“Molti pensano che la metodologia sottostante l’indice S&P 500 coinvolga principalmente l’implementazione di prodotti passivi. In realtà, c’è un ecosistema molto articolato di prodotti derivati dall’indice e dai suoi settori”, afferma Issifu. Nel 2023, più di 3.500 miliardi di dollari sono stati attivamente scambiati nei settori dell’S&P 500; a questi si aggiungono altri 1.200 miliardi di compravendite basate sul VIX, l’indice della volatilità; e altri 375 miliardi circa tra prodotti basati su dividendi, sostenibilità e factor investing. Lo stesso S&P500 ha uno spin-off che, negli anni, ha registrato performance mediamente più elevate: l’S&P500 Equal Weight Index (Ewi). I due indici incorporano gli stessi costituenti, ma quest’ultimo assegna a ogni società un peso fisso, pari allo 0,2% circa dell’indice a ogni ribilanciamento trimestrale. “Dal 1970 a oggi, l’Ewi ha registrato una performance annuale superiore rispetto all’S&P500: il 12,68% contro il 10,91%, con una differenza dell’1,77% annualizzato”, commenta Issifu. La media è stata ridotta dalla sottoperformance degli ultimi anni: dal 2022 a oggi, l’indice Equal Weight ha corso meno del suo ‘fratello maggiore’. La ragione sembra essere la medesima in entrambi i casi: la minore sensibilità di questo indice alle azioni di grandi dimensioni. Così, l’indice Ewi può offire un bias verso i titoli value, quelli che erogano dividendi, e le società a più bassa capitalizzazione, allontanandosi dal momentum dei mercati.
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