SdR21: l'ingente risparmio degli italiani alle prese col green (forse)

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Gli italiani risparmiano. È un dato strutturale, lo sappiamo da tempo. Ma nell’ultimo anno, causa pandemia, hanno accumulato ancor più ricchezza. “Un fiume di denaro che sta invadendo la nostra società”, spiega subito Giorgio De Rita, segretario generale Censis al Salone del Risparmio. A far di conto, nel primo trimestre 2021 la liquidità delle famiglie è aumentata di 85,5 miliardi di euro (+5,7%), toccando la cifra record di 1.600 miliardi. Una massa che cresce certamente per varie ragioni. Da una parte, come ricorda De Rita, c’è stata una contrazione dei consumi. Poi è arrivato l’ingente flusso di aiuti pubblici. Infine si è evidenziato un trasferimento di denaro familiare a sostegno della popolazione più giovane.

Tanta liquidità, pochi rischi

Il guaio però, almeno per gli esperti del risparmio, è che questo denaro resta fermo sui conti correnti. “Il ritorno della società italiana sulla via della crescita sarà possibile solo quando riusciremo a indirizzare il risparmio di famiglie e imprese verso investimenti di medio e lungo periodo”, ribadisce De Rita, presentando il secondo Rapporto Censis-Assogestioni: “Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia”. “Gli italiani sono molto cauti e attenti, tendono a prendere pochi rischi. Hanno una scarsa fiducia nel futuro e fanno difficoltà nell’individuare le opportunità. Eppure mostrano una buona consapevolezza sull'importanza degli investimenti sostenibili”.  

L'opzione green che piace

Puntare sul sostenibile, quindi, potrebbe essere un ottimo trait d'union, per smobilitare denaro. Il 63,4% degli italiani, infatti, conosce gli strumenti finanziari ESG. E il 52,5% sarebbe interessato a metterci sopra dei soldi. Nelle scelte di investimento l’opzione green piace: per il 63,9% degli italiani gli investimenti ESG rappresentano una opportunità per investire bene e dare prova dei valori nei quali si crede. Ma il green deve essere autentico e verificato. Gli italiani temono, infatti, il greenwashing. “Servono regole, servono strumenti, servono informazioni. E soprattutto se un fondo dice di essere sostenibile e non lo è, io investitore posso uscirne rapidamente?”, chiede De Rita. Secondo l’indagine, d’altronde l’80,8% introdurrebbe penalizzazioni per le aziende o i fondi di investimento che non rispettano le finalità ambientali e sociali indicate, dando anche la possibilità agli investitori di recedere subito dall’investimento.

Il peso specifico della E di ESG

Un altro dato che emerge al Salone del Risparmio riguarda il peso dato all’acronimo ESG. La maggioranza degli esperti e dei risparmiatori tendono a prediligere l’ambiente. Come spiega anche Paolo Ciocca, commissario Consob, sulla governance c’è ancora molto da fare (sia in seno all’asset management sia come concetto attrattivo, fermo solo al 21,7%). Anche sulla S di Social c’è da lavorare. “Il distacco tra E ed  SG è un salto”, sintetizza: per il 52% degli italiani (il 62,9% tra i più ricchi) il criterio ambientale si conferma, di fatto, come il più importante. Avvicinare gli investitori a una idea di sostenibilità che integri ambiente, sociale e governance è la sfida che la finanza deve vincere per contribuire all’evoluzione sostenibile della società italiana. Ma come ampliare la diffusione dei prodotti ESG tra gli investitori? L’81,2% degli italiani è favorevole all’introduzione di agevolazioni e incentivi.