguardia troviamo strutture molto tradizionali che non hanno a cuore né a budget il tema della digitalizzazione. Quindi, gli investimenti sul fintech sono polarizzati verso l’alto o il basso: se il management è convinto che sia una killer application, concentra gli sforzi sulla digitalizzazione, altrimenti fa meno il minimo indispensabile. Lo si vede dai vari internet banking: alcuni ottimi, altri pessimi. E non è solo questione di costi ma di come si considera il cliente”, spiega l’esperta.
Sin dalla nascita, SoldiExpert SCF ha puntato tutto sulla consulenza indipendente e a distanza, sul fintech e sulla digitalizzazione del servizio. “Quando io e mio marito fondammo la società capimmo che internet dava finalmente la possibilità di offrire una consulenza di livello elevato, personalizzata, attiva e molto trasparente a un costo contenuto. Allora pensavamo di poter raggiungere quella nicchia di risparmiatori che voleva in primis un consulente indipendente, poi del resto si poteva parlare. Senza la rete, senza la digitalizzazione e il fintech, noi semplicemente non esisteremmo”, ricorda Rossi.
Quella di SoldiExpert SCF è una clientela di nicchia. “Si rivolgono a noi clienti che definisco ‘del secondo giro’, i delusi dal sistema. Cercano trasparenza, costi contenuti, valore aggiunto, potersi confrontare con persone competenti, soluzioni non preconfezionate, un abito cucito addosso”, spiega Rossi. La paura è sempre quella di perdere, il desiderio è sempre quello di guadagnare. Ma con maggiore consapevolezza che i mercati non regalano nulla. “Avere come consulente qualcuno di cui ci si può fidare al 100% e che non ha budget di prodotti da collocare è considerato da chi si rivolge a noi una ‘conditio sine qua non’”, sottolinea la responsabile.
Temi cruciali d’investimento
“Sul fronte obbligazionario oggi con i tassi a zero il ‘compra e tieni’ non basta più e bisognerebbe avere in casa strategie di investimento attive che permettano di fare trading sulla lunghezza della curva o sulla valuta o sul risk on/risk off Paesi emergenti/Paesi sviluppati”, spiega Rossi. Secondo l’esperta non si tratta di strategie da tirare fuori dall’oggi al domani: “O ci hai lavorato per anni o non le hai. Per questo tante realtà che ne sono sprovviste stanno cercando di spostare il problema proponendo altro, ad esempio gli investimenti alternativi, per dare un minimo di guadagno al cliente. Ovviamente decuplicando i rischi ma questo il cliente lo scoprirà solo vivendo”.
Sul fronte azionario il tema principale, per Rossi, è capire “quando si dovrà scendere dal treno che per ora va alla grande e quali settori o titoli possono aggiungere performance o diminuire i rischi rispetto al mercato”. La vera sfida per l’esperta è saper fare la differenza, perché “francamente con i fondi passivi e gli ETF - che in America hanno superato come masse sotto gestione quelli attivi - bisogna offrire una buona strategia di investimento che non mi sembra sia da anni in cima alla lista dei pensieri dei manager di banche e reti”, commenta senza mezzi termini. “Il reparto asset management è sempre più ridotto ai minimi termini per concentrarsi sul business che è vendere. Insomma, il mantra sembra: non importa avere un buon prodotto ma saperlo vendere. Secondo me è una visione a corto raggio e inadatta ai tempi ma staremo a vedere”, conclude.